La moglie di Alberto Genovese è praticante nello studio dell’avvocato che lo assiste: può andare in carcere a trovarlo e studiare la sua difesa

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“Praticante semplice”. Il nominativo compare nell’albo degli avvocati di Milano, come accade per migliaia di neolaureati in giurisprudenza. Dallo scorso 13 aprile, D. svolge la pratica forense nello studio dell’avvocato Davide Luigi Ferrari. Un nome come tanti se non fosse che la praticante ha 47 anni, ha già due lauree, un’occupazione di prestigio – abbandonata da poco – nel settore fiscale, ed è la moglie di Alberto Genovese, che lo stesso avvocato Ferrari difende nel più ampio collegio legale che assiste l’ex “imprenditore del web”.

L’iscrizione nell’albo degli avvocati, con l’avvocato Ferrari come “dominus”, è dello scorso aprile. “Quando è stato cambiato il collegio difensivo, lei ha voluto capire, avere un contatto con l’inchiesta, nella sua idea c’era quella prendere la difesa. E’ molto brava, ha già passato la verifica del primo semestre di pratica. La pratica la fa davvero – spiega il legale -. Non nascondo che in carcere è venuta diverse volte con me a trovare Alberto. Come praticante non può andare da sola o con altri legali che non sia io. Abbiamo parlato con Alberto di come va l’inchiesta, soprattutto lo aggiorniamo di quello che succede, c’era il filone dell’esecuzione da reimpostare, poi il prossimo rinvio a giudizio. Poi in studio fa ovviamente anche altro”.

Proprio ieri si è svolta al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano, l’udienza preliminare davanti al gup Chiara Valori per l’ultimo filone di imputazione di cui Genovese deve rispondere. Nel nuovo filone, Genovese è accusato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini di altri presunti episodi di violenza sessuale, di pedopornografia e di intralcio alla giustizia. Le tre vittime sono state risarcite e non si costituiranno parte civile.

Detenuto a Bollate dove sta scontando la prima condanna – ormai definitiva – a sei anni e undici mesi, per i primi due episodi di violenza che hanno dato vita all’indagine, Genovese aveva fatto richiesta di scarcerazione, in modo da scontare il resto della pena ai domiciliari. Dal luglio 2021 era stato ai domiciliari in una clinica dove aveva intrapreso un percorso di disintossicazione dalla cocaina. Poi lo scorso 13 febbraio era dovuto tornare in carcere in esecuzione della pena definitiva.

Proprio nel periodo in cui era ai domiciliari in clinica, lo scorso dicembre, Genovese ha sposato quella che è oggi sua moglie. I due si conoscono da molto tempo, già da adolescenti, e il loro rapporto negli anni è la storia di due persone che si avvicinano e si allontanano, con periodi di forte legame e altri in cui la deriva autodistruttiva dell’ex bocconiano lo allontana sempre di più dalla ex.

Davanti ai magistrati milanesi, la professionista raccontava di “una relazione con Alberto durata quattro anni. Il nostro – aveva messo a verbale D. – è stato un rapporto normale, tradizionale”. La donna ha più volte precisato che con le feste a base di coca e alcol a “Terrazza sentimento”, l’attico a due passi dal Duomo di Milano, lei non aveva mai avuto niente a che fare. Quando la storia termina, i due restano amici. Genovese è ormai in quella spirale di droga e divertimento sfrenato che lo porterà sempre più lontano dalla famiglia e dal lavoro che lo aveva reso milionario. I racconti che Alberto le faceva sulle serate, le feste, le vacanze all’estero con il cerchio magico di amici e amiche, sono state per lei “sempre particolarmente sgradevoli e non ho mai voluto fare domande in merito”. Dopo lo scandalo e il carcere, i due si riavvicinano.

Il rapporto diventa sempre più stretto fino alla decisione di sposarsi, a dicembre. Una scelta che Genovese sperava lo aiutasse a far capire ai giudici che la sua vita era cambiata, che il mondo delle feste era ormai il passato. Uno scenario che non ha convinto i giudici della Sorveglianza, che hanno deciso di non accogliere la richiesta della difesa di Genovese. Da detenuto, Genovese è sempre stato soggetto alle autorizzazioni del tribunale per poter incontrare familiari e conoscenti. Ma ora lo “status” di “praticante semplice” della moglie, nello studio dell’avvocato che difende il marito, ne facilita gli incontri, come quelli tra un assistito e il proprio legale. “E’ tutto alla luce del sole – dice l’avvocato Ferrari – Lei è la moglie, ha interesse a difenderlo bene”.

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