Mario Tozzi: “Ho poca fiducia nella Cop28, ma noi Sapiens conosciamo le soluzioni: stop ai combustibili fossili e salviamo le balene”

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Meglio salvare qualche balena in più che ostinarsi con le compensazioni di carbonio o le piantumazioni a tutti i costi. Meglio dare fiducia ai giovani anziché aspettare che siano ancora una volta i leader politici collegati all’industria del petrolio a darci delle soluzioni. Mario Tozzi, geologo, divulgatore e conduttore tv, ha le idee chiare sia sui problemi “del solo Pianeta che abbiamo” sia sul fatto che la nostra specie – se non prenderà coscienza della necessità di intervenire al più presto – si sta spingendo verso un baratro da cui è complesso uscire. Eppure, racconta alla vigilia della nuova edizione del suo programma “Sapiens – Un solo pianeta”, produzione Rai Cultura di nuovo in onda su Rai3 da sabato 25 novembre (ore 21.45), le soluzioni per garantirci un futuro “i Sapiens le hanno, ma devono applicarle” spiega al telefono dalla “Alta Mesopotamia, in Turchia, luogo unico al mondo per i Sapiens”, dove sta girando il materiale per una nuova puntata.

 
Nella prima puntata di “Sapiens” partirete raccontando il mare. Perché è fondamentale iniziare a pensare alla crisi dell’acqua per salvaguardare il Pianeta?
“Partiamo dal mare perché noi abitanti del mondo spesso ci scordiamo che questo Pianeta è soprattutto blu, che la Terra è ricoperta soprattutto di acqua. Acqua che sta soffrendo di crisi di vario tipo: quella dolce, per esempio, è sempre meno e in sofferenza e se pensiamo alla perdita dei ghiacciai ci rendiamo bene conto di come verranno a mancare le risorse accumulate. Mentre quella salata, gli oceani, sta cambiando velocemente e violentemente. Gli oceani oggi sono infatti diventati caldissimi,  come non sono mai stati, e sviluppano perturbazioni a carattere violento mai viste prima per intensità, soprattutto sul nostro Mediterraneo, quelli di cui poi in territori fragili paghiamo il conto. In questo contesto oltretutto noi li maltrattiamo in ogni modo gettando miliardi di tonnellate di plastica, buttando liquami e inquinanti chimici, e in più peschiamo a livello industriale  all’inverosimile e in maniera insostenibile. Proprio la pesca industriale è una delle armi di distruzione di massa dei Sapiens contro il resto dei viventi. Sono tutte tematiche che crediamo, anche nel programma, vadano affrontate”.
 

Spesso si parla dei problemi. Ma ci sono anche soluzioni, e se sì quali, per il declino della Terra?
“Noi cerchiamo di approfondire i temi e per farlo  riportiamo la voce degli scienziati sulle soluzioni possibili. In generale,  il metodo scientifico è la nostra luce. Per esempio sul mare le soluzioni sono da ricercare nelle legislazioni dei paesi, magari in termini di gestione di rifiuti e pesca, ma anche nel generare una azione di protezione maggiore delle aree marine. Proteggere il mare non significa solo fare aree marine protette in zone costiere, ma anche in mezzo al mare, in zone più vaste che ci consentano di far rifiatare la popolazione ittica e aiutare i cicli della vita marina. Ovviamente però la soluzione più importante sarebbe andare davvero verso l’azzeramento delle emissioni climalteranti, se no l’oceano continuerà a surriscaldarsi e soffrire. Gli oceani sono degli straordinari alleati, ricordiamocelo. Per esempio sarebbe importante concentrarci anche sulla conservazione, tutela e ampliamento delle popolazione di balene: sembra assurdo e molte persone non lo sanno, ma una balena nel corso della sua vita – con vari meccanismi che passano anche dal rapporto con il fitoplancton – assorbe enormi quantità di carbonio, è come una spugna. Tutelare le balene per certi versi è quindi quasi più importante che tutelare piccole foreste o insistere con le piantumazioni, ma a questo non ci si pensa spesso in termini di soluzioni”.
 
La protezione di pianti e animali, come le balene di cui parla, è un aspetto chiave. Quali altre azioni dovrebbero intraprendere i Sapiens per assicurarsi un futuro?
“Bisogna agire sulle cause ancor prima di mettere in atto l’adattamento. La risposta è articolata, ma per prima cosa dobbiamo smetterla di bruciare i combustibili fossili, o parti da lì o non ne esci. Poi possiamo anche concentrarci sull’ adattamento, come piantare alberi o aiutare le balene, ma il tutto deve passare prima per un azzeramento delle emissioni che aiuti a riprendersi il mare, che come ruolo naturale si prende per noi il carico dell’anidride carbonica. Certo che se questo carico lo aumenti sempre poi il mare non riesce più ad assorbirlo. Purtroppo però su questo e sulle cause della crisi del clima i  Sapiens si dividono…”.
 

Si riferisce ai negazionisti?
“Gli scienziati la pensano tutti alla stessa maniera. Il cambiamento climatico di oggi è una crisi e dipende dall’attività del Sapiens, punto. Nessuno scienziato serio la pensa diversamente. Però a volte la comunicazione fa un cattivo servizio, facendo pensare che ci sia un altro partito fra gli scienziati, quelli che sono ‘scettici’ sulla crisi del clima e che la pensano diversamente. La comunicazione offre spazio al dissidente, chiamandolo ‘scettico’, quando invece è solo un negazionista, privo di argomenti, che spesso parla per questioni economiche. Chi nega infatti non ha un’altra verità scientifica da proporre ma punta – spesso per interessi – a perdere tempo e non regolamentare il sistema economico. Parliamo di liberisti spinti, persone che sono parte del problema e non della soluzione, perché frenano sulla regolamentazione per esempio delle compagnie petrolifere in termini di emissioni. Non diranno mai alle compagnie di puntare davvero sulle rinnovabili e pagare per il conto salato delle emissioni prodotte”.
 

La trasmissione andrà in onda appena un paio di settimane prima della Cop28, la grande conferenza sul Clima. Ha fiducia nella riuscita del vertice? Si arriverà a un punto di svolta per evitare la continua crescita del surriscaldamento?
“Zero fiducia. Lo abbiamo già visto nelle altre Cop e non vedo perchè i politici dovrebbero preoccuparsi proprio lì (a Dubai, ndr) e adesso: quello che faranno i leader sarà passare alcuni giorni a dire che la situazione è gravissima e poi altrettanti per dire che ci penseremo dal 2040. Non andiamo da nessuna parte, a livello mondiale non c’è nessuna volontà politica di quello che si dovrebbe fare: far pagare il prezzo della transizione energetica alle compagnie petrolifere, alle corporation”.
 

Dunque la sua soluzione è chiara: a pagare, per investire nelle energie pulite, devono essere le compagnie dell’oil and gas?
“Sì, devono pagare loro il ‘costo sociale del carbonio’. Con tutti i profitti che hanno fatto e le emissioni prodotte e con il danno di cui sono noti come responsabili da tempo, dovrebbero pagare per investire in altro, come le rinnovabili. Invece si continua, anche a livello politico, a investire nell’oil and gas tant’è che l’aumento di temperatura non sarà più di 1,5 gradi ma dai calcoli basati sugli  investimenti nel fossile sarà di 2,7 gradi, qualcosa di insostenibile biologicamente dai sistemi viventi, come dice l’IPCC (Gruppo intergovernativo cambiamenti climatici, ndr). Chi deve pagare è chiaro e basta con il far sembrare sempre che la crisi del clima sia solo un problema agitato dagli ambientalisti, come se la colpa del conto troppo alto fosse del cameriere…”.

In Sapiens è centrale il racconto del rapporto tra uomo ed ecosistemi. Una relazione che oggi molti giovani spingono per ridisegnare. Ha speranza nelle nuove generazioni?
“Sì sono abbastanza fiducioso, soprattutto in alcuni giovani. Magari non sempre condivido i metodi ma l’idea che hanno di riequilibrio a livello planetario è giusta. Alcuni di loro dicono che le persone si scandalizzano per la salsa di pomodoro gettata sul quadro, ma invece di quello che combiniamo al Pianeta nessuno si scandalizza. Ecco, non è che hanno proprio tutti i torti. L’importante è comunque e sempre interessarsi alle questioni del Pianeta e documentarsi, anche per difenderlo. In parte è quello che proveremo a fare, informando, attraverso la nuova edizione di Sapiens”.

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