Chi è Margrethe II, la regina che cede il trono al figlio: la corona giunta inaspettata, un marito ribelle, la passione per le arti e un unico vizio

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La regina Margrethe II ha abdicato “per mettere sul trono il figlio e salvarlo”, scrivono i giornali danesi, secondo i quali il recente scandalo che ha coinvolto il principe ereditario Frederik – accusato di avere una relazione extraconiugale – avrebbe influenzato la decisione della regina, giunta decisamente inaspettata. Lei stessa aveva infatti escluso qualsiasi ipotesi di abdicazione nel 2016: “È sempre stato: rimani finché vivi per mio padre e i miei predecessori, ed è cosi che la vedo anche io”. Mettendo da parte le ragioni della scelta, resta da chiedersi chi sia questa sovrana da record che lascia il trono dopo 52 anni di regno.

Chi è Margrethe II

Fino al suo discorso di fine anno, Marghrethe è stata la regina più longeva d’Europa. Non era nata per diventare regina, ma quando suo padre Frederik IX capì che dopo aver avuto tre bambine dalla moglie, la regina Ingrid, era difficile che arrivasse anche un maschio, si fece promotore di una riforma costituzionale che rendesse possibile l’ascesa al potere anche alle donne. E così nel 1953 alla tredicenne Margrethe si aprì un nuovo orizzonte – nominata ufficialmente erede al trono danese – e il 14 gennaio 1972, dopo la morte del padre, divenne allora la prima regina della monarchia danese dai tempi di Margherita I, che nel XIV secolo regnò anche in Svezia e Norvegia.

Solo due anni fa, nel 2022, la Danimarca ha festeggiato il suo Giubileo d’Oro, proprio mentre il Regno Unito inaugurava quello di Platino di Elisabetta II. Ma le regine Elisabetta II e Margherita II hanno sempre avuto anche molto altro in comune, a partire da un’antenata: la grande regina Vittoria del Regno Unito, loro trisavola. Non sono coetanee (la sovrana d’Inghilterra è scomparsa nel 2022 a 96 anni, quella di Danimarca neha 83) ma sono entrambe nate in momenti difficili: Elisabetta nel 1926, mentre il suo Paese affrontava il primo sciopero generale nella storia del Regno Unito, quello dei minatori, il cuore del movimento sindacale britannico, mentre Margherita era venuta alla luce pochi giorni dopo l’invasione della Danimarca da parte della Germania nazista. Per decenni sono state fiere detentrici del potere con una grande dedizione al dovere, resilienti nell’adattarsi ai tempi e ai cambiamenti. Ed entrambe hanno accolto in famiglia delle ragazze borghesi: per Margherita si tratta di Mary Donaldson, moglie di suo figlio Frederick, che oggi diventa la prima regina australiana della storia, mentre per Elisabetta si tratta di Sophie Rhys-Jones, moglie del principe Edoardo e contessa di Wessex, che ha un po’ spianato la strada a Kate Middleton e Meghan Markle. Sia Elisabetta sia Margherita, infine, hanno costruito e cementato un’immagine iconica, per consegnarsi alla Storia ed essere ricordate per sempre: l’una con i suoi completi a colori fluo e i suoi cappellini tanto simili ad opere d’arte, l’altra con i suoi generosi sorrisi, i capelli mai acconciati e gli outfit piuttosto stravaganti.

Vita di Margrethe: un marito ribelle, i figli, l’amore per le arti e un unico vizio…

Amante delle arti, la regina Margrethe II da giovane era affamata di “sapere” e così girovagò per le università della Danimarca, del Regno Unito e della Francia per studiare scienze politiche, giurisprudenza, sociologia, economia. Ma non solo. Perché la sua passione era il mondo antico e così nel 1961 andò a  Cambridge, dove era conosciuta come Miss Dane, per studiare archeologia; una passione “ereditata” da suo nonno materno, il re Gustavo VI Adolfo di Svezia, un’autorità nel campo. Insieme hanno visitato in Egitto i templi di Abu Simbel, preservati anche grazie ai fondi scandinavi.
Sempre in Gran Bretagna, nel 1965, durante un master alla London School of Economics, Margrethe conobbe l’uomo che sarebbe diventato marito. L’amore arrivò a un party della swinging london,  nel 1965: lui era un  diplomatico e nobile francese, Conte Henri de Labored de Monpezat.  “Fu come se il cielo stesse per esplodere”, spiegò Margrethe. Due anni dopo  il “si”  nella  Holmens Church, fasciata in  un abito di seta avorio realizzato dal couturier reale Jørgen Bender con un velo di pizzo irlandese. E così inizia un nuovo capitolo della sua vita, con un compagno scelto per amore (“non avrei mai potuto sposarmi senza essere follemente innamorata”) da cui ha avuto due figli, il principe ereditario Frederik e il principe Joachim, nati a poco più di un anno di distanza l’uno dall’altro nel 1968 e nel 1969.

Il matrimonio era iniziato sotto i migliori auspici, ma lo sposo non aveva veramente capito e non avrebbe mai accettato la regola del “passo indietro” imposto ai consorti delle regine. Il primo malumore quando gli cambiarono il nome da Henri al più “danese” Henrik, e quando il 15 gennaio 1972, dopo la morte del padre, sua moglie venne proclamata regina dal balcone del palazzo di Amalienburg dall’allora primo ministro, Jens-Otto Krag, consegnando per  la prima volta dal 1412, alla Danimarca una regina, iniziò a soffrire la sua posizione. Per 30 anni Henry sembrò rassegnarsi al suo ruolo, ma quando sua moglie chiese di essere sostituita dal figlio Frederik, principe ereditario, al ballo del corpo diplomatico a Copenaghen decise di “non starci più”. Si allontanò per qualche tempo dal Palazzo. Henri non si capacitava di come non potessero essere cambiate regole antiche. E soprattutto che se qualcosa si muoveva era a favore della discendenza femminile del casato (come era avvenuto con la riforma costituzionale che apriva la successione alle principesse). Perché, domandava il povero Henri/Henrik se una donna sposa una re diventa regina e se invece un uomo sposa una regina o futura tale diventa solo principe consorte?  “Spero che un giorno a palazzo gli uomini avranno pari diritti rispetto alle donne”, disse in un’intervista. Ma al Folketing, il Parlamento, la legge che avrebbe dovuto proclamarlo re fu bocciata. E poco tempo prima di morire (nel 2018) chiarì anche che non voleva essere sepolto vicino alla moglie.

Il casato di Glücksburg: la famiglia reale di Danimarca

Il fatto che la regina si sia sempre dimostrata indipendente dal marito e dalle convenzioni è sempre piaciuto, ai danesi. Margrethe ha sempre avuto tante passioni tra cui quella artistica. Nel 2012 il museo ARKEN ha esposto oltre 130 delle sue opere in una mostra a cui i danesi si sono affollati. Ha anche disegnato le scenografie e i costumi per non meno di otto produzioni di balletto del Tivoli, mentre di recente ha disegnato i costumi per la produzione di Netflix, Ehrengard. Ma soprattutto Marghrete è diventata una guru dello stile e con il suo gusto eccentrico e vivacissimo: la sua missione è stupire, come quando indossò un impermeabile a fiori sgargianti ottenuto da quelle tovaglie di plastica per pic nic.

Le ultime vicende della famiglia reale danese

Solo due anni fa, Margrethe ha deciso di togliere il trattamento di “His/Her Highness” (Altezza Reale) a quattro dei suoi nipoti, ovvero i figli del principe Joachim, suo secondogenito. Il motivo dichiarato è “consentire loro di vivere più liberamente, senza vincoli di protocollo”, ma la ragione è soprattutto pratica ed economica: l’esigenza di restringere il circolo di reali cui spettano privilegi come un appannaggio annuale, residenze e addetti alla sicurezza. A essere “scippati” dei titoli sono stati i principi Nikolai (23), Felix (20), Henrik (13) e Athena (10), che avranno un trattamento diverso da quello che spetta invece ai loro cugini, figli del principe Frederik, erede al trono, e della principessa Mary: Christian, 16, Isabella, 15, e i gemelli di 11 anni Vincent e Josephine. L’asse ereditario è stato insomma mantenuto snello, sfoltendo i rami di una famiglia troppo ampia e quindi costosa per i contribuenti. Un passaggio che la regina ha ritenuto utile e necessario per spianare la strada a una monarchia più moderna, che oggi ha il volto del figlio Frederik.

Le conseguenze dell’abdicazione

Le monarchie europee sono scosse dalla decisione della regina Margrethe, e quelle scandinave in particolare. Gli osservatori danesi suggeriscono che la regina abbia rotto un “patto invisibile” tra i capi di stato dei paesi scandinavi secondo cui nessuno si dimetterebbe dal trono e paventano la possibilità che re Harald di Norvegia, 86 anni, (erede principe haakon) e re Carl Gustaf di Svezia, 79 anni, (principessa victoria) possano seguire l’esempio e dimettersi per consentire ai loro figli maggiori di salire al trono.

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