Nuova chance per la rottamazione, si studia riapertura

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 Una nuova finestra per la rottamazione quater. E’ l’ipotesi sul tavolo del governo, che valuta una riapertura dei termini per chi ha aderito ma non ha pagato le prime due rate, già scadute lo scorso anno. La modifica potrebbe arrivare come emendamento del relatore al decreto Milleproroghe e sarebbe il secondo salvataggio per coloro che sono decaduti dalla definizione agevolata.
L’idea allo studio è di dare tempo fino al 28 febbraio per pagare le prime due rate, scadute il 31 ottobre e 30 novembre 2023, ed essere così riammessi. La normativa prevede che i benefici della definizione agevolata vengano meno in caso di omesso, insufficiente o tardivo (superiore ai 5 giorni) pagamento. Già a dicembre con il decreto anticipi, l’esecutivo aveva concesso una mini-riapertura dei termini, fino al 18 dicembre, per pagare il dovuto senza sanzioni né interessi di mora. Sono tre milioni i contribuenti che hanno fatto domanda per la rottamazione quater, con la possibilità di pagare in un’unica soluzione (entro il 31 ottobre 2023) o in massimo 18 rate consecutive: le prime due, le più corpose, sono il 10% dell’intera somma; le successive (con scadenze 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre di ciascun anno) di pari importo.
Ma non è questo l’unico salvagente fiscale che potrebbe arrivare con il Milleproroghe. Una serie di emendamenti identici di Fi, Lega e Iv chiede di dare tempo fino al 31 marzo 2024 per completare la regolarizzazione prevista dal ravvedimento speciale sulle dichiarazioni dei redditi. Mentre una proposta della Lega, nel fascicolo dei segnalati, chiede di sospendere per altri 6 mesi, da giugno a dicembre 2024, le sanzioni per quanti, tra gennaio e giugno 2022, non hanno ottemperato all’obbligo vaccinale per il Covid.
Una serie di interventi in linea col nuovo volto che il governo sta cercando di dare al fisco. “Stiamo cercando di fare una riforma fiscale che instauri un rapporto di collaborazione con i cittadini”, spiega il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che torna a strigliare l’Europa perché “cambi approccio”. Il riferimento è al dibattito sulla produzione di Stellantis, ma il discorso è più ampio e implica un cambio di visione: “Bisogna determinare le dinamiche che riattivino la crescita” dell’Europa, che nel 2023 si è fermata al +0,5%. “A noi è andata un pochino meglio, allo 0,7%”, osserva Giorgetti.
Ma “le prospettive dell’economia italiana sono esposte a molteplici rischi, complessivamente sfavorevoli”, avverte l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che ha rivisto al ribasso le stime di crescita rispetto al quadro fornito a ottobre in occasione della Nadef: archiviato il 2023 con un +0,7% (che nella stima definitiva che verrà diffusa dall’Istat a marzo potrebbe risultare “appena inferiore”), per quest’anno la previsione è di un +0,8%, per il 2025 del +1,1%. A pesare è soprattutto il “deterioramento del contesto internazionale”, mentre il “robusto recupero degli scambi internazionali per il 2024” potrebbe dare una spinta al Pil. Sempre a patto che si completi l’attuazione del Pnrr e che si verifichi un graduale attenuarsi della politica restrittiva della Bce, che sono le ipotesi alla base delle previsioni dell’Upb. 

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