Sgarbi: “Dimissioni? Devo negoziarle col governo”. E spuntano nuove accuse: gli autisti usati come prestanome

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ROMA — E adesso il sottosegretario Vittorio Sgarbi ci ripensa. Dopo aver annunciato le «dimissioni immediate» appena ricevuta la decisione dell’Autorità garante del mercato per suoi conflitti di interesse per lezioni e conferenze pagate 300 mila euro da quando è al governo, il critico d’arte prende tempo. «Non sono ancora un ex sottosegretario — dice — le dimissioni le ho solo annunciate ma le devo ancora negoziare con il governo. In questo momento sono ancora sottosegretario alla Cultura, la mia agonia sarà lunga».

Tradotto: la grana Sgarbi per Giorgia Meloni è tutt’altro che risolta e ieri da Palazzo Chigi trapelava irritazione e non si escludeva, in caso di tira e molla anche al ritorno dalla missione in Giappone della premier, un intervento diretto per mettere alla porta Sgarbi: «Nulla da negoziare», sussurravano dal Palazzo. E in serata Sgarbi ripiegava: «La lettera di dimissioni sto finendo di scriverla ed entro oggi la invio a Giorgia Meloni, ringraziandola per essere stata estremamente sensibile e rispettosa». Del resto la mozione di sfiducia al sottosegretario è stata solo rinviata su richiesta di FdI in attesa della delibera dell’Authority e dando per scontato il passo indietro in caso di esito negativo.

Sgarbi per l’Agcm è in conflitto di interessi per aver ricevuto compensi, direttamente o attraverso società riconducibili al suo collaboratore Nino Ippolito e alla compagna Sabrina Colle, durante il mandato da sottosegretario. Inoltre nella puntata di oggi Report ha intervistato il suo ex assistente Dario Di Caterino che ha fornito nuovi elementi: «Sgarbi ha ricevuto soldi anche in contanti», ha detto. Mentre un ex autista del critico d’arte ha detto alla trasmissione tv di aver acquistato per 10 mila euro in contanti un quadro di Valentine du Boulogne valutato poi 5 milioni. Un altro ex autista sarebbe stato usato come prestanome per una società in fallimento e un terzo ex autista sarebbe stato multato per alta velocità e privato della patente e ricompensato con un assessorato antimafia in uno dei tanti Comuni guidati da Sgarbi in questi anni come sindaco.

A Palazzo Chigi sono molto irritati per la frenata delle dimissioni del sottosegretario. La grana non è del tutto risolta ancora, e sul suo tavolo a Palazzo Chigi Meloni ha ancora quelle di Daniela Santanchè e Andrea Delmastro. Ieri dal cerchio magico meloniano si ribadiva che «la linea non cambia, siamo in attesa di decisioni della magistratura e poi valuteremo». Decisioni che sono differenti per i due componenti del governo: nel caso della ministra del Turismo si attende la chiusura delle indagini su Visibilia. In caso di rinvio a giudizio Meloni chiederà alla sua amica di FdI di fare un passo indietro.

Sul fronte del sottosegretario alla Giustizia Delmastro in realtà il rinvio a giudizio c’è già stato dopo l’imputazione coatta decisa dal Gip per rivelazione di segreto d’ufficio su alcuni incontri in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito: ma in questo caso considerando che la procura guidata da Francesco Lo Voi si era opposta e voleva archiviare, Meloni ha preso tempo e attenderà l’esito del giudizio. Insomma Delmastro non si tocca, al momento: ma anche qui altre nubi per il sottosegretario potrebbero arrivare dalla festa pistolera del suo Capodanno con il caso del colpo partito dal deputato Emanuele Pozzolo.

Di certo c’è che con le dimissioni di Sgarbi sono due le caselle che rimarrebbero vuote: oltre a quella di sottosegretario alla Cultura c’è la delega di sottosegretario all’Università rimasta vacante dopo le dimissioni di Augusta Montaruli per la condanna diventata definitiva per l’utilizzo a fini privati dei soldi del consiglio regionale del Piemonte. E anche qui la linea che arriva da Palazzo Chigi è chiara: nessuna nomina prima delle Europee, perché dopo potrebbe essere avviato un mini rimpasto magari con nuovi rapporti di forza che usciranno dalle urne per i partiti di maggioranza. Alcuni ministri potrebbero lasciare la compagine di governo, come Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin, ma anche Gennaro Sangiuliano: il ministro dei Beni culturali ultimamente è molto presente a ogni iniziativa culturale e di partito a Napoli e dintorni. Il motivo? Ambisce ad essere candidato governatore per il dopo De Luca. E da FdI dicono che l’ipotesi non dispiace a Meloni. E poi c’è la grande incognita Giancarlo Giorgetti, che pare intenzionato a chiedere altri ruoli. Quindi tre-quattro ministri e due deleghe si sottosegretario sono in ballo, ma se ne parlerà solo dopo Europee.

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