Meloni e Lollobrigida temono l’effetto Ariston. Riunione dei vertici Rai per sminare la protesta

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ROMA — La protesta dei trattori imbarazza sempre di più il governo. La premier Giorgia Meloni e il cognato d’Italia e ministro all’Agricoltura Francesco Lollobrigida sanno che il movimento degli “Agricoltori traditi” che parla con più voci, inclusa quella dell’ex forcone Danilo Calvani, non è gestibile e non si fidano a lasciare agli animatori dei cortei nelle città i riflettori di un evento popolare come Sanremo. Nel mirino della protesta infatti non c’è solo l’Europa cattiva con le sue norme per la transizione verde e i vincoli all’erogazione dei sussidi comunitari, ma anche il governo di destracentro che dopo anni di campagna elettorale contro Bruxelles non «sta facendo nulla», accusano, per far valere le ragioni dei piccoli agricoltori. Sarebbe un duro colpo sentirselo dire in diretta tv, davanti a milioni di spettatori.

Il rapporto diretto con la principale associazione di categoria, Coldiretti, non è bastato alla premier e al ministro – ormai è palese – per tenere a bada le proteste: anzi, il movimento dei trattori ha messo nel mirino anche la potente associazione guidata da Ettore Prandini, accusata di fare gli interessi dei grandi proprietari terrieri e non della base. Di fronte a uno scenario che potrebbe travolgere il governo e bussare alle porte di Palazzo Chigi, con l’avanzata dei cortei a Roma, Meloni e Lollobrigida stanno cercando di offrire sponde alla protesta senza dare troppo spazio ad alcuni leader, a partire proprio da Calvani, considerato troppo vicino alla Lega di Matteo Salvini.

Il ministro dell’Agricoltura nelle ultime ore ha chiesto a tutti i suoi dirigenti apicali proposte da portare al tavolo con i manifestanti. Non solo l’eliminazione dell’Irpef sui terreni agricoli sotto i diecimila euro, intervento per il quale vanno trovati – e non è facile – 160 milioni (ne servirebbero 248 per l’esenzione totale dalla tassa senza soglie di reddito e dal dicastero dell’Economia al momento escludono questa possibilità). Ma anche nuove misure e contributi che possano andare a sostenere i coltivatori. In questi giorni inizieranno una serie di incontri al ministero con i rappresentanti della protesta in strada, sia per illustrare nel dettaglio tutte le misure previste nel Pnrr, con la dotazione aumentata già lo scorso anno da 5 a 8 miliardi di euro (ma rivendicata solo sabato, nel pieno della mobilitazione, da Meloni), sia per annunciare nuove norme per aiutare i piccoli proprietari terrieri soprattutto nel confronto con la grande distribuzione.

Insomma, la linea dell’esecutivo è quella di non chiudere la porta ai manifestanti per evitare che la protesta dilaghi. Ma mentre si cerca un punto di incontro per sedare gli animi ed evitare che il malcontento diventi ingovernabile a ridosso delle Europee di giugno, si vuole evitare di dare troppa pubblicità al movimento che agita striscioni contro Lollobrigida e se la prende con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, proprio mentre con lei Meloni cerca di costruire un rapporto solido.

La mossa di Amadeus di aprire le porte di Sanremo ai trattori, mette in crisi proprio questa strategia e pone un nuovo problema: come scongiurare il rischio che dal palco più osservato d’Italia Calvani o uno dei suoi compagni di lotta lancino strali contro la presidente del Consiglio e il ministro dell’Agricoltura? Una bella grana, anche perché se la Rai dovesse richiudere bruscamente le porte ai coltivatori, la protesta potrebbe diventare ancora più dura e violenta contro il governo. Quindi, cosa fare?

Ieri i vertici Rai, in trasferta nella città dei fiori, si sono trovati d’accordo su un punto: ospitare la protesta dei trattori all’Ariston presenta troppe incognite. Nel corso di un confronto informale improvvisato a margine degli ultimi preparativi in vista del debutto, l’amministratore delegato Roberto Sergio, la presidente Marinella Soldi e il direttore generale Giampaolo Rossi hanno condiviso dubbi sull’intervento degli agricoltori proprio perché, come sanno pure a Palazzo Chigi, trattandosi non di un’organizzazione strutturata ma di un movimento spontaneo e molto disarticolato, non si capisce bene chi siano i referenti. E se non si capisce questo, non è neppure possibile stabilire chi dovrà parlare in nome e per conto dei manifestanti. Si correrebbe in sostanza il serio pericolo di «una politicizzazione di Sanremo, che si vuole invece evitare», è stato il ragionamento. Così concluso: «Poiché la protesta dei trattori ha occupato ampio spazio sui Tg, dunque il servizio pubblico ha garantito loro ampia visibilità, non ci sarebbe bisogno che vengano inseriti nella scaletta del Festival». Ma poiché, ribadisce in queste ore ai suoi interlocutori Sergio, non c’è una contrarietà pregiudiziale all’intervento, si sta cercando una soluzione. E, dal momento che Amadeus si è sbilanciato e il can can è ormai partito, per evitare che si gridi alla censura si può optare per la lettura di un comunicato scritto — da visionare preventivamente come sempre accade in questi casi — su uno dei palchi laterali allestiti fuori dal teatro. Comunicato che comunque non dovrà essere letto da Calvani, bensì da un volto meno politicizzato.

Un compromesso per chiudere la querelle. Al netto dei problemi di ordine pubblico che nelle prossime ore a Roma, e a Sanremo, potrebbero scoppiare facendo naufragare il piano Meloni-Lollobrigida per governare la protesta.

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