Roia presidente del tribunale, la moglie giudice cambia mansione: “Parità di genere lontana, è sempre la donna che deve arretrare”

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Fabio Roia è ufficialmente il nuovo presidente del tribunale di Milano. Per poter ricoprire questa carica, però, la moglie Adriana Cassano Cicuto, giudice e presidente di sezione, ha dovuto cambiare ruolo per evitare incompatibilità (passerà in corte d’appello). Ed è parlando di lei che Roia inizia il suo discorso di insediamento con delle parole che meritano di essere riportate integralmente.

“Devo formulare un atto forse di scuse alla Presidente Adriana Cassano Cicuto, giudice che conoscono molto bene e sulla cui persona ho scommesso la mia vita, la quale ha rinunciato alle funzioni semidirettive giudicanti presso il tribunale per evitare situazioni di incompatibilità e consentirmi di celebrare con voi questo momento. L’unica ombra. Perché emerge sempre la questione di genere con la donna che deve arretrare per fare spazio all’uomo. Da parte mia il desiderio e l’impegno che in un momento davvero prossimo si possa dire e fare il contrario, attraverso la creazione di una effettiva parità di chance fra donna e uomo in tutte le articolazioni della società, con l’uomo che senza frustrazioni rinunci a favore della donna”.

C’è un’altra donna che Roia – magistrato d’esperienza, esperto sul tema della violenza di genere – cita durante il suo discorso, ed è Ilaria Salis, al centro di un caso umano e diplomatico con l’Ungheria. La “credibilità” della magistratura “si conquista anche evitando elementari violazioni di regole del doveroso rispetto dell’individuo. Nel nostro tribunale non devono accadere situazioni come quelle che hanno riguardato la persona Ilaria Salis o che possono riguardare una donna vittima di violenza non creduta perché priva di una vita ritenuta lineare”.

Roia, 63 anni, nominato all’unanimità dal Csm, parla nell’aula magna del Palazzo di Giustizia affiancato dal presidente dei gip Aurelio Barazzetta (“un pezzo di storia e di cultura giuridica e giudiziaria degli uffici milanesi), da Francesca Laura Stoppa, “la giudice più giovane in servizio” nel tribunale milanese, Enrica Manfredini, “quella con la maggiore anzianità di servizio”, e il procuratore capo Marcello Viola.

Quello di Milano “è un modello di dialogo e di confronto” tra più mondi. La presidenza del tribunale comporta “la gestione di circa 1.600 persone”, un “segmento primario della pubblica amministrazione” minato da problemi come la carenza di personale (il 40% di amministrativi in meno, il 20% di giudici mancante). La magistratura, dice il presidente, “ha perso credibilità per una serie di elementi”, a partire da “una caduta sul piano della deontologia e dell’etica”. La giustizia “si deve amministrare con il rispetto delle persone e delle regole, con una grande voglia e capacità di ascoltare, con l’umiltà di mettersi sempre in discussione. Ma anche con passione e coraggio. Senza voglia di appartenere a qualcuno o a qualcosa”, ha concluso Roia fra l’applauso dei presenti.

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