Caridi (Inps): “Via al nuovo Reddito. Le domande partiranno a metà dicembre”

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ROMA — Trentaquattro miliardi spesi per il Reddito di cittadinanza dal 2019. E solo 1.500 contratti incentivati. Il sussidio è stato abolito dal governo Meloni. A dicembre sarà pagato solo a 700 mila famiglie. Tra queste 48 mila ripescate tra quante avevano ricevuto l’sms di stop dall’Inps quest’estate. «Anticiperemo a metà dicembre le domande per il nuovo strumento, l’Assegno di inclusione, l’Adi, che parte a gennaio: siamo pronti» dice Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Inps dal 2022.

Direttore, cosa ne pensa della deroga concessa a medici e infermieri per evitare i tagli della manovra alla loro pensione? Rischiano Quota 46.

«Non entro nel merito della scelta del legislatore. In generale, credo che incoraggiare i lavoratori ad andare in pensione più tardi sia sempre un bene per la sostenibilità dei conti pubblici. Poi qui parliamo di una vecchia norma del 1965».

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L’Inps è commissariata da sette mesi. Lo stallo politico sulle nomine ha influito sul vostro lavoro?

«Nessuna turbolenza. Anzi colgo l’occasione per ringraziare tutto il personale che non solo garantisce il pagamento di 16 milioni di pensioni al mese, come attività ordinaria. Ma è riuscito anche a fare qualcosa di straordinario: costruire in quattro mesi una piattaforma innovativa, Siisl, che ci sta consentendo di passare dal Reddito di cittadinanza allo Strumento di formazione e lavoro e all’Assegno di inclusione».

Finisce l’era del Reddito di cittadinanza. Un bilancio?

«Dall’aprile del 2019 ad oggi sono stati spesi circa 34 miliardi per un importo medio mensile a famiglia di 540 euro al mese. Il picco di spesa l’abbiamo toccato nel 2021: 8,8 miliardi per 1,3 milioni di famiglie. Nel gennaio di quell’anno, nel pieno della pandemia, siamo arrivati a 1,4 milioni di nuclei beneficiari. A dicembre pagheremo 700 mila assegni, la metà e anche il livello minimo».

I beneficiari sono cambiati?

«Fino alla metà dell’anno scorso riscontravamo un aumento di quelli in età lavorativa. In seguito un calo costante, dovuto al miglioramento dell’economia e alla rinnovata dinamicità del mercato del lavoro. I nuclei che escono dalla misura hanno un Isee più alto di quanti restano che quindi hanno assegni in media più alti del 4%. Da settembre ha inciso anche la sospensione del Reddito dopo 7 mesi di fruizione. Ad ottobre lo hanno preso 820 mila famiglie».

Cosa non ha funzionato?

«Il collegamento con le politiche attive. Le agevolazioni all’assunzione dei percettori non hanno superato i 1.500 contratti dal 2019 ad oggi. Le nuove misure incideranno di più, grazie a Siisl. L’incrocio tra domanda e offerta di lavoro sarà sempre più efficiente e supportato dall’intelligenza artificiale. L’offerta di formazione e di politiche sociali più mirata. Ci sono tutti i presupposti per un salto di qualità».

Il percorso a ostacoli del nuovo Reddito di cittadinanza

Nel mezzo dell’estate Inps ha staccato dal Reddito migliaia di famiglie con un sms. Quanti ne avete mandati?

«In totale, 180-190 mila messaggi da luglio in poi. Entro novembre c’era la possibilità di rientrare nel Reddito, se presi in carico dai servizi sociali. È successo per 48 mila famiglie. Dall’11 dicembre Inps pagherà loro tutti gli arretrati e dal 21 dicembre l’ultima mensilità».

Quante delle famiglie uscite dal Reddito hanno poi fatto domanda per i 350 euro del Supporto formazione e lavoro?

«Sono 74 mila, ma le domande per Sfl arrivate al 6 dicembre sono di più: 124 mila, il 56% donne, età media 42 anni, Campania e Sicilia in testa con 61.300 domande. Alcuni percettori hanno deciso di non richiedere il nuovo strumento. Altri che magari erano ex beneficiari di Reddito sono rientrati. Delle 124 mila domande, quelle inserite in modo completo in Siisl con il curriculum e con il Pad sottoscritto, il Piano di attivazione digitale, sono però solo 49.300».

E di queste 49.300 quante hanno ricevuto i 350 euro?

«Quelle che hanno completato il percorso con la sottoscrizione del Patto di servizio presso il Centro dell’impiego e con l’avvio concreto di una politica attiva, con la partecipazione a un corso di formazione o a un progetto utile alla collettività, il Puc. Renderemo noti i dati alla fine di questo mese o all’inizio del prossimo. Non ha senso fare il punto su una misura nuova, partita l’1 settembre, prima dei tre mesi di implementazione».

Eppure le Regioni lamentano il mancato dialogo delle loro piattaforme con Siisl. Da questo dipenderebbe il non pagamento dei 350 euro in molti casi. È così?

«Tutti i dati caricati nei sistemi collegati a Siisl vengono recepiti e gestiti. Inps paga quanti hanno completato l’iter e che sono segnalati su Siisl. La logica ora è cambiata: i 350 euro non sono un sussidio, ma un’indennità che accompagna solo chi si attiva».

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