Modena, parla lo studente sospeso per un’intervista: “La scuola non deve insegnare a essere onesti?”

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Dodici giorni di sospensione per avere rilasciato un’intervista. È quello che rischia Damiano Cassanelli, 18 anni, iscritto all’ultimo anno dell’Ites Barozzi di Modena, indirizzo commerciale linguistico. Rappresentante degli studenti nel Consiglio di istituto, in occasione di una protesta avvenuta al di fuori della scuola lo scorso 27 novembre, ha esposto a un giornalista di un quotidiano locale le ragioni del malcontento. Pubblicata in video sul sito della Gazzetta di Modena, l’intervista è stata ritenuta dalla preside, Lorella Marchesini, lesiva dell’immagine della scuola e così la vicenda è finita in Consiglio di istituto che ha votato a maggioranza per il provvedimento disciplinare.

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Modena, studente maggiorenne rischia maxi-sospensione per un’intervista. Sit-in per il rappresentante d’istituto, il caso arriva in parlamento

Damiano, che cosa ha detto in quell’intervista per far infuriare la dirigente?

«Ho esposto le ragioni del nostro malessere, tra cui l’impossibilità di fare gite all’estero pur essendo una scuola in cui si studiano le lingue. Ma, in particolare, credo che alla preside abbia dato fastidio quanto ho raccontato dell’ultimo giorno di scuola dello scorso anno scolastico. Era arrivata una circolare per proibire agli alunni di portare a scuola cibi, bevande, musica. Qualcuno pensava di festeggiare la fine delle lezioni. All’ingresso però il personale scolastico ha perquisito gli studenti, ci sono diverse testimonianze, obbligandoci a lasciare zaini e tutti gli effetti personali. La dirigente contesta il termine perquisizione. Mi risulta che non sia legittimo. E dal momento che rappresento gli studenti ho denunciato i fatti».

Come si è arrivati alla sospensione?

«Ho ricevuto una convocazione per il Consiglio di istituto il 25 gennaio scorso, avevo capito l’aria che tirava, così dopo essermi consultato con i miei genitori mi sono presentato con l’avvocato Stefano Cavazzuti che ha presentato al consiglio una memoria difensiva. Al termine mi è stato comunicato dalla preside che il consiglio, a maggioranza, aveva votato per la sospensione. Ad oggi non ho ancora ricevuto nessun provvedimento scritto e sto continuando ad andare a scuola, ma nemmeno ho più incontrato la preside né ho avuto modo di leggere il verbale nonostante sia stato richiesto dal mio legale».

Quale è stata la reazione dei suoi compagni?

«Il 30 gennaio hanno protestato davanti alla scuola e quel giorno metà degli studenti non sono entrati in classe per solidarietà. Anche la metà dei professori è dalla mia parte, poi c’è pure chi pensa che il provvedimento sia giusto».

Che cosa rischia?

«Dodici giorni di sospensione incidono sul voto di condotta e quest’anno ho la maturità, in linea teorica potrei non essere ammesso all’esame e mi pare un’ingiustizia. Ho buoni voti a scuola, lavoro per mantenermi una ventina di ore la settimana dando ripetizioni di inglese e come bagnino in piscina, il prossimo anno vorrei iscrivermi all’università».

Che cosa farà se la scuola dovesse decidere di procedere alla sospensione?

«Ricorreremo al Tar, tenterò tutte le strade. Il mio caso è stato anche oggetto di una serie di interrogazioni parlamentari, il Ministero dell’istruzione e del merito ha chiesto le carte all’Ufficio scolastico regionale, anche se non abbiamo avuto alcun contatto né con il ministero né con chi ha portato il mio caso in aula».

Come vive tutto questo?

«I momenti di ansia sono passati, purtroppo si impara a convivere con tutto, ma provo un grande senso di ingiustizia e sono molto deluso. La scuola da quando hai sei anni ti insegna ad essere una persona onesta, coerente, seria, io ho solo messo in pratica i valori che ho imparato. Fuori dalla scuola non faccio politica, non faccio parte di collettivi, da un paio di anni ho deciso di rappresentare gli studenti e quello che ho fatto l’ho fatto per loro».

Come pensa andrà a finire?

«Non mi aspetto niente, spero che chi di dovere decida di non applicare la sospensione ma è importante far conoscere questa storia. In modo che se dovesse ricapitare ad altri in futuro, sappiano cosa possono fare, quello che mi sta succedendo è profondamente ingiusto».

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