Nuova grana per von der Leyen: l’Europarlamento ora contesta i fondi per Egitto e Tunisia

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BRUXELLES – Ormai è un vero e proprio conflitto istituzionale. Tra il Parlamento europeo e la Commissione Ue. Al centro dello scontro c’è Ursula Von der Leyen. Soprattutto i suoi rapporti con partiti ed esponenti di destra. A cominciare da Giorgia Meloni.

Non è un caso che anche i fondi destinati all’Egitto, oltre 7 miliardi di euro, stiano diventando oggetto di protesta. Soprattutto non è un caso che questo avvenga alla vigilia della missione guidata dal vertice dell’esecutivo europeo con il premier belga De Croo (presidente di turno dell’Ue) e con la presidente del consiglio italiana. Domenica infatti voleranno al Cairo per aiutare il governo di Al Sisi a controllare le frontiere africane e quindi le rotte migratorie più impegnative.

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Ma le mosse di von der Leyen e la compagnia costante di Meloni stanno irritando buona parte dell’Eurocamera. Che di fatto – e al netto di quel che avverrà alle prossime elezioni europee – sta anticipando un giudizio negativo sulla sua conferma alla guida della Commissione.

Ieri poi sono partite altre due bordate contro Palazzo Berlaymont. Una sull’Ungheria, governata dal sovranista Orbán, e una sull’intesa con la Tunisia siglato a settembre scorso proprio insieme alla leader di Fratelli d’Italia.

Il Parlamento europeo ha così confermato che sarà presentato ricorso alla Corte di giustizia Ue entro il 25 marzo per chiarire il ruolo e i margini di discrezionalità della Commissione in merito allo scongelamento dei fondi di coesione per l’Ungheria. Sblocco avvenuto alla fine dell’anno scorso per convincere Budapest a non mettersi di trasverso sui nuovi aiuti all’Ucraina. La risposta della Commissione dimostra che non si tratta solo di una lite ma di una vera crisi istituzionale. «La Commissione – ha avvertito un portavoce di Palazzo Berlaymont – considera la sua azione in totale rispetto della legge Ue e la difenderà davanti alla Corte Ue». E ha aggiunto: «Decisioni simili sono legate a un calendario stretto e a condizioni poste dalla legislazione Ue applicabile. L’Ungheria ha presentato tutte le prove che la Commissione aveva chiesto per mostrare l’indipendenza del sistema giudiziario. E dunque la Commissione aveva un obbligo legale».

Il secondo affondo riguarda la Tunisia e l’accordo di sei mesi fa che aveva già suscitato proteste e perplessità sebbene in presenza di un’emergenza migratoria. Il Parlamento ha quindi approvato una risoluzione con cui chiede di chiarire le circostanze legate all’erogazione di fondi in favore della Tunisia. Soprattutto in che modo il paese africano soddisfi i criteri sui valori fondamentali, come affermato nel suo documento d’azione, dove si parla di «progressi soddisfacenti».

Tutti episodi, dunque, in cui le scelte della presidente della Commissione sono determinate dall’alleanza con il governo italiano e dal dialogo con i partiti di destra. Nella sostanza gli eurodeputati contestano a von der Leyen il tentativo di costruire la sua campagna elettorale con atti della Commissione graditi ai sovranisti.

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