Esodati del Reddito. Gennaio senza soldi per 1,6 milioni

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ROMA — Ci sono 737.400 famiglie che rischiano di restare senza alcun sostegno economico nel mese di gennaio. Parliamo di 1,6 milioni di persone “non occupabili” che oggi prendono il Reddito di cittadinanza e che dal 2024, quando il Reddito non esisterà più perché abolito dal governo Meloni nella manovra dell’anno scorso, dovrebbero incassare il suo sostituto: l’Assegno di inclusione, l’Adi.

Caridi (Inps): “Via al nuovo Reddito. Le domande partiranno a metà dicembre”

Un mese senza assegno

Con buona probabilità non accadrà, non a gennaio almeno. Salteranno un mese. Cgil, Cisl e Uil sono allarmatissimi. Chiedono un incontro urgente alla ministra del Lavoro Marina Calderone che pare averlo concesso per lunedì 18, proprio il giorno del via alle domande per Adi, in base a quanto anticipato dal direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi. «Solo un grande caos: non sappiamo nulla», dicono i sindacati.

Slitta il via alle domande

Lo slittamento delle domande è dunque quasi una certezza. L’Inps non può agire perché manca ancora il visto e la registrazione da parte della Corte dei conti del decreto attuativo dell’Adi, scritto dal ministero del Lavoro nei primi di agosto. Decreto che poi deve essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e seguito da una circolare operativa dell’Inps stesso.

Fosse pure confermata la data di lunedì, l’erogazione del nuovo assegno da gennaio non sarebbe in ogni caso assicurata. Primo, perché l’iter digitale non è banale e, per via delle feste natalizie, i patronati autorizzati ad aiutare queste famiglie saranno attivi per sette giorni all’incirca. Secondo, perché non basta la sola domanda.

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Due step per avere i soldi sulla carta

La legge dice che i soldi vengono caricati sulla nuova carta – la “Carta di inclusione” – solo “nel mese successivo alla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale”. Patto che rappresenta il secondo passaggio dopo l’accettazione della domanda da parte di Inps.

I beneficiari attuali del Reddito quindi non solo dovrebbero precipitarsi a fare richiesta di Adi sul sito Inps. Ma dopo l’accettazione, dovrebbero iscriversi di corsa alla piattaforma Siisl per sottoscrivere il Pad, il Patto di attivazione digitale che serve a smistare i dati della famiglia ai servizi sociali dei Comuni e anche ai Centri per l’impiego (per gli adulti che possono lavorare e non hanno carichi di cura).

Famiglie all’oscuro

Ma le famiglie non sanno quando e dove fare domanda. Non hanno idea che i tempi sono strettissimi. I Caf non sono ancora autorizzati a dare una mano (lo saranno solo da gennaio, ma non c’è neanche l’applicativo pronto). Nessuna campagna informativa è stata lanciata dal ministero del Lavoro. Silenzio assoluto.

Si tratta come detto di 737.400 famiglie (un numero informale diffuso da Inps): 348.100 con un minore, 215.800 con un disabile, 341.700 con un over 60.

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Le richieste dei sindacati

I segretari confederali dei sindacati – Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli per la Cgil, Andrea Cuccello e Daniela Fumarola per la Cisl, Santo Biondo e Ivana Veronese per la Uil – chiedono alla ministra Calderone una «urgente informativa formale». Segnalano «problematiche» per l’accesso alla piattaforma Siisl dell’Inps, «sia a livello individuale che intermediato» dai patronati.

Lamentano che di Sfl, i 350 euro erogati dal primo settembre agli “occupabili” che fanno un corso di formazione «conosciamo le domande presentate, non quelle accolte, né quanti beneficiari stanno ricevendo il sostegno, la quantità e qualità di politiche attive attivabili».

«La situazione è molto preoccupante», dice Daniela Barbaresi (Cgil). «Siamo in assenza di dati e monitoraggio sull’Sfl. E per l’Adi quasi certamente le persone resteranno senza soldi a gennaio. Manca un decreto attuativo, non ci sono né procedure né tempi tecnici. Il ritardo del governo è doloso. Hanno avuto un anno per prepararsi. E invece hanno portato avanti solo una campagna di ostilità verso 6 milioni di poveri in Italia».

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