La Premier League studia come cacciare i proprietari cattivi

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La Premier League, la massima divisione di calcio inglese, sta definendo un procedimento formale con cui obbligare i proprietari ‘cattivi’ a vendere i loro club, dopo la caotica cessione del Chelsea da parte dell’oligarca russo Roman Abramovich lo scorso anno.    L’organizzazione che gestisce il campionato inglese, riferisce il Financial Times sulla base di alcune indiscrezioni, sta discutendo con i suoi membri un protocollo di disinvestimento da attivare nel caso in cui il proprietario venga rimosso da amministratore a causa di “fatti squalificanti” come l’abuso dei diritti umani o reati quali la violenza, la corruzione, la frode e l’evasione fiscale.    Il protocollo verrà discusso in un’assemblea della Premier League a settembre e intende rafforzare il cosiddetto ‘test’ per proprietari e amministratori, finalizzato a valutare l’idoneità a rilevare un club. Perché le nuove regole vengano approvate servirà il voto favorevole di almeno 14 dei 20 membri della Premier, ricorda l’Ft, che non manca di sottolineare come diversi club non vedano di buon occhio misure troppo draconiane.    Il protocollo servirà a gestire una situazione simile a quella che ha coinvolto il Chelsea lo scorso anno, quando Abramovich mise in vendita il club londinese prima che le sanzioni del governo britannico spingessero la Premier League a rimuoverlo da ‘director’, termine che indica chi abbia nei fatti il controllo di una società.    La cessione per 2,5 miliardi di sterline a Clearlake Capital e Todd Boehly, avvenuta sotto la supervisione del governo, evitò la crisi dei Blues la cui sopravvivenza era legata alle copiose iniezioni di liquidità del suo ricchissimo proprietario. E sebbene le regole della Premier diano 28 giorni di tempo per dimostrare di non rivestire più la carica di ‘director’, Abramovich, bandito in marzo, riuscì a chiudere la vendita del Chelsea solo a fine maggio.   
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