Kolors, Annalisa e Rose Villain: a Sanremo la gara parallela dei tormentoni

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Non ci sono più le mezze stagioni, si dice, e visto il cambiamento climatico in corso è sicuramente così. E, incredibile a dirsi, non ci sono più nemmeno le canzoni “sanremesi”. La scomparsa, di certo non prematura visto che siamo alla 74esima edizione del festival, non è stata immediata. Possiamo dire che negli ultimi anni dello scorso decennio il genere della canzone “sanremese” ha cominciato un lento declino, non repentino, certamente graduale, dato che seppure con declinazioni diverse e certamente più moderne e originali potremmo dire che anche Fai rumore di Diodato o Due vite di Mengoni sono rimaste in qualche modo ancora legate al vecchio schema.

Quest’anno invece no, possiamo dire che la maggior parte delle trenta canzoni in gara non rimanda direttamente al formato classico, puntando invece a qualcosa che fino a poco tempo fa era considerato come genere prettamente estivo e che invece, ormai, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista, si è allargato ad ogni mese e ad ogni stagione, escluse le ormai mancanti “mezze”: il tormentone.

È chiaramente un tormentone, o almeno aspira a diventarlo, la canzone di Annalisa Sinceramente, un super-iper-mega-ultra tormentone, lo è piacevolmente la canzone di Big Mama La rabbia non ti basta, Fred De Palma che molla il reggaeton e sceglie la dance per tormentare il pubblico con Il cielo non ci vuole. E cosa sarebbero senza il tormentone i Kolors, che si confermano con Un ragazzo una ragazza? E si balla anche con Angelina Mango, si balla con Dargen D’Amico. Impossibile stare fermi con Mahmood e Rose Villain, o con la giovanissima Clara. L’idea è quella di entrare nelle orecchie della gente anche contro la loro volontà, idea alle volte saggia, alle volte ossessiva. Forse il pubblico più adulto di ballare non ha voglia, forse vorrebbe anche canzoni appassionate, ma, diciamocelo francamente, se bisogna far star sveglio il pubblico all’Ariston e a casa fino a notte inoltrata il ritmo è necessario e di canzoni melodiche poco divertenti Sanremo negli anni ne ha proposte anche troppe.

Ma diciamo anche che le canzoni “sanremesi” non ci mancano, anzi, forse preferiamo i inutili tormentoni destinati a fare “allegria” per qualche minuto che troppe lagne ripetitive.

Sia ben chiaro, di tormentoni Sanremo ne ha sempre messi in circolo parecchi, alcuni sono ormai parte integrante del nostro canzoniere popolare, citiamone uno per tutti, perché non ci siano dubbi, Sarà perché ti amo, 1981, dei Ricchi e Poveri, canzone che tutti gli italiani conoscono a memoria senza averla mai ascoltata una volta di propria spontanea volontà.

Ovvio, la melodia quest’anno non manca, a difenderla ci sono Il Volo, Alessandra Amoroso, gli eccellenti Negramaro, il potente Irama, ma quest’anno è il ritmo a dominare. Quindi avanti con Sanremo e con i tormentoni tutto l’anno. Ma, magari, anche con qualche bella canzone che, come ha detto Mengoni aprendo la serata, ci cambierà la vita. Almeno per un po’.

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