Casa, notai: nel 2023 previsto calo del 10% di compravendite

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(ANSA) – ROMA, 19 GIU – Alla fine del 2023 è previsto un calo del mercato delle compravendite immobiliari del 10,7%, rispetto al 2022. Nel frattempo, il primo bimestre dell’anno vede già la discesa, a livello nazionale, del 2,7%. Lo apprende l’ANSA dal Consiglio nazionale dei notai. Malgrado il calo generale degli acquisti di case, ci sono valori positivi “a Torino (+3,26%), Bologna (+2,88%), Bari (+1,14%) e Palermo (+2,11%)”, male, invece, Milano (-3,74%), Verona (-1,45%), Roma (-2,09%), Firenze (-5,28%) e Napoli (-14,9%).
    I primi due mesi dell’anno, inoltre, hanno visto un crollo dei mutui per l’acquisto della casa: la percentuale di diminuzione è stata, infatti, del 23,56%, al confronto con lo stesso periodo del 2022. A gennaio, spiegano i professionisti, “la diminuzione dei prestiti bancari è stata pari al 15,8% per accentuarsi a febbraio, con un decremento del 29,3%. Ricordando l’andamento del mercato delle compravendite che ha segnato, comunque, una diminuzione del solo 2,72% nel bimestre (+5,43% di gennaio e – 8,68%) – viene segnalato – è impressionante come il numero di mutui concessi, e in percentuale il capitale erogato, sia in forte flessione, quasi ad evidenziare il fatto che le persone stiano acquistando case più coi propri capitali rispetto al passato, a causa del forte aumento dei tassi di interesse”. In discesa, di conseguenza, “anche il numero delle persone fisiche che hanno contratto un mutuo (-21,15%), andando da un -19,3% della fascia di età 18-35 anni a un picco del 33,3% della fascia 66-75 anni”. I notai evidenziano, a seguire, come, “nonostante il calo del 23,56% del numero dei mutui (dai 61.581 nel primo bimestre 2022 a 47.070 nel primo bimestre 2023), la riduzione del capitale erogato è, in realtà, inferiore ed è pari al 20,7% (da 10,2 miliardi nel primo bimestre 2022 a 8,1 miliardi nel primo bimestre 2023). La differenza di questi due dati percentuali è data da una riduzione inferiore e pari all’8,46% dei mutui concessi per cifre superiori ai 500.000 euro, rispetto, ad esempio, al -20,9% della fascia 100.000 – 150.000 euro e del – 30,2% della fascia 150.000 – 200.000 euro”. (ANSA).
   

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