Rottamazioni, in cassa meno del previsto

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Ad aderire sono stati meno contribuenti del previsto. E poi, spesso, dopo aver pagato la prima rata si è deciso di non versare le altre. Ecco che per le rottamazioni avviate tra il 2016 e il 2018 gli incassi sono stati decisamente più bassi del previsto: 19,9 miliardi di euro rispetto ai 53,9 ipotizzati, in base agli ultimi dati forniti dall’Agenzia delle Entrate in Parlamento. Mancano invece ancora i dati della Rottamazione quater, che i contribuenti avevano la possibilità di pagare fino a giugno scorso, ma che prevedono anche tre mesi di proroga per le zone alluvionate: in questo caso si registrano solo le istanze (3,8 milioni) che riguardano poco più di 3 milioni di contribuenti.
    L’Agenzia delle Entrate ha così aggiornato i dati durante l’audizione al Senato sulla delega fiscale. Nella quale ha fornito anche un altro dato, davvero imponente: quello del magazzino dei crediti fiscali non riscossi. Una montagna che raggiunge i 1.153 miliardi di euro ed è composto da oltre 170 milioni di cartelle di pagamento che contengono circa 290 milioni di singoli crediti affidati, dagli enti creditori all’Agenzia delle entrate-Riscossione, per le attività di recupero nei confronti di quasi 23 milioni di soggetti debitori.
    Tutti dati che che dimostrano che l’Italia delle tasse non pagate continua ad essere tale. E resiste anche alle sirene di una possibile regolarizzazione a basso costo e rateizzata.
    La prima edizione della Rottamazione, datata 2016 e adottata dal governo Renzi, ha portato in cassa circa 8,4 miliardi di euro, riducendo il ‘magazzino’ dei crediti da riscuotere di circa 12,3 miliardi. Ma la riscossione prevista era di 17,8 miliardi. I governi hanno poi esteso a fine settembre 2017 il periodo di sanatoria con la Rottamazione bis che si ipotizzava potesse portare 8,5 miliardi e che invece ne ha fruttati solo 2,8. Ad usufruire di queste due Rottamazioni sono stati complessivamente 2,3 milioni di contribuenti.
    Non è andata meglio con la Rottamazione ter del governo Conte 1: questa terza finestra di sanatoria ha esteso il periodo e poi allargato progressivamente la possibilità di adesione anche a chi non aveva pagato le regolarizzazioni precedenti. Ma, anche cambiando i fattori il risultato non è cambiato: hanno aderito 1,4 milioni di soggetti e il gettito si è attestato a 8 miliardi a fronte dei 26,3 che si riteneva poter recuperare. Nel 2018, poi, il governo ha introdotto il ‘Saldo e Stralcio’, per soggetti in gravi difficoltà economiche, azzerando sanzioni e interessi: ne hanno approfittato poco meno di 400mila soggetti versando 700 milioni di imposte a fronte di 1,3 miliardi previsti.
    Le sanatorie sono andate avanti anche dopo. Nel 2018 sono stati cancellati i debiti sotto i 1.000 euro, nel 2021 quelli fino a 5.000 euro Sono poi stati riaperti i pagamenti per il Rottamazione Ter e per il Saldo e Stralcio. Ma dati complessivi su questi provvedimenti non sono poi mai stati forniti. Rimane nell’aria la valutazione, espressa nel maggio 2022, dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini che ha ipotizzato che a fronte di una massa enorme di crediti non riscossi solo “decine di miliardi, comunque sotto i 100 miliardi” sarebbero quelli realmente recuperabili. Una montagna che anche le sanatorie sono riuscite a scalfire, visto che l’impatto delle prime tre rottamazioni e del Saldo e Stralcio ha ridotto il ‘magazzino della riscossione’ di ‘soli’ 30,4 miliardi una goccia nel mare di 1.153 miliardi non riscossi. 
   

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