“Controlli continui sul nero: solo così avremo concorrenza leale e mercato etico”

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“Le regole ci sono, il punto è che servirebbero più controlli altrimenti ne risente anche il mercato, che viene drogato da prezzi al ribasso”. Piero Cupertino, responsabile tecnico dell’azienda agricola Frontino, racconta la scelta di coltivare ortaggi che siano davvero sostenibili anche per chi li produce.

“L’unica via per l’etica è una comunicazione corretta e trasparente”

Siamo a Margherita di Savoia, in provincia di Barletta-Adria-Trani. L’azienda agricola nasce nel 1990, fondata da Ignazio Frontino vicino alla sabbia del litorale, tra il mare e le saline, dove si coltivano soprattutto delle cipolle bianche Igp dal sapore unico e ricche di importanti proprietà. Ma anche carote, patate e altri ortaggi che poi vengono lavorati e trasformati internamente. Dalla fine degli anni ’90 è fornitore Coop e proprio per loro realizza da pochi anni uno dei pomodori della linea “Buoni e giusti” (filiera etica certificata). Completamente gestita a livello familiare, il fondatore ne è ancora il vertice ma col tempo l’azienda sono entrati anche due figli e i parenti. Oggi impiega circa 75 persone tutto l’anno a cui si aggiungono un centinaio di stagionali per raccogliere i 17-20 quintali di pomodoro che si riescono a coltivare tra fine luglio e fine agosto.

“I terreni di Frontino, che in realtà sono delle spiaggie, sono sempre stati adatti ai tuberi e poi abbiamo aggiunto anche i pomodori, ma solo a partire da cinque anni fa. All’inizio si vendeva nei mercati ortofrutticoli, poi abbiamo iniziato a produrre per la grande distribuzione e in particolare per Coop, raggiungendo fatturati importanti”, spiega Cupertino. Un rapporto, quello con Coop, che ha consentito all’azienda di crescere. “Ci ha formato – sottolinea il direttore tecnico – sia da un punto di vista tecnologico per la conservazione dei prodotti, e quindi del magazzino, sia per il confezionamento”. Il prodotto cardine dell’azienda è sempre stato la carota e per garantire sempre ortaggi freschi ci sono stati accordi di produzione con coltivatori di altre zone d’Italia. “In questo momento siamo impegnati in una trasformazione tecnologica per migliorare vari aspetti come ad esempio il sistema di lavaggio e lo stoccaggio delle verdure”, dice Cupertino. Il pomodoro è stato scelto sia per far variare le colture sia per dare continuità lavorativa ai dipendenti dell’azienda. Ma anche perché in zona già c’erano altri produttori di una varietà di pomodoro da conserva.

In Puglia, così come in tutta Italia, c’è stata una importante evoluzione negli ultimi 20 anni per quanto riguarda la gestione del personale. “Noi – commenta Cupertino – abbiamo scelto di seguire fin dall’inizio tutte le norme. Ritengo quando si parla di prodotti ortofrutticoli etici si ci riferisca a produzioni che rispettano scrupolosamente tutte le leggi e in particolare quelle sulla tutela delle persone. Nel nostro ambito il problema più grosso è il lavoro nero e vale ovunque, in modo particolare per quelle che sono produzioni povere proprio come i pomodori”. Ma non è che manchino le norme. “I controlli – aggiunge – vengono effettuati quando emerge un problema e diventano cronaca, ma dovrebbero essere ordinari anche perché sono fondamentali a garantire una concorrenza leale”. Lo sviluppo di una coltivazione etica inoltre procede di pari passo con lo sviluppo tecnologico delle campagne: agricoltura di precisione e industria 4.0 sono sfide da vincere anche per la sostenibilità.

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