Decarbonizzare le industrie energivore italiane costerà 2,8 miliardi di euro l’anno

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La strada verso la decarbonizzazione sarà lunga, complessa e costosa. Specie quella che riguarda i settori ad alto consumo energetico, i cosiddetti HTA (Hard To Abate), che da soli emettono la maggior parte delle emissioni dirette del Paese. Si parla di ceramica, chimica, cemento, acciaio a ciclo integrato, carta, vetro, fonderie: la spina dorsale dell’industria italiana. Secondo uno studio del Boston Consulting Group (BCG) saranno necessari 2,8 miliardi di euro l’anno per abbattere le emissioni di CO2 prodotte da queste aziende entro il 2030.

Si tratta di 20 miliardi di euro in totale, una stima che aggiorna le precedenti che parlavano di “soli” 5 miliardi di euro. Ma secondo BCG non agire sarebbe ancora più dispendioso: il costo della mancata decarbonizzazione del Paese potrebbe ammontare a circa 3,5 miliardi di euro l’anno. Cifra a cui si è arrivati considerando la stima del prezzo della CO2 al 2030, ovvero 160 euro per tonnellata.

Rimanere fermi allo status quo, inoltre, sarebbe un azzardo anche per altri tre fattori: i mancati volumi di vendita, innanzitutto, a causa della maggiore competitività delle aziende “verdi”; poi la necessità di acquistare un numero superiore di certificati per compensare la riduzione delle quote gratuite di anidride carbonica; infine, l’aumento generale del prezzo dei certificati CO2 sulle quote in acquisto.

Dunque, come afferma Marco Moretti, managing director e partner di BCG, “il percorso di decarbonizzazione consentirà all’industria italiana di rimanere competitiva, preservando posti di lavoro e Pil”. Il traguardo è sempre il 2030, anno in cui ci si aspetta un taglio del 55% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, come tracciato dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima del ministero dell’Ambiente. I settori principali su cui agire comprendono energia rinnovabile, idrogeno, Ccus, efficienza energetica e biometano. Proprio su quest’ultimo, BCG sottolinea i passi avanti compiuti dall’Italia, avendo stanziato nuovi fondi destinati allo sviluppo del biometano per un totale di circa 2 miliardi di euro.

Come spiega anche Ferrante Benvenuti, partner di BCG, “le principali leve sono l’elettrificazione dei processi, finalizzata alla riduzione del consumo di combustibili fossili, l’utilizzo di green fuel come, ad esempio, il biogas, i nuovi progetti di cattura, utilizzo e stoccaggio della CO? (Ccus). Ma anche la digitalizzazione dei processi, con un particolare focus sull’efficientamento energetico dei processi produttivi delle imprese energivore e l’economia circolare, che abiliterà un cambio di passo verso l’impiego di nuovi materiali e lo sviluppo di nuovi modelli di business”.

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