Elezioni, D’Incà propone il voto postale per combattere l’astensionismo

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Consentire di votare nei giorni precedenti l’election day, in qualunque parte d’Italia, in uffici postali o comunali. Ma anche un ‘election pass’, una tessera elettorale su App come l’attuale green pass, e il doppio turno elettorale in date fisse durante l’anno. Eccole le proposte per contrastare le cause dell’astensionismo lanciate in occasione della presentazione del libro bianco ‘Per la partecipazione dei cittadini’, della commissione sull’astensionismo istituita il 21 dicembre 2021 dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Che ora spiega: “L’astensionismo è il sintomo di una malattia, la non partecipazione alla vita pubblica: va studiato per cercare soluzioni”.

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Per la commissione, coordinata da Franco Bassanini, condizione per il voto anticipato presidiato è l’introduzione del certificato elettorale digitale (election pass). La scheda sarebbe inserita poi in apposita busta e spedita al seggio ‘naturale’. Una sorta di voto postale all’americana, per indenderci. Il Libro bianco, infatti, individua le condizioni necessarie per disinnescare le cause dell’astensionismo involontario, garantendo al tempo stesso libertà, personalità e segretezza del voto. Si tratta della digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali (election pass) e della concentrazione delle scadenze elettorali in due soli appuntamenti annuali (election day) L’election pass consiste in un certificato elettorale digitale in sostituzione delle tessere elettorali cartacee, utilizzando la tecnologia ampiamente sperimentata con il green pass. L’election pass potrà essere scaricato sul proprio smartphone o stampato e sarà verificato in tempo reale al seggio attraverso una apposita app: i cittadini non dovranno più preoccuparsi dello smarrimento della loro tessera elettorale, né di rinnovarla una volta esaurita. Inoltre, l’election pass potrebbe rendere facilmente praticabili nuove modalità di espressione del voto, in particolare il voto anticipato presidiato presso strutture autorizzate o il voto presso un altro seggio nel giorno delle elezioni (all’interno della stessa circoscrizione/collegio).

La discussione sul voto a distanza per combattere l’astensionismo va avanti da tempo. Compreso il problema degli italiani all’estero, lavoratori e studenti, che ogni volta sotto elezioni non riescono a raggiungere il proprio seggio perché impossibilitati a rientrare in Italia. Un problema che, secondo i dati Istat, riguarda quasi tre milioni persone. Qualche numero per capire meglio il problema. Negli anni si è verificata “una sempre maggiore riduzione della partecipazione: alle politiche del 1948 votò il 92% degli italiani, mentre nel 2018 poco meno del 73%. Alle elezioni europee si è passati dall’86% del 1979 al 56,1% del 2019. È un trend in continuo calo – ha aggiunto D’Incà -, e alle ultime amministrative, fra settembre e ottobre, ha votato il 54%, mentre nelle suppletive a gennaio, oltre l’88% non ha votato al collegio di Roma 1, che pure è vicino alle istituzioni”.

Voto online, primi passi verso la sperimentazione per i fuorisede

Dopo l’ok alla firma digitale per i referendum popolari, poi, il 9 luglio scorso la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e il titolare della Digitalizzazione Vittorio Colao hanno firmato il decreto attuativo che dà il via alla sperimentazione del voto elettronico per chi non può raggiungere il seggio o il comune di residenza. Da anni però si discute e si prova a trovare una soluzione per cercare di non perdere un bacino di voti importante. Diverse soluzioni sono allo studio del Parlamento e ora ci prova anche il ministro D’Incà con una proposta che permetterebbe di esprimere la propria preferenza nei giorni precedenti l’election day, in qualunque parte del Paese, in uffici postali o comunali.

“Con l’election pass si potrebbe votare in seggi diversi, per un periodo di 15 giorni, in qualsiasi ufficio postale o comunale. È una semplificazione importante – ha sottolineato Bassanini – Sarebbe possibile compattare tutte elezioni in due tornate all’anno. In questo modo non c’è frammentazione, si conoscono le date, una domenica e un lunedì”, ha poi spiegato Bassanini a proposito dell’election day fisso. Tra le proposte avanzate dalla commissione c’è anche la possibilità di spostare i seggi dalle scuole in ‘hub elettorali’ su modello di quelli per i vaccini.

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