“Favorevoli alla coprogettazione”: Askatasuna abbandona l’illegalità. Piantedosi chiede una verifica

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«Vediamo positivamente la scelta del Comune di Torino di iniziare un percorso di coprogettazione che permetta di continuare, e aprire ancor di più, lo spazio di corso Regina Margherita 47. Insieme a chi ha deciso di accompagnarci in questo percorso faremo in modo di effettuare i lavori propedeutici alla realizzazione della delibera comunale. Svolgere attività e iniziative in un contesto di sicurezza collettiva è da sempre stata una nostra prerogativa, nonostante i tentativi della Procura e della Questura di chiudere lo spazio con scuse ridicole». È il commento degli occupanti di Askatasuna, che arriva dopo quasi un giorno di silenzio, in cui molti si sono domandati quale fosse il loro parere sulla delibera di coprogettazione per rendere lo stabile “bene comune”. Dall’approvazione di ieri mattina, infatti, molte sono state le reazioni sia della società civile che politiche ma ancora non una posizione di chi il centro lo vive da quasi 30 anni. «Così è, se vi pare”, si legge nella nota dell’Askatasuna. E ripartono da una frase: “Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi!”, che 27 anni fa “scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il centro sociale Askatasuna. Lo diciamo chiaramente il percorso che porterà il centro sociale ad essere “bene comune” della città, rientra nella consequenzialità di quella frase, la prerogativa del centro sociale è sempre stata quella di essere aperto ai bisogni collettivi”.

Le parole di Piantedosi in Parlamento

“Ho chiesto elementi di approfondimento alla Prefettura di Torino”, ha affermato oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in risposta a un’interrogazione parlamentare sul progetto del Comune di Torino. Una proposta, ha sottolineato il titolare del Viminale, che “non può e non deve costituire, in alcun modo, una sorta di legittimazione, o addirittura di premio, per l’operato di un centro sociale che si è distinto negli anni per l’esercizio della violenza, piuttosto che per il dialogo e il confronto democratico orientato al bene comune”.

Il ministro ha ricordato anche i legami del centro sociale con le proteste No Tav e le “recenti manifestazioni studentesche sfociate in scontri con le forze di polizia, come in occasione della visita a Torino della presidente del Consiglio, lo scorso mese di ottobre”. “In una recente pronuncia – ricorda poi Piantedosi -, la Corte di Cassazione ha evidenziato che Askatasuna avrebbe creato, soprattutto in Val di Susa, un vero e proprio ‘laboratorio di sperimentazione’ per quanto riguarda le violenze, confermando così la sussistenza di un’organizzazione stabile che ha dimostrato di essere operativa in più ambiti”.

I prossimi passi per chi occupa il centro

Per gli occupanti è uno step condiviso dopo le ultime vicende giudiziarie: «Negli ultimi mesi la Procura di Torino, la Questura e il Governo, hanno costruito le condizioni e il terreno per arrivare ad un possibile sgombero, puntando alla cancellazione della possibilità stessa di organizzarsi collettivamente. Il percorso che abbiamo intrapreso, insieme con un nutrito gruppo di cittadini e cittadine solidali della nostra città, rappresenta la possibilità che abbiamo scelto. Vogliamo dare priorità a questa, impedendo l’eliminazione dell’esperienza del centro sociale e di tutte le attività che questo costruisce quotidianamente per il quartiere e le persone, molte, che lo attraversano. Le ispezioni e le inchieste orchestrate ad hoc contro di noi, sfiorando spesso il ridicolo, mirano a mettere una pietra sopra tutto quello che dentro il centro sociale viene fatto, in tutta la sua diversità ed eterogenità».

Legalizzazione di Askatasuna, Lo Russo tra due fuochi punta tutto sul dialogo

Il prossimo passo sarà lasciare lo stabile per consentire i lavori, «ci auguriamo che la coprogettazione e i lavori necessari avvengano nei tempi dettati dal “buon senso” proprio perché vogliamo che le attività che abitualmente si svolgono al piano terra e nel giardino possano riprendere il prima possibile. Per questo sospenderemo la programmazione delle serate musicali e culturali, con la promessa di farne un orizzonte reale. Temporaneamente faremo in modo che queste iniziative possano vivere nelle strade della nostra città e del quartiere. Sicuramente continueremo a partecipare alle numerose lotte e percorsi che da anni portiamo avanti in città». La nota chiude con una stoccata alle reazioni politiche «A chi sui giornali si indigna e cerca di vedere gossip e spaccature interne, rispondiamo che per noi “si parte e si torna insieme” e che organizzarsi collettivamente è quanto di più lontano da quel che loro sono abituati a pensare appannaggio della “politica”. Noi ci sentiamo parte di un sogno collettivo che va ben al di là delle mura degli spazi che viviamo».

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