“Femminicidio” è la parola del 2023 secondo Treccani

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Nel 2001 è apparsa, nel 2008 è stata registrata come neologismo, nel 2023 Treccani l’ha scelta come parola (tragica) dell’anno. “Femminicidio”.

Secondo i dati del Viminale, sui quali c’è sempre un dibattito in corso, sono state 118 le vittime donne di quest’anno e 96 di loro sono state uccise in ambito familiare o affettivo. Ma come scriveva Michela Murgia “la parola femminicidio non indica il sesso della morta. Indica il motivo per cui è stata uccisa. Dire omicidio ci dice solo che qualcuno è morto. Dire femminicidio ci dice anche il perché”.

OSSERVATORIO FEMMINICIDI

L’urgenza

Ecco allora la scelta di Treccani nell’ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, per promuovere un uso corretto e consapevole della lingua. Una scelta – spiegano dall’istituto dell’Enciclopedia italiana – che evidenzia l’urgenza di porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale: un’operazione pensata non solo per comprendere il mondo e la società che ci circondano, ma anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente lettori e lettrici su una tematica che inevitabilmente si è posizionata al centro dell’attualità.

Una presenza sempre più rilevante

“Come Osservatorio della lingua italiana – spiega infatti Valeria Della Valle, direttrice scientifica, insieme a Giuseppe Patota, del vocabolario Treccani – non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale: quanto è presente nell’uso comune, in che misura ricorre nella stampa e nella saggistica? Purtroppo, nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere. Il termine, perfettamente congruente con i meccanismi che regolano la formazione delle parole in italiano, ha fatto la sua comparsa nella nostra lingua nel 2001 (e fu registrata nei Neologismi Treccani del 2008): da allora si è esteso a macchia d’olio quanto il crimine che ne è il referente”.

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