Francesca De André, nipote di Fabrizio, dopo la condanna dell’ex fidanzato per maltrattamenti e lesioni: “La giustizia esiste, alle donne dico di denunciare”

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“Ho visto che la giustizia esiste. D’altro canto nessun risarcimento può essere congruo rispetto alle sofferenze e al malessere vissuto. Io non confido più negli esseri umani e nella loro morale. Certe persone non cambiano. Ma quantomeno le donne possono incutere un po’ di timore visto che giustizia può essere fatta. Bisogna sempre denunciare“.

Mentre parla Francesca De André, nipote di Fabrizio e figlia di Cristiano, ha una voce pacata e sicura. Si percepisce una nota di sollievo. Da poche ore è uscita vittoriosa dal tribunale di Lucca. Una battaglia in aula contro l’ex fidanzato Giorgio Tambellini, 40enne, accusato di maltrattamenti e lesioni aggravate. Ieri pomeriggio, 3 aprile, i giudici si sono espressi, riconoscendo entrambi i capi di imputazioni. E lo hanno condannando a 3 anni e 3 mesi. “Ho conosciuto il dolore di un amore malato – aveva raccontato tempo fa la 34enne, ripercorrendo le violenze subite durante quella relazione – ogni oggetto a portata di mano, delle sue mani, era utile per colpirmi“.

Nel corso delle indagini e del processo sono stati ricostruite molteplici aggressioni. L’apice nell’aprile del 2022 quando la coppia si trovava in provincia di Lucca. Una vicina di casa chiamò i carabinieri sentendo delle urla. “Ero a terra, il sangue usciva da ogni parte del mio corpo – descrisse De André alla rivista Chi – urlavo ‘Basta, basta, fermati’. Ricordo una serie di calci in testa uno via l’altro, poi il vuoto”. Fu portata in ospedale dove riportò 21 giorni di prognosi per tumefazioni al volto e alle braccia. Per Tambellini scattò il divieto di avvicinamento e la denuncia d’ufficio. Adesso il tribunale ha emesso il verdetto di primo grado nei suoi confronti. La 34enne è stata sostenuta dagli avvocati Pier Paolo Pieragostini e Gian Luigi Tizzoni.

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De André, il pubblico ministero aveva chiesto 4 anni. Ritiene giusta questa sentenza?

“Sono soddisfatta. Da donna ferita, mi sarei aspettata forse qualcosa in più, una pena un po’ più severa, ma la cosa importante è che sono state accertate le responsabilità per tutti quei reati di violenze che gli erano stati contestati. C’è stata pure una beffa”.

Cioè?

“Forse non capendo la gravità della situazione, fuori dal tribunale lui (Tambellini, ndr) ha iniziato a seguirmi con la bicicletta, urlandomi contro. Lui può non aver ancora compreso, ma la legge sì”.

Cosa ha pensato uscita dall’aula?

“Ci sono persone che non cambiano. Io l’ho visto anche in un contesto completamente diverso dalla vita quotidiana, come dentro un tribunale. Alcuni non cambieranno mai ed è bene che tutte le donne lo sappiano. Per questo che bisogna denunciare. La legge però esiste”.

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Molte donne subiscono maltrattamenti nelle relazioni. Situazioni da cui spesso è difficile uscire. Oggi cosa si sente di dirle?

“Per tutte coloro che possono vivere una situazione del genere, ritengo sia sempre meglio tirare fuori il coraggio per intraprendere un percorso legale e giudiziario che non è e non potrà mai essere semplice, ma che alla fine porta alla giustizia. Ed è importante tutto questo, perché gli stessi uomini abbiano un pochino più paura”.

Per il suo caso c’è ancora la possibilità che venga fatto ricorso in appello.

“Non vedo ancora la fine definitiva di questa storia. Lui ha negato durante il processo. E non confido nella coscienza delle persone. Se lui volesse proseguire nel provare a dire che è innocente, confido nel fatto che ora, dopo le indagini e il procedimento che ci sono stati, con varie persone ascoltate, racconti e prove, tutto possa essere abbastanza rapido”.

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