I talebani prendono Kabul e l’Afghanistan diventa Emirato islamico. Migliaia in fuga, al via il rimpatrio degli italiani

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Kabul è nelle mani dei talebani che hanno annunciato la rinascita dell’Emirato Islamico. La bandiera talebana sventola sul palazzo presidenziale abbandonato da Ashraf Ghani: la capitale è caduta in mano degli estremisti islamici dopo una giornata di Ferragosto convulsa e drammatica, l’Afghanistan è ormai tornato nella morsa degli insorti. Con l’entrata in massa dei combattenti nella capitale il presidente Ghani ha lasciato il Paese “per evitare spargimenti di sangue”. I talebani hanno assicurato di essere entrati in città per garantire la sicurezza, ma Kabul è immediatamente finita nel caos con le strade completamente bloccate per la popolazione in fuga, sparatorie segnalate in città e l’aeroporto “sotto tiro”.

Afghanistan, panico all’aeroporto di Kabul tra i diplomatici e civili stranieri in fuga

Migliaia in fuga, Usa controllano aeroporto

Migliaia di persone si sono messe in strada, a piedi o in auto, alla ricerca di una via di fuga. Centinaia di afgani hanno raggiunto la Porta dell’Amicizia nella città di Chaman, al confine tra Afghanistan e Pakistan.Totale il caos all’aeroporto, con la gente sulle piste pur di riuscire a salire sugli aerei e lasciare il paese. Gli Stati Uniti hanno assicurato che nelle prossime ore assumeranno le redini del controllo del traffico aereo all’aeroporto di Kabul per facilitare le evacuazioni e hanno promesso che accelereranno la partenza di migliaia di afgani che hanno aiutato le truppe durante la guerra. In una dichiarazione congiunta, il Pentagono e il Dipartimento di Stato hanno indicato che stanno adottando una serie di misure per garantire la sicurezza dello scalo afghano al fine di “consentire l’uscita sicura del personale statunitense e dei loro alleati dall’Afghanistan, in ambito civile e militare aereo”. “Nelle prossime 48 ore, avremo ampliato la nostra presenza di sicurezza a quasi 6.000 soldati, con una missione focalizzata esclusivamente sulla facilitazione di questi sforzi, e ci occuperemo del controllo del traffico aereo” all’aeroporto, afferma la nota.

Ecco perché l’esercito di Kabul si è dissolto

Ambasciate evacuate, al via ponte aereo per rimpatriare italiani

L’Italia ha evacuato l’ambasciata ed è partito il piano di evacuazione di diplomatici e cittadini, ed è iniziato nella notte un ponte aereo per l’evacuazione di tutti i collaboratori afghani dei ministeri di Difesa ed Esteri.  Per l’Italia l’annuncio è arrivato dopo le 23 dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “In questo momento il volo dell’aeronautica militare con a bordo i nostri connazionali è partito da Kabul”. Di Maio ha aggiunto che altri voli continueranno a decollare da Kabul nei prossimi giorni, che un presidio diplomatico resterà in aeroporto: “La situazione è tragica, non abbandoneremo gli afghani”, ha concluso. Gli Stati Uniti hanno abbassato la bandiera dell’ambasciata a Kabul annunciando che tutto il personale, incluso l’ambasciatore Ross Wilson, è stato evacuato e si trova all’aeroporto.

L’appello di 60 Paesi: “Aiutate e favorite evacuazione del Paese”

Tutti i cittadini afghani e internazionali attualmente in Afghanistan devono essere aiutati a lasciare il Paese in sicurezza e gli aeroporti devono rimanere aperti. E’ l’appello sottoscritto da oltre 60 Paesi tra i quali, Usa, Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea, Qatar, Gran Bretagna. In un comunicato congiunto i governi richiamano alla responsabilità “tutti coloro che sono in posizione di potere e autorità affinchè vengano protette le vite umane e le proprietà e per il ripristino immediate della sicurezza e dell’ordine civile”.  Nel comunicato si aggiunge che “gli afghani hanno il diritto di vivere in sicurezza e dignità e la comunità interazionale deve essere pronta ad assisterli”.

Gli Usa inviano più truppe in Afghanistan, ma solo per l’evacuazione. Biden non ci ripensa: il ritiro è definitivo

Il messaggio di Ghani dopo la fuga

Il presidente afgano ha spiegato su Facebook di aver abbandonato il Paese per evitare ai cittadini di Kabul un bagno di sangue. “Oggi, mi sono imbattuto in una scelta difficile: dover affrontare i talebani armati che volevano entrare nel palazzo o lasciare il caro Paese alla cui protezione ho dedicato la mia vita a proteggere negli ultimi vent’anni”, ha scritto Ghani, che si sarebbe rifugiato in Uzbekistan secondo il Nyt o in Tajikistan secondo altre fonti. Ghani ha quindi auspicato che i talebani superino la “nuova prova storica” proteggendo “il nome e l’onore dell’Afghanistan”. È “necessario che i talebani garantiscano tutte le persone, le nazioni, i diversi settori, le sorelle e le donne dell’Afghanistan per conquistare la legittimità e il cuore del popolo – conclude Ghani promettendo di  – continuare a servire sempre la nazione”.

La notte più nera di Kabul: “Per noi è finita”

I talebani rassicurano: “Nessun pericolo per gli stranieri e governo inclusivo”

“Assicuriamo a tutte le ambasciate, missioni diplomatiche, istituzioni e cittadini stranieri a Kabul, che non vi è alcun pericolo per loro”. Lo scrive in un tweet il portavoce dei Talebani, Zabihullah, secondo cui “le forze dell’Emirato Islamico hanno il compito di mantenere la sicurezza a Kabul e in altre città del Paese”. Un nuovo governo talebano includerà  anche afghani non talebani. Lo ha detto il portavoce dei talebani Sohail Shaheen in un’intervista alla Cnn. Secondo il portavoce degli studenti coranici sarebbe “prematuro” in questo momento dire chi saranno i nuovi membri dell’esecutivo, ma, ha aggiunto, ci saranno “figure note”.
“Quando diciamo un governo islamico inclusivo afghano significa che anche altri afghani partecipano al governo”, ha affermato. Alla domanda se i talebani chiederanno all’attuale esercito e polizia afghani di unirsi alle forze di sicurezza talebane, Shaheen ha detto che a tutti coloro che consegneranno le armi e si uniranno alle forze talebane sarà concessa l’amnistia e che le loro vite e le loro proprietà saranno al sicuro. Ha aggiunto che i loro nomi sono in un registro e che sarebbero stati usati come forza di “riserva” e richiamati secondo necessità.

Le reazioni, dal Papa alla Nato. Proteste davanti alla Casa Bianca

Riunioni di emergenza per analizzare la situazione sono state attivate in molti paesi occidentali, mentre la Nato ha sottolineato che la soluzione politica in Afghanistan è “più urgente che mai”. Ma gli Usa, travolti dalle polemiche e accusati di aver scatenato l’escalation talebana, hanno continuato a difendere la loro politica di ritiro delle truppe. Lo ha fatto il segretario di Stato Antony Blinken che ha respinto ogni paragone con Saigon ed ha assicurato che gli obiettivi della guerra in Afghanistan sono stati raggiunti. Ma il timore è un salto indietro di 20 anni. Da tutto il mondo è arrivato l’appello alla pace e alla ricerca di una soluzione negoziata. A partire da Papa Francesco, che si è unito “all’unanime preoccupazione per la situazione in Afghanistan. Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo”. Centinaia di persone stanno manifestando di fronte alla Casa Bianca per chiedere al governo Usa di proteggere la popolazione afghana dall’avanzata talebana. I dimostranti sventolano bandiere dell’Afghanistan e inneggiano slogan: “Salvate le nostre donne e i nostri bambini”. “Non lasciateci soli, salvate la nostra gente”.

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