I trattori assediano l’Ue e spaventano i leader. Von der Leyen apre

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BRUXELLES – Letame, barricate, incendi e vandalismo. Per un’intera giornata Bruxelles è sotto assedio. Messa quasi a fuoco e fiamme dagli agricoltori di tutta Europa riuniti davanti al Parlamento europeo per protestare. Contro il Green Deal, il pacchetto di provvedimenti per la transizione ecologica, contro gli aiuti per l’importazione del grano ucraino, contro i limiti all’uso dei pesticidi, contro la cancellazione delle agevolazioni per l’acquisto del diesel e contro (soprattutto per l’Italia) l’Irpef agricola. Il bersaglio è soprattutto l’Ue.

Una protesta tutt’altro che pacifica. Milletrecento trattori hanno paralizzato le strade del centro. A Place Luxembourg, la piazza davanti il Parlamento europeo, ad avere la peggio è stata una delle statue storiche brussellesi, quella che raffigurava il meccanico Beaufort, uno dei quattro operai rappresentati attorno al monumento dedicato all’ex industriale belga-britannico, John Cockeril.

Tutto comincia di buon mattino, quando i trattori iniziano a sfilare per la città con l’obiettivo di raggiungere il centro. Uno di questi si ferma in una delle vie eleganti dello shopping, Avenue Louise. E scarica in mezzo alla strada una montagna di letame.

Da quel momento la situazione va di male in peggio. Il corteo si concentra all’ingresso dell’Eurocamera. La polizia stende il filo spinato. Gli ingressi per il Palazzo Altiero Spinelli vengono bloccati. A ripetizione i manifestanti tentano l’assalto respinti dagli idranti della polizia. Nella piazza vengono accessi falò con il pellet e gli pneumatici. L’aria diventa molto acre. La diossina si sparge in buona parte della strade limitrofe. Il lancio di uova è costante. Obiettivo: il Parlamento e chiunque abbia un aspetto che lo indentifichi con le istituzioni europee. Il salto di qualità è dato dalla gragnuola di bottiglie. L’allarme delle forze dell’ordine è altissimo. Non tanto per la protesta ma perché là sotto c’è una linea del treno urbano. Se i trattori in blocco si avvicinassero troppo, il rischio di un crollo potrebbe essere reale: questa la paura. Fortunatamente restano a distanza.

Gli agricoltori, in parte aizzati dai partiti della destra sovranista europea, si scagliano contro l’Ue. Le misure del Green Deal, a loro giudizio, sono irrealizzabili. A meno di compromettere l’intero settore. In più ci si mette la concorrenza del grano ucraino e l’accordo con il Mercosur, i paesi del Sud America. Altra fonte di concorrenza a basso prezzo. «L’Europa importa merda», è uno degli slogan. «Senza agricoltori non c’è cibo», è il cartello più sventolato.

Così, in un’atmosfera a tratti surreale, inevitabilmente le richieste degli agricoltori irrompono nel Consiglio europeo che si riunisce a poche centinaia di metri di distanza. Il tema non è all’ordine del giorno. Ma una sequenza di interventi impongono alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di fare qualcosa. È evidente che la questione diventa politica. Il timore che il vento della rivolta soffi in Europa gonfiando le vele del populismo sovranista cresce di ora in ora. Il più preoccupato di tutti è sicuramente il presidente francese, Emmanuel Macron. Memore dei gilet gialli, dice a chiare lettere che «non si può stare fermi. Dobbiamo – afferma – dare risposte. Non si può lasciare la situazione così com’è». E poi se la prende con l’accordo con il Mercosur, il mercato comune del Sud America, sperando che in qualche modo possa essere sospeso. Anche il polacco Tusk va all’attacco. Le agevolazioni sul grano ucraino stanno avvelenando la reazioni dei suoi agricoltori. Pure Giorgia Meloni, una volta tanto sulla stessa linea di Parigi, non risparmia critiche: «Il mio partito in Ue ha votato contro gran parte delle questioni criticate ora dagli agricoltori. La politica europea va cambiata». Il belga Alexander De Croo, presidente di turno dell’Ue, non è da meno: «Le preoccupazioni degli agricoltori sono legittime».

Il pressing su Von der Leyen sortisce un primo effetto. Insieme a De Croo e al premier olandese Rutte incontra una delegazione di agricoltori. «È giusto dire – ammette la presidente della Commissione – che i nostri agricoltori hanno dato prova di resilienza. Gli agricoltori possono contare sul sostegno dell’Ue». E promette di ridurre gli oneri amministrativi che gravano sul settore.

È un primo passo ma per i manifestanti dei trattori non basta. Non è escluso che domani la protesta continui. E tra i leader, ormai in campagna elettorale per le Europee, si fa largo l’ipotesi di un Consiglio europeo straordinario.

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