Dall’università alla politica. In una Torino già scossa dalle numerose segnalazioni di studentesse di molestie verbali, fisiche, umiliazioni e prevaricazioni subite negli spazi universitari, con la sospensione di due docenti, il MeToo travolge anche il mondo della politica locale e della sanità. Ad alimentare la bufera è l’accusa di molestie sessuali dirette al noto ginecologo Silvio Viale, medico dell’ospedale Sant’Anna, consigliere comunale di +Europa e Radicali. Una figura nota per le sue battaglie per la libera scelta per le donne sull’aborto e la RU-486.
Le accuse da parte delle ragazze raccontano di frasi invadenti, palpeggiamenti e battute a sfondo sessuale durante la prima visita ginecologica. «Nei prossimi giorni vedremo cosa emerge da questa vicenda per valutare dei nostri provvedimenti che prenderemo direttamente come direzione aziendale», dice Giovanni La Valle, direttore generale di Città della Salute. L’attenzione è massima anche se l’inchiesta penale che coinvolge il medico è alle fasi iniziali.
Il ginecologo Silvio Viale indagato per violenza sessuale: “Molestie sulle pazienti”
Da subito il direttore ha incontrato Viale «era abbastanza scosso, mi ha riferito». In questi giorni il ginecologo non sarà in servizio al Sant’Anna, «per una questione di opportunità da oggi il dottor Viale sarà assente da lavoro per ferie ordinarie», precisa La Valle, rimandando ai prossimi giorni eventuali procedimenti ufficiali. Anche dalla politica arrivano le prime reazioni: «Ogni volta che c’è una vicenda giudiziaria per quanto mi riguarda il garantismo viene prima di tutto. L’ho fatto pubblicamente per gli avversari politici più lontani da me. Lo faccio oggi per Silvio Viale dal quale da qualche tempo mi separano analisi e metodi all’interno del mondo radicale», commenta Igor Boni. Giorni che serviranno anche a dare i contorni a questa vicenda, segnalata lo scorso novembre dal Movimento “Non una di meno” durante un corteo transfemminista nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Al termine di quella segnalazione alcune donne si «sono riconosciute nella medesima esperienza», raccontarono le attiviste allora. «La sistematicità che emerge dai racconti fa sperare che, se altre donne hanno vissuto esperienze analoghe, possano trovare il coraggio di uscire allo scoperto, di sapere di non essere sole», commentano le avvocate Benedetta Perego e Ilaria Sala, che difendono le quattro giovani che accusano il noto ginecologo.
Tra le prime reazioni c’è chi è pronto a difendere a spada tratta l’operato di Viale e chi, invece, sembra credere in una presunta sistematicità, «non mi stupisco nel leggere queste testimonianze», racconta una giovane interpellata da Repubblica. «Sono stata una sua paziente e ricordo quanto mi mise a disagio la visita con lui», ricorda. È una segnalazione diversa da quella delle donne, nessuna battuta o frase invadente. A incidere fu soprattutto «il fatto che non avesse uno spazio dietro cui potersi cambiare. Mi spogliai in mezzo alla stanza dove sono stata visitata». Una visita che ricorda con amarezza, «non ho avuto esperienze mediche peggiori di questa». Testimonianze anonime, raccolte dalle realtà femministe che se ne sono fatte portavoce, come in questi giorni sta accadendo nell’università di Torino, con la pubblicazione di diverse segnalazioni senza firma su comportamenti definiti impropri di docenti ma anche ricercatori, personale e studenti. In un clima reso ancora più teso dall’esplosione di due casi di docenti finiti sotto accusa. Proprio dopo questi la stessa Città della Salute ha inviato una comunicazione interna ai 9mila dipendenti invitando a denunciare eventuali abusi.
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