Il lungo attacco dall’alto, i tre missili mortali e l’ennesimo errore dell’Idf: cosa è successo al convoglio di World Central Kitchen

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L’esercito israeliano ha ucciso sette volontari dell’organizzazione non governativa World Central Kitchen mentre distribuivano cibo alla popolazione civile di Gaza. Un drone ha sparato per tre volte contro il convoglio sul quale stavano viaggiando nel giro di pochi minuti. I sette volontari – due palestinesi con doppia nazionalità (Stati Uniti e Canada) e cinque cittadini di Australia, Regno Unito e Polonia – avevano preso ogni precauzione per non farsi sparare addosso: si stavano spostando su un percorso che era stato concordato in anticipo con l’esercito israeliano ed erano a bordo di tre veicoli bianchi chiaramente identificabili grazie ai loghi della loro organizzazione sui tettucci. Ma non è bastato. I missili del drone israeliano hanno centrato tutti e tre i veicoli.

Fonti della Difesa di Israele a conoscenza dei dettagli della strage a metà del pomeriggio di ieri hanno parlato con Haaretz. Secondo il loro racconto, il convoglio aveva appena scortato un camion di aiuti verso un magazzino a Deir al Balah, nella fascia centrale e relativamente più tranquilla della Striscia di Gaza. Un drone sorvegliava i veicoli ed era in collegamento con il comando dell’unità responsabile della sicurezza del percorso. Al comando hanno pensato di avere visto, dalle immagini trasmesse in diretta dalla telecamera del drone, un uomo armato sul camion. Hanno sospettato che fosse un terrorista, anche se stava accompagnando una missione umanitaria internazionale con veicoli contrassegnati come appartenenti a un’ong.

Già questo punto è un problema enorme per l’esercito israeliano. I casi possono essere soltanto tre. Il primo è che l’uomo armato non esisteva e la versione dichiarata dall’esercito è falsa. Il secondo caso è che l’uomo armato esisteva e faceva da scorta al convoglio, come perfettamente plausibile in una zona di guerra. Il terzo caso è che l’uomo uomo armato esisteva ed era di Hamas. Ma se anche questa terza ipotesi fosse vera – non abbiamo alcuna prova però in quanto l’Idf non ha pubblicato il video girato dal drone – perché l’esercito israeliano ha sparato tre missili contro un convoglio umanitario? Per uccidere un singolo uomo di Hamas? Se anche ci fosse stato un uomo armato, è una decisione molto controproducente.

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Quante decisioni di questo tipo ha preso Idf in questi mesi, senza però il clamore internazionale scatenato dall’uccisione di sette volontari di un’ong? È il grande problema che investe tutta l’invasione della Striscia, dove il numero delle perdite cosiddette non intenzionali fra i civili – “gli effetti collaterali della guerra” – è molto più alto del numero di combattenti palestinesi uccisi. Ne vediamo soltanto alcune. Come il 15 dicembre, quando i cecchini israeliani uccisero tre ostaggi in fuga con la bandiera bianca, oppure il 5 febbraio, quando un nave centrò un trasporto carico di aiuti. Oppure i diversi in casi di civili uccisi dai cecchini.

Ieri il camion aveva raggiunto il magazzino assieme alle tre auto della Wck. Pochi minuti dopo, le auto hanno lasciato il magazzino senza il camion, sul quale si sarebbe trovato il uomo armato. Le fonti militari di Haaretz sottolineano che l’uomo armato non sarebbe uscito dal magazzino. A questo punto, mentre il convoglio era in movimento sul percorso approvato lungo la strada costiera e si muoveva da Nord verso Sud, il comando che seguiva il convoglio sui suoi schermi ha ordinato al pilota del drone di attaccare una delle auto con un missile.

Quando il drone ha colpito l’auto, alcuni passeggeri sono scesi e sono saliti a bordo di una delle altre due automobili, dicono le fonti militari. I sopravvissuti hanno continuato a guidare per circa ottocento metri e hanno fatto in tempo ad avvisare i loro responsabili di essere stati attaccati, ma un altro missile ha centrato la seconda auto – il missile ha creato un foro sul tettuccio del veicolo in corrispondenza del logo dell’organizzazione, che è una grande padella. La terza macchina del convoglio si è avvicinata per prendere a bordo i passeggeri feriti e sopravvissuti al secondo colpo e portarli fuori pericolo e ha fatto circa un chilometro e seicento metri, ma un terzo missile ha colpito anche la terza auto. I tre veicoli centrati dai missili sono rimasti dove sono stati colpiti.

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In teoria a una velocità di cento chilometri l’ora la distanza tra il luogo dove è stata colpita la prima auto e quello dove è stata colpita la terza auto si copre in poco più di un minuto. Ma la strada è in pessime condizioni, non permette alte velocità, e per due volte il convoglio si è fermato per far salire a bordo i sopravvissuti del primo e del secondo missile. È plausibile che siano trascorsi almeno tre, quattro minuti tra la prima esplosione e il missile finale. Il drone in questo lasso di tempo ha inseguito e annientato in modo sistematico la squadra di volontari.

«È frustrante», ha detto ad Haaretz una delle fonti militari che hanno raccontato questa versione dei fatti. «Stiamo facendo del nostro meglio per colpire con precisione i terroristi, utilizzando ogni briciola d’intelligence. E invece alla fine le unità sul campo decidono di lanciare attacchi senza alcuna preparazione, in casi che non hanno nulla a che fare con la protezione delle nostre forze». Questo è un punto notevole: anche all’interno di Idf c’è molta tensione sulla condotta sciagurata di alcune unità militari che hanno partecipato all’invasione di Gaza.

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