Il sindaco di Turbigo cede al prefetto: la fine del Ramadan sarà festeggiata al campo sportivo

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Infine, è vittoria. I pachistani, gli albanesi e i marocchini e tunisini di Turbigo e dintorni potranno celebrare con dignità la festa di fine Ramadan nel loro paese, grazie all’intervento del prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. E dunque il 10 aprile, a partire dalle 7 del mattino e fino alle 11, nel campo sportivo di Turbigo, i fedeli musulmani si raduneranno per la preghiera rituale, Id al-Fitr, che chiude il lungo digiuno.

Da mesi l’associazione Moschea Essa aveva fatto richiesta di uno spazio pubblico, all’aperto o al chiuso, nelle date 9 o anche 10 aprile, per una ricorrenza così importante per la comunità islamica in tutto il mondo, ma il sindaco Allevi (Fratelli d’Italia) non aveva mai dato risposta.

Gli avvocati Luca Bauccio e Aldo Russo avevano quindi presentato ricorso al Tar della Lombardia, sottolineando che «i diritti sono di tutti, e quindi chiederemo di valutare eventuali condotte discriminatorie». Zahid Naveed, responsabile dell’associazione Musulmani di Turbigo, aveva spiegato che «avere un posto dove pregare significa una integrazione vera». Muhammad Nasir, di Moschea Essa: «Ci serve un posto, perché siamo molte famiglie, con donne e bambini. Abbiamo diritto di pregare insieme, in un luogo adeguato».

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E il giudice del tribunale amministrativo – nella persona di Daniele Dongiovanni, presidente della quinta sezione – aveva deciso in tempi velocissimi, intimando al Comune di elencare alcuni posti compatibili con un raduno religioso, e di spiegare i motivi per cui eventualmente non fossero stati disponibili. Il Comune aveva quindi indicato, oltre alla piazza Madonna della luna, e l’area cani vicina al cimitero, altre possibilità, come il campo sportivo, ma impraticabile vista la stagione calcistica in corso, e la necessità di preservare l’erba dell’impianto. Inoltre aveva sollevato un problema di ordine pubblico, e l’impossibilità di avere personale a sufficienza per la gestione della viabilità.

Tutti problemi spazzati via ieri, durante l’incontro avvenuto in prefettura, perché alla fine il Tar ha chiamato in causa – come era logico – il prefetto Claudio Sgaraglia. Che ha convocato e il sindaco e i rappresentanti di Moschea Essa, più gli esponenti di questura, carabinieri, vigili del fuoco e Città metropolitana.

Così si è arrivati all’intesa. La festa si terrà al campo sportivo, lato allenamenti, in modo da non rovinare il prezioso prato. L’ampio parcheggio sarà a disposizione dei fedeli, che però per motivi di ordine pubblico non potranno essere più di duecento, mentre i musulmani prevedevano un afflusso di almeno 500 persone, da Turbigo e da altri paesi intorno. Un comunicato della Prefettura annuncia che «il sindaco ha assicurato la rapida adozione dei conseguenti provvedimenti autorizzativi e organizzativi. Al termine dell’incontro, il Prefetto Sgaraglia ha ringraziato tutte le parti che, con grande spirito di collaborazione, hanno consentito il pieno raggiungimento dell’accordo».

«Siamo molto soddisfatti», ha detto ieri sera l’avvocato Bauccio. «Ma non c’era bisogno di arrivare a questo punto. Il sindaco ci ha trascinato in un contenzioso inutile. Perché il problema era facilmente risolvibile, a patto di mettere da parte i pregiudizi». Due ricorsi al Tar in una settimana, «per ottenere il riconoscimento di un diritto fondamentale. Ma oggi è stato affermato che tutti i cittadini godono degli stessi diritti, senza distinzione di religione. Questa è la nostra più grande soddisfazione».

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