Incentivi auto, 2 mila euro di contributo per acquistare una vettura usata

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ROMA – Ritornano gli incentivi per acquistare anche le auto usate e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al tavolo automotive svela la cifra: un contributo di 2 mila euro, ma solo in caso di rottamazione di una vettura Euro 4 che si possiede da almeno un anno, per acquistare una macchina che non costi più di 25 mila euro. Ultimo tassello, su cui vengono stanziati 20 milioni, che Urso ha deciso di aggiungere al pacchetto che, dopo l’approvazione definitiva e i passaggi burocratici, debutterà a marzo, sostituendo gli incentivi varati dal governo Draghi.

A Palazzo Piacentini, a Roma, il nuovo sistema, che prevede una dotazione di 950 milioni, è stato presentato a imprese, compresa Stellantis, e sindacati che partecipano al Tavolo Automotive. Sotto il ministero i lavoratori della logistica di Melfi in presidio per protestare rispetto alla situazione dello stabilimento in Basilicata. Confermato l’impianto che prevede bonus più pesanti rispetto ai precedenti.

Il pacchetto per l’elettrico

Se per comprare una vettura elettrica, che non può avere un prezzo superiore ai 35 mila euro più Iva, oggi si può aspirare ad un aiuto pari, al massimo, a 5 mila euro, con il nuovo sistema si arriva a 13.750 euro con rottamazione di una macchina in categoria Euro 0,1 e 2 e con un Isee sotto i 30 mila euro. Se l’Isee è maggiore si arriva ad un sostegno pari a 11 mila euro. Se la categoria della vettura rottamata è Euro 3 si scende a 10 mila euro, se Euro 4 il contributo arriva a 9 mila. Solo per l’Isee sotto i 30 mila e per acquistare una vettura elettrica è prevista anche la rottamazione di un’auto Euro 5, e il contributo scende a 8 mila.

Senza rottamazione si può avere uno sconto di 6 mila euro per l’acquisto di una vettura elettrica nuova.

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Gli incentivi ibrido e benzina

Il prezzo massimo per le vetture ibride che hanno anche la batteria e devono essere ricaricate è di 45 mila euro più Iva. Senza rottamazione il contributo è di 4 mila euro. Se la persona si disfa di una macchina fino a Euro 2 sale a 8 mila euro, per la rottamazione di un Euro 3 vengono riconosciute 6 mila euro, per un Euro 4 5.500 euro. Per le macchine con motore tradizionale, con un tetto di spesa che non supera i 35 mila euro più Iva, non ci sono contributi senza rottamazione. Se si manda in pensione una vettura fino a Euro 2 si hanno diritto a 3 mila euro, un Euro 3 si scende a 2 mila euro, Euro 4 a 1.500 euro.

La strategia di Urso

“Il nuovo piano incentivi per l’auto va in tre direzioni, convergenti: sostenibilità ecologica, sociale e produttiva. Il primo obiettivo è infatti quello di stimolare la rottamazione delle auto altamente inquinanti, l’euro 0, 1, 2 e 3, che sono ancora il 25% del parco circolante nel nostro Paese”, dice il ministro Urso. “Il secondo obiettivo – ha spiegato al tavolo – è di aiutare soprattutto le famiglie con redditi bassi, attraverso un sistema graduale che prevede agevolazioni più significative per i nuclei con Isee fino a 30mila euro. Infine, di incentivare la produzione nel nostro Paese che negli ultimi anni si è drasticamente ridotta, malgrado gli incentivi predisposti che sono andati prevalentemente, sino all’80%, a vetture prodotte in stabilimenti esteri, anche della stessa Stellantis”.

La posizione di Stellantis

La casa automobilistica italo francese benedice il nuovo pacchetto. “Oggi abbiamo raggiunto un nuovo traguardo nel percorso per avere gli strumenti adeguati ad aiutare un mercato che da troppo tempo non riusciva ad imboccare la giusta strada della transizione energetica, relegando l’Italia a fanalino di coda europeo nello sviluppo dell’elettrificazione a quattro ruote”, ha sottolineato Davide Mele, responsabile Corporate Affairs di Stellantis Italia, al Tavolo Automotive. E Mele aggiunge: “Stellantis è più che mai convinta che se ogni stakeholder farà la sua parte, in modo concreto e proattivo, l’automotive nazionale potrà tornare a recitare il ruolo che si merita in un panorama europeo sempre più incerto ma che deve avere nell’Italia e nelle sue politiche industriali un esempio a cui guardare”.

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