La fiamma e Almirante: tra i fratellini d’Italia giovani ma nostalgici

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Perché siete di destra? «Per amor di patria», risponde Matteo, 21 anni. «Per amore delle nostre idee», alza la voce un ragazzo dietro di lui. «Lo sai vero che ogni nostro banchetto alla Sapienza viene contestato? A sinistra hanno paura della nostra narrazione». «Abbiamo preso duemila voti, su trentamila votanti, siamo la quarta forza all’università, eppure tutte le volte serve la copertura della polizia», dice Niccolò, 22 anni, studente di Lettere. La violenza non è reciproca? Non sono i vostri che entrano nei licei e pestano gli studenti dei collettivi? «Se lo fanno sbagliano. Noi abbiamo sempre detto che la forza delle convinzioni è più che sufficente», s’intromette di nuovo il tipo. «Loro occupano le aule. Noi no. Noi studiamo e basta», puntualizza Matteo. «Vengo dalla Calabria, studio legge». Vuol fare il magistrato, dicono i suoi amici.

L’Under 21 di Giorgia Meloni

Laghetto dell’Eur, Roma. Festa di Gioventù nazionale, l’Under 21 di Giorgia Meloni. Questo dialogo va in scena al banchetto dei libri, che i ragazzi con le magliette viola presidiano come volontari. «Anche a destra leggono», provoca ridendo Matteo. Cosa? Le biografie di Romualdi e Almirante; I ragazzi di via Milano, quelli del Secolo, di Mauro Mazza, appena ripescato come commissario alla Buchmesse; la rivolta di Reggio Calabria. Fuori da lì incontriamo Andrea Culaon, 22 anni, studente in scienze politiche a Roma 3. Ha comprato L’Italia durante la grande guerra, del giapponese Harukichi Shimoi. «L’hanno appena presentato, mi ha incuriosito. Shimoi fece la marcia su Roma, dedicò il libro a Mussolini. Ho l’esame di storia moderna, può essere una lettura utile».

Rino Gaetano, Guccini e Dalla

Dagli altoparlanti risuonano Rino Gaetano, Guccini, Lucio Dalla. Inflessioni meridionali. I futuri consiglieri comunali, regionali o ministri di Fratelli d’Italia. Hanno accolto con un’ovazione Ignazio La Russa: «La fiamma nel cuore, questo l’importante», li ha incoraggiati il vecchio patriarca. Il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli ha raccontato della «cultura civilizzatrice degli italiani, che sia prima del fascismo che durante in Africa ha costruito e realizzato». E siamo sempre alla favola degli italiani brava gente. E Fenix si chiama la kermesse. Questa destra oggi al potere da quale ceneri rinasce? L’antifascismo, per dire, è un valore? E qui entriamo in un terreno insidioso. Il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani, 33 anni, deputato romano di San Paolo, si mette subito sulla difensiva: «Gli antifascisti che conosco io mi hanno impedito di parlare con Capezzone alla Sapienza». «A me mi hanno gettato addosso un secchio di colla sui capelli», rincara la dose la sua vice, Chiara La Porta, 32 anni, di Prato. «Non sono una storica, ma non vedo fascismo in giro, antifascisti sì». Poi Roscani dice: «I valori della Costituzione sono i nostri». E La Porta mostra di avere studiato: «Il fascismo è stato una dittatura da condannare. Ma io sono del ‘91, il mio impegno è stato l’antimafia».

Roscani racconta com’è diventato di destra. «I miei votavano prima Dc, poi Berlusconi, nel mio liceo, il Keplero, i collettivi mi sembravano pilotati, anche dai sindacati, quelli di destra erano più liberi: ho scelto la libertà. Mi sono quindi presentato alla sezione della Garbatella, quella di Giorgia Meloni». «Non so per chi votassero i miei, nel mio liceo il vicepreside fumava le canne con gli studenti nel cortile e faceva lezione con la maglietta del Che, un giorno cacciò via i ragazzi di Azione giovani da un’assemblea: mi parve una grande ingiustizia. Così bussai alla sezione di quei ragazzi: avevo 14 anni». Militare a destra per reazione, è il ritornello di sempre. Questa era già la grande narrazione di Gianfranco Fini, che disse di esserlo diventato perché i rossi gli impedirono di vedere un film di John Wayne. Ma è una spiegazione davvero convincente? Anche La Porta è già deputata. «L’impatto col Parlamento, per me che vengo dalla militanza, è stato brutto. Tempi lenti. Burocrazia. Non è un ambiente dinamico».

La “maggioranza silenziosa”

Gioventù nazionale ha 50mila iscritti. «E da quando siamo al governo c’è stato un boom», ammette Roscani. Tutti vogliono salire sul carro di Giorgia. Sono stati ospiti Pietrangelo Buttafuoco, Angelo Mellone, Laura Tecce, la conduttrice di Underdog; Cucinelli, Tremonti, Roccella, Tajani, Travaglio ha intervistato Del Mastro, Parenzo Donzelli. Oggi sono attesi Sangiuliano, Lollobrigida, Crosetto, Capezzone. Meloni non chiuderà. «Troppi impegni». Spunta Fabio Rampelli. «Eh, io sono il decano. Tutto qui l’ho contribuito a fondare». Chiara Colosimo, Ciro Maschio e Wanda Ferro discutono di antimafia. I ragazzi onorano con un lungo applauso la memoria di Andrea Augello. I militanti trovano sulle loro sedie una copia de La voce del patriota. Accendini con la scritta “Prima gli italiani”. Tazze con l’insegna «Tutto per la patria». «Io se vedo un tricolore mi emoziono», dice Roscani. «Sono in contrapposizione al ragazzo modello cosmopolita», ammette Culaon, quello del libro di Shimoi: «Sono per la patria come una famiglia, i giovani non se ne devono andare, bisogna restare per migliorare l’Italia».

Qual è la morale del pomeriggio? Ritroviamo i ragazzi della libreria. «Molti temono di esporsi con noi, ma la verità è che la maggioranza silenziosa già ci sostiene», giura Niccolò. «Lo chiameremo futuro» è lo slogan della festa. Sull’Eur diluvia.

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