La Pa ci mette tre anni e mezzo per pubblicare il concorsone, poi concede due ore per presentare domanda: “È inaccettabile”

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Sarà pur vero che, come qualcuno sostiene, bisogna assumere “presto” nuovi dipendenti pubblici, ma forse così è troppo. Ad Alessandro Taccogna la Pec di Formez Ripam arriva alle ore 12:06, e per arrivare alle ultime righe già gli occorrono almeno cinque minuti. “La invitiamo a prendere atto della riapertura della graduatoria unica del concorso unico per 2.133 funzionari amministrativi del 30/06/2020 per i candidati idonei dalla posizione n.7.125 alla n.7.268”.

Cogli l’attimo

Taccogna, 7.188 esimo in graduatoria, ha un sussulto: si parla anche di lui. È fatta. O forse no. Continua a leggere: “(…) E a procedere con la scelta delle amministrazioni sulla piattaforma inPa entro e non oltre le ore 14:00 di oggi 9 gennaio 2024”, pena “la decadenza” della propria posizione, come sancito dall’avviso pubblicato sul sito Formez. Taccogna è a pranzo: controlla l’orologio, sobbalza. “Non ho fatto in tempo a completare l’applicativo”, sospira. “ In effetti non ho idea di chi possa esserci riuscito”.

Il preavviso di un’ora e 54 minuti

Il preavviso, d’altronde, è da centometristi della burocrazia: un’ora e cinquantaquattro minuti, tempo di poco superiore alla durata di una partita di calcio e inferiore di più di un’ora rispetto a quella della visione del film “Oppenheimer”, recentemente premiato con il Golden Globe.

La gestazione di 3 anni e mezzo

Dopo una gestazione di tre anni e mezzo, il concorsone unico della Pubblica amministrazione, bandito nel 2020 e volto al reclutamento di 2.736 funzionari con incarico non dirigenziale, ha conosciuto un imprevedibile sprint proprio all’ultimo miglio: quello del 9 gennaio è stato infatti verosimilmente l’ultimo scorrimento di una graduatoria pubblicata per la prima volta due anni fa, e i candidati con il vizio di pranzare a mezzogiorno hanno visto sfumare definitivamente le loro speranze di assunzione.

La Pec da controllare

È il caso di Taccogna, già dipendente pubblico presso un’altra Pa, che, dopo essersi fermato in mensa, ha la malaugurata idea di intrattenersi con i colleghi per prendere il caffè: “A un certo punto, erano le 13:45, mi arriva un messaggio su Whatsapp di un conoscente che aveva provato a suo tempo il concorso con me. Mi dice di controllare immediatamente la Pec. Quando ho visto la scadenza sono sbiancato”. Taccogna sobbalza, abbandona in fretta e furia la tazzina e si precipita in ufficio per aprire il computer e tentare un’impresa impossibile: in dieci minuti scarsi deve effettuare l’accesso al sistema inPa con le credenziali Spid, ponderare le 23 amministrazioni di destinazione, elencarle in ordine di preferenza, caricare il curriculum e, infine, inviare l’applicativo.

La scena fantozziana

Non si scoraggia: “Quando sono riuscito finalmente ad accedere al sistema mancavano esattamente tre minuti e 33 secondi. Una finestra sul monitor segnalava in rosso il conto alla rovescia. Tutt’intorno a me si era creato un capannello di colleghi che mi incoraggiava”. Una scena vagamente fantozziana, che ricorda la timbratura del cartellino aziendale in extremis: a differenza del ragioniere, però, Taccogna non ce la fa. “Avevo elencato le amministrazioni di preferenza completamente a caso, inserito l’anagrafica e dichiarato di non avere carichi pendenti, nonostante mi fosse già stato chiesto a suo tempo nell’atto di presentazione della domanda. Quando però a pochi secondi dalla scadenza mi è stato chiesto di elencare anche tutti i concorsi pubblici già effettuati in vita mia mi sono arreso”.

“Condizioni inaccettabili”

Il sistema, impietoso, si chiude, e con esso anche le speranze di Taccogna – e dei molti nella sua stessa posizione – di ottenere un posto per il quale avevano diritto: “Sono indignato, è una cosa assurda”, tuona. “Ho mandato una Pec a Formez Ripam per lamentare la brevità del preavviso e segnalare comunque le mie amministrazioni di preferenza, ma non ho ricevuto risposta. Avrei valutato con interesse una posizione in presidenza del Consiglio dei ministri. Lo trovo vergognoso”, continua. “Io alla fine mi ritengo fortunato perché comunque ho già un lavoro, ma mi metto nei panni di chi, disoccupato, in questo modo ha visto sfumare la possibilità di trovarne uno. Dopo tre anni e mezzo dal bando ci hanno dato un preavviso di un’ora e cinquantaquattro minuti. È inaccettabile”. Talvolta gli si imputa una certa lentezza, ma quando vuole la Pubblica amministrazione sa essere fulminea.

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