L’azzardo di Macron

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Per sbarrare la strada al Rassemblement National di Marine Le Pen, Emmanuel Macron ha fatto due cose: la prima, far votare al Parlamento e al Senato una legge sull’immigrazione ingiusta verso gli immigrati che riprende le idee dell’estrema destra, ne è prova il fatto che tutti i deputati di quel partito l’hanno votata.

La seconda, formare un governo fortemente sbilanciato verso l’estrema destra. Il fatto di aver scelto Gabriel Attal, un giovane di 34 anni che ha sempre vissuto nei quartieri alti e la vita vera l’ha vista solo da lontano, è una scommessa azzardata. Il patrimonio dichiarato di Attal ammonta a due milioni di euro. Non molti giovani, alla sua età, possiedono un tale patrimonio.

La giovane età e una vita facile fanno un buon primo ministro? La domanda è stata posta da persone di sinistra ma, a prescindere dal fatto che si sia di destra o di sinistra, il ruolo di primo ministro dovrebbe essere ricoperto da una personalità dotata di esperienza politica, da un uomo o una donna che abbia, come si suol dire, del mestiere.

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Non dobbiamo giudicare Attal prima di averlo visto all’opera, ma le persone che ha proposto a Macron per comporre il suo governo non promettono niente di buono.

Sorprendente è stata la nomina di Rachida Dati, 58 anni, nata in Francia da padre marocchino e madre algerina, già membro della squadra di Nicolas Sarkozy, che l’aveva nominata ministra della Giustizia. Fino all’11 gennaio è stata sindaca del 7° arrondissement di Parigi, uno dei più cari ed esclusivi.

Dati succede, risalendo all’epoca del generale De Gaulle, al grande scrittore André Malraux, a Jack Lang, che è stato un grande ministro della Cultura con Mitterrand, a Fréderic Mitterrand, uomo di cultura e di media. Dati arriva al ruolo priva di un bagaglio intellettuale. Macron però non le chiede di essere colta, se ne serve in quanto preda sottratta a Les Républicains, il partito che l’ha appena esclusa dai suoi ranghi.

Altro problema: nel 2021 Rachida Dati è stata messa sotto inchiesta per “corruzione” e “traffico di influenze illecite” per i servizi di consulenza resi all’ex AD dell’alleanza Renault-Nissan, Carlos Ghosn. È sospettata di aver ricevuto da Renault la somma di 900.000 euro in tre anni (2009-2011) per esercitare qualche forma di lobbying presso il Parlamento europeo.

Come ha ricordato Gabriel Attal il giorno della sua nomina, è innocente fino a prova contraria.

Attendiamo che la giustizia faccia il suo corso. Per il momento è innocente e nessuno ha il diritto di considerarla colpevole di alcunché.

Peraltro, Dati si prepara a diventare sindaca di Parigi alle prossime elezioni comunali. La sua posizione la aiuterà a spodestare Anne Hidalgo, sindaca fortemente contestata dalla maggioranza dei parigini.

Un’altra scelta problematica è la nomina agli Affari esteri di Stéphane Séjourné, europarlamentare ed ex compagno di Attal. Séjourné non ha alcuna esperienza di affari esteri né di diplomazia. Non è nemmeno mai stato console da qualche parte.

È un giovane perbene che si è fatto conoscere al parlamento di Strasburgo per aver redatto una “risoluzione di condanna del Marocco per il mancato rispetto dei diritti umani”, risoluzione firmata da tutti i deputati macronisti e da qualche socialista. L’avrà fatto su richiesta di Macron, che voleva vendicarsi del Marocco che l’aveva fatto spiare dal sistema israeliano Pegasus.

Affidare il Ministero dell’educazione (un compito impegnativo) a una ministra, Amélie Oudéa-Castéra, incaricata anche della Gioventù, dello Sport e delle Olimpiadi è un grosso fardello. È inevitabile che uno dei quattro compiti sia trascurato.

Infine, il nuovo governo dovrà preparare le elezioni europee del prossimo maggio e impedire che il Rassemblement National vinca. Macron si batte contro il partito di estrema destra, il cui presidente è un giovane di 28 anni, Jordan Bardella. Così, contrapponendo un giovane a un giovane, Macron spera di salvare il suo movimento, En Marche, anche se lui non ha più diritto a ricandidarsi alle elezioni presidenziali.

Con questi nuovi ministri, per alcuni poco esperti, si assiste a un declino dell’influenza della Francia nel mondo, o almeno a un declino certo in Africa e nel Maghreb.

Renaud Girard, editorialista del Figaro, il 9 gennaio ha scritto un commento molto severo sulla diplomazia francese: «Nel 2023 la Francia non ha certo brillato per la sua diplomazia. La sua influenza in Africa è diminuita; gli sforzi per riportare la pace in Medio Oriente sono falliti; il suo ruolo in seno all’Unione Europea è stato stagnante. […] Nel Maghreb è riuscita a guastare i rapporti con il Marocco, senza peraltro riaggiustare quelli con l’Algeria. Nel Sahel, ha problemi con tre paesi su cinque: Mali, Burkina Faso e Niger.»

Cerchiamo di non giudicare a priori, ma è difficile che il giovane Stéphane Séjourné possa riparare ai danni fatti da Macron in tutti questi paesi

Traduzione di Alessandra Neve

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