Loredana Cannata: “Io, da Tinto Brass a Sciascia. Non rinnego le scene di nudo, è la religione che getta fango sul sesso”

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Da bambina voleva essere come Marilyn Monroe. A sette anni trovò una sua foto su una rivista. Bianco e nero, Marlyn col rossetto sulla bocca sorridente in una scena di “A qualcuno piace caldo”. La ritagliò, sarebbe stata la prima di una lunga collezione. Loredana Cannata, attrice di Giarratana, in provincia di Ragusa, capì in quell’esatto momento che il cinema sarebbe stata la sua strada. «Fu come una folgorazione, su quella foto ho scommesso metà della mia vita. L’altra metà è ispirata al Che». A 16 anni costruisce, nella falegnameria di suo padre, i cartelli per manifestare contro l’arrivo nel Ragusano di alcuni boss mafiosi in regime di semilibertà e occupa il Comune. Intanto continua a sognare Hollywood e, dopo il diploma al liceo linguistico, si trasferisce a Roma per studiare recitazione. I primi passi nel cinema sono, infatti, in un film erotico di Aurelio Grimaldi, “La donna lupo”, e poi arrivano le pellicole di Tinto Brass. ma anche una parte in “Youth” di Paolo Sorrentino. Stasera, sul palco del teatro Stabile di Catania, sarà Laura Fermi, moglie del premio Nobel per la fisica, nello spettacolo “La scomparsa di Majorana”, tratto dal romanzo di Sciascia e diretto da Fabrizio Catalano, nipote dello scrittore di Racalmuto.

Loredana Cannata

“La donna lupo” fu un battesimo di fuoco. Tornando indietro lo rifarebbe?

«Non rinnego nulla. Anzi, quel film mi piace e lo rivendico: mi diede un nome nel cinema».

Cosa rivendica esattamente?

«La libertà sessuale che abbiamo raccontato, l’emancipazione femminile, la lotta contro i tabù. Ho un ottimo rapporto con il mio corpo e con la nudità. Purtroppo la religione ha gettato fango sul sesso, che è la cosa più naturale che ci sia, creando in molti un senso di frustrazione».

La sua famiglia come la prese?

«A mio padre dissi: “Faccio queste scene davanti alla cinepresa per evitare di farle dietro nei camerini”. Mi appoggiò e aiutò mia madre a capire la mia scelta. Per lei fu più difficile. I miei genitori non videro il film. I miei zii sì e li confortarono dicendo che c’era meno di quello che potessero pensare».

Loredana Cannata

Se fosse stata un uomo, avrebbe fatto meno scalpore?

«Solo io feci scandalo, gli attori maschi no. Agli uomini toccano gli applausi, le donne invece vengono prese per puttane»

La volle anche Tinto Brass.

«Accettai di recitare in “Senso ’45” perché volevo conoscere Gabriel Garko. Ho sempre difeso la mia libertà. A casa mia ci sono pochi oggetti, molti libri. Quando i miei genitori mi chiedevano cosa volessi regalato per il mio compleanno, io rispondevo sempre: “Regalatemi la libertà”. D’altronde sono nata il 14 luglio, il giorno della rivoluzione francese. Sono anche un’attivista, un’animalista e sono vegana».

Che ricordi ha del set di “Youth”?

«Si respirava l’atmosfera del grande cinema, Sorrentino aveva appena vinto un Oscar e volle me come unica attrice italiana nel ruolo della moglie di Maradona. Mi disse no, invece, per “Loro”»

Maradona l’aveva conosciuto in gara a “Ballando con le stelle”…

«Era un vero capitano: ci incoraggiava e sosteneva tutti. Ogni weekend faceva avanti e indietro con l’Argentina e dopo tre settimane lasciò il programma. Nel 2018 lo rincontrai a Misano quando Valentino Rossi gli baciò il piede sinistro».

Stasera è in scena a Catania con “La scomparsa di Majorana”.

«Ettore Majorana era un genio della fisica che mi ha sempre affascinato e che ho studiato a fondo. Prima di scomparire, aveva intuito con i suoi studi la possibilità della bomba atomica. Nella pièce accarezziamo l’idea che si sia voluto sottrarre alla creazione di un’arma che avrebbe potuto distruggere l’umanità e che per questo si rifugiò in un monastero a Certosa di Serra San Bruno, in Calabria. Il mio personaggio entra in scena per raccontare alcuni aspetti della personalità di Majorana: Sciascia ci permette di leggere gli eventi tra le righe e di guardare le cose in profondità.Sabato, invece, porterò il mio monologo su Marilyn Monroe al teatro della Posta vecchia ad Agrigento: uno sguardo intimo sulla sua vita basato su ciò che ha detto e scritto».

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