Luciano Ligabue: “La leggerezza di Ernesto Assante era il suo modo per rispettare la musica”

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Trentaquattro anni fa ho tenuto il mio primo concerto a Roma. Era in un club che ora non esiste più, si chiamava “Il Castello”. Presenti poco più di cento persone. Nonostante non fosse una presentazione alla stampa e non ci fosse nessun pezzo da scrivere, fra quel centinaio di anime c’era anche Ernesto.

Poi, se non ricordo male, il pezzo lo scrisse lo stesso ma il punto non è questo: il punto è che lui era lì semplicemente perché… sì. Perché la musica era una passione tale che anche se non avesse fatto il giornalista musicale, avrebbe trovato modo di viverla comunque ogni giorno in ogni occasione possibile.

Per fortuna però, invece, giornalista musicale lo è stato e fino in fondo. E, chiunque l’abbia conosciuto lo sa, fino in fondo con il sorriso.

Perché fra decine di migliaia di album ascoltati, non so quanti concerti visti e recensiti, richieste di pezzi e di favori, la scrivania prima coperta di vinili, poi di cassette, quindi di cd e ora il computer imballato di file audio, Ernesto, lì in mezzo, ha sempre tenuto il pallino. Con l’ago della sua bussola mosso dal suo gusto, dalla sua inesauribile curiosità e, ancora di più, dalla gioia di stare nella musica, toccarla, provare a stringerla, infilarcisi più che poteva e sentirsela addosso e parlarne e discuterne e innamorarsi, che ne so, dei Lemonheads o di Sufjan Stevens o di mille altri. Il sorriso, dicevo, di chi forse non si è mai capacitato del tutto – perché troppo bello per essere vero – di riuscire a fare della propria passione un lavoro. Di chi ne ha viste così tante da essere pronto con il primo romanesco “aho” a smontare chi cercava di far passare qualche fregnaccia. Un “aho”, comunque, sempre ugualmente espresso con la benevolenza e l’eleganza di quel sorriso. Il sorriso, sempre quello, di chi non ha mai avuto bisogno di mostrarsi saccente perché sapeva di sapere. E sapeva che la leggerezza è una forma di rispetto per la musica sia leggera che pesante.

Mi mancheranno molto tutte le nostre discussioni musicali ma ancora di più il sorriso che le accompagnava.

Mancherà a chiunque altro ami la musica e sa di avere perso chi lo poteva guidare con la discrezione di un suggerimento.

E sapeva farlo perché la musica, a sua volta, l’ha amata incondizionatamente fino in fondo.

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