Moldavia, la lingua ufficiale diventa il romeno: la protesta dei filorussi, che temono l’unificazione con Bucarest

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Il primo passo è compiuto: la lingua madre della Moldavia diventa il rumeno: prove tecniche di riunificazione fra Romania e Moldavia, Paese spaccato a metà che si ritrova i russi con il fucile spianato dietro le spalle. A Chisinau la tensione resta alta: il Parlamento moldavo ha approvato in prima lettura il disegno di legge che di fatto cancella l’espressione “lingua moldava” e la sostituisce con “lingua romena”, e questo vale anche per “festa della lingua” e “lingua di Stato”. È un segnale politico molto forte contro la Russia di Putin nel giorno in cui si celebra il 31esimo anniversario dell’inizio della guerra con la Transnistria, la regione separatista filorussa che dal 1992 è presidiata da circa 2mila soldati di Mosca, lontani meno di 80 chilometri dalla capitale Chisinau.

Il sogno della Grande Romania

È solo uno dei tanti paradossi della Moldavia: un gruppo di deputati del partito di maggioranza Pas, che sostiene la presidente filo-Ue Maia Sandu, ha celebrato il 31esimo anniversario sfilando lungo viale Stefan cel Mare, eroe nazionale moldavo e romeno: poi in Parlamento ha votato una legge che modifica la Costituzione e almeno simbolicamente apre le porte alla riunificazione con la regione moldava della Romania, che si estende dalla Bucovina al Mar Nero, con cui la Moldavia condivide tradizioni, lingua e cultura: è il sogno della Grande Romania, ma anche una garanzia per Chisinau in funzione antirussa visto che Bucarest vuol dire Unione Europea.

La protesta di oggi al Parlamento moldavo (foto da Ziarul de Garda)

La protesta dei socialisti

La giornata è storica per la Moldavia e la tensione rimane forte. Mentre il Pas presentava il disegno di legge il blocco socialista ha protestato interrompendo più volte la presentazione con cartelli in cui si leggeva: “Non prendete in giro la Costituzione” e “Moldova, moldavi, moldavi”. Del resto nel Paese bessarabo, che fino al 1991 era Urss, il retaggio di Mosca è ancora molto presente: più della metà dei 2 milioni di moldavi parla russo e molti certificati ufficiali sono ancora bilingui, in romeno e in russo, nonostante la recente legge della presidente Sandu che bandisce il cirillico nei ministeri. Senza contare la Gagauzia, altra regione dove le spinte filorusse sono molto forti.

Moldavia, manifestanti tentano di entrare nella sede del governo

La situazione è molto delicata ma a predicare calma è Viktor Mosneag, editore del principale quotidiano moldavo, Ziarul de Garda. “La legge votata oggi (ieri, ndr) non è qualcosa di straordinario, si limita ad armonizzare la legislazione dopo una decisione del 2013 della Corte costituzionale, che ha stabilito che in Moldavia si parla romeno. Tutti a Chisinau sanno e ammettono che la lingua parlata è il romeno, compresi i politici, negarlo fa parte degli interessi politici di ciascuno”. Mosneag predica calma anche sulla possibilità di riunificazione fra Moldavia e Romania. “Questa legge non ha nulla a che fare con l’unione della Romania con la Moldavia, che non può avvenire ora. È una discussione che piace solo ai russi e ai loro propagandisti”.

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