Nel Terzo polo volano stracci, lite social. Calenda a Renzi: “Hai provato a fregarci”. La replica: “Non è vero. Basta polemiche, lavoriamo insieme”

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Volano stracci nel Terzo polo già di prima mattina. Nessun accordo dopo il vertice di tre ore nella serata di ieri, ma una nuova lite. Carlo Calenda si scatena su Twitter contro Matteo Renzi: “Queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo ‘stai serenò non ha funzionato. Fine”, scrive su Twitter il leader di Azione. Si riferisce a un virgolettato di Renzi riportato dalla Stampa al termine del comitato politico riunito ieri (“Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline”). Frase poi smentita da Italia viva. Con Renzi che lancia l’ultimatum: “In queste ore ci sono polemiche inspiegabili dentro il Terzo Polo perchè non vedo un motivo politico per la rottura. E la Leopolda si farà”.

Calenda furioso, la proposta di Iv

Calenda chiede conto di queste parole che tradiscono, spiega in un cinguettio, un “nervosismo esagerato”. La replica arriva attraverso l’ufficio stampa del partito di Renzi, che nega le parole riportate dal quotidiano (“Le dichiarazioni rilasciate dal senatore Renzi sono quelle contenute nella Enews”) e rilancia la proposta di un accordo: “Qui c’è il testo pronto: vuoi firmare o preferisci di no? Nessuna fregatura guarda il documento”, scrivono su Twitter pubblicando il testo dell’accordo proposto da Azione e corretto da Italia viva. Renzi lancia così il suo ultimo appello: “Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo. Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili. Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto”.

La questione economica

Riassumendo: i due partiti dissentono su due punti in particolare. Il primo riguarda il finanziamento del partito unico: Calenda chiede che ciascuno dei due soggetti debba corrispondere il 70 per cento delle risorse ricevute con il 2 per mille oltre a una dote iniziale di 200mila euro per finanziare il congresso. Renzi vorrebbe cedere solo il 50 per cento del 2 per mille. Per il leader di Azione si tratta della prova che Renzi non è convinto sulla strada del partito unico.

La Leopolda

Infine c’è la questione della Leopolda. Calenda avrebbe chiesto che il leader di Iv si impegni a non tenerla più. “Chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse – la replica di Renzi questa mattina su Twitter – È un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso. La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perchè dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme.
Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra”.

Calenda e Renzi in aula al Senato

Mentre la lite continua, i due leader questa mattina sono in Aula al Senato separati da tre senatrici tra cui Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione. Presenti anche quando è stato approvato un ordine del giorno al Pnrr – proposto da Calenda e sostenuto da Renzi – che invita, nel capitolo RepowerEu a valutare specifici finanziamenti per incentivi fiscali per le cosiddette misure ‘Industria 4.0’.

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