Nella stanza di Alexandru la collezione di sneaker, i sogni e il letto che nessuno rifarà più

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Il letto è disfatto perché lì ha dormito la mamma, nessuno lo riordinerà più, e la barboncina Kendra si accuccia annusando il cuscino. Non c’è più Alex a carezzarle la testa o a lanciargli la pallina. Sulla scrivania restano i bastoncini morsicati dei Chupa Chups alla Coca Cola che piacevano tanto al quattordicenne ucciso nella faida tra i parenti e un gruppo Rom su cui ora indagano i carabinieri e la procura di Velletri. La sua stanza, al pianterreno di via Casilina 1912, nel retro di un palazzo bianco e rosso, è adesso meta di pellegrinaggio di zie e zii arrivati dalla Romania nelle ultime ore. «Undi Alex, undi? (Dov’è Alex, dov’è?, ndr)», piange e urla una donna: è la sorella della madre della giovanissima vittima. Sulle lenzuola a righe grigie.

La madre di Alex, morto a 14 anni: “L’ho visto a terra, gli ho preso la mano. Era fredda. Chi l’ha ucciso si costituisca”

Alex non c’è e la disperazione inonda ogni angolo della piccola casa dove la porta d’ingresso resta aperta sulla cucina e sul soggiorno perché «qui non si respira più», dice un’altra donna agitando le mani.

Nella stanza la zia stringe al petto una felpa nera, apre gli armadi e cerca altri vestiti, si aggira scuotendo la testa. Ed eccole lì tutte le passioni del quattordicenne, quelle simili a molti ragazzi della sua età. Una su tutte la boxe. Nell’armadio ponte bianco e azzurro un cubo è dedicato ai guantoni neri e dorati e al casco protettivo. Il corso lo aveva iniziato pochi mesi fa e poi aveva interrotto ma avrebbe voluto riprendere. Nella parete di fronte al letto campeggiano, come trofei, le sneaker griffate Nike che aveva collezionato negli ultimi tempi. Due paia sono Air Force One, c’è una Jordan e infine delle Tn nere. Sono appese al muro esposte sulle scatole.

«Ne stava aspettando altre due paia. Cosa ci faremo adesso?», si dispera la mamma Alexandra che da quella stanza non vuole più andare via. La prendono tra le braccia i fratelli e le sorelle, il padre e la madre.

Lei guarda i libri della terza media. Alex era stato bocciato ma in quest’anno scolastico, all’istituto Domenico Savio, si stava impegnando al massimo per riuscire a passare finalmente gli esami. Ci sono i libri di inglese, di matematica, i quaderni uno sopra l’altro.

Sotto alla collezione di scarpe, su un mobile color mogano, c’è il televisore e un controller per la Playstation. Sparsi qua e là i giochi del fratello più piccolo. Ma nessuno in casa spiega perché Alex sia andato via. Perché non ha deciso di restare a casa con la mamma che compiva gli anni. Sul punto cala il silenzio. Alex è andato via intorno alle 2 della notte nella sua stanza non ha fatto più ritorno.

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