Oftalmico chiuso “per convegno”: tutti al meeting col primario. E le corsie restano senza medici

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Cosa succede all’ospedale Oftalmico a Roma se il primario presenzia a un convegno? Gran parte delle sale operatorie vengono chiuse e molti medici accorrono al congresso in cui è presente il capo. Questo almeno è ciò che è emerso durante una ispezione dei carabinieri del Nas un paio di settimane fa. Un nosocomio semivuoto che ha lasciato senza parole gli investigatori. Adesso anche la stessa procura è stata investita dal caso. Una denuncia per interruzione di pubblico servizio, un’ennesima vicenda che può portare i pm a indagare sulla struttura di piazzale degli Eroi che è già gravata da un’altra pesante inchiesta sulle liste d’attesa e su possibili casi di peculato.

Liste d’attesa, blitz dei Nas all’Oftalmico di Roma. “Interventi solo per gli amici, abbandonati gli altri pazienti”

Convegno pieno, ospedale vuoto

Ma questa del congresso è un’altra storia. Ecco cosa è accaduto tra il 20 e il 21 marzo. Ciro Tamburrelli (che non è coinvolto nell’indagine) è il primario Oculista dell’Ospedale Oftalmico — è anche oculista dello Stato della Città del Vaticano — ed è tra i responsabili di un importante convegno. Niente di anormale. Tamburrelli infatti è considerato tra i professionisti più quotati in Europa nel suo ambito. Ciò però che non va, almeno secondo gli investigatori, è che buona parte dell’ospedale, i camici bianchi, diserti per andare ufficialmente a questo incontro.

Insomma con la conferenza del primario è coincisa l’interruzione delle attività ambulatoriali, il dimezzamento delle sale operatorie nel turno di mattina, la quasi totale assenza nel turno pomeridiano e il reparto di degenza scoperto dal personale medico. Questo è il quadro critico che è emerso dopo il blitz dei carabinieri.

Il fascicolo della procura

L’Oftalmico è già da tempo nel mirino della procura. Come anticipato da Repubblica a fine gennaio, il pm Giulia Guccione ha aperto un fascicolo su presunti peculati. Insomma si indaga su comportamenti discutibili tenuti da alcuni operatori sanitari, che sembrano privilegiare l’attività privata, compromettendo in questo modo il servizio pubblico e generando un intasamento nella struttura.

Le conseguenze di tali comportamenti si riflettono chiaramente nella congestione dell’ospedale, con tempi di attesa eccessivamente lunghi per interventi cruciali come il distacco della retina. I ritardi, ipotizzano gli inquirenti, non derivano da carenze di personale, bensì dalla propensione di alcuni operatori a dedicare più tempo del necessario agli affari privati, incidendo negativamente sulle operazioni destinate al grande pubblico.

Liste d’attesa alterate

Ma non è tutto. Poiché l’inchiesta rivela anche un’altra pratica illecita: per favorire alcuni pazienti, spesso in condizioni non gravi, si alterano le liste d’attesa, inserendoli nelle liste d’urgenza anziché in quelle ordinarie. Questo doppio stratagemma arreca danni significativi, sia a chi ha bisogno di cure urgenti, scavalcato dai “favoriti”, sia a chi è rimasto nelle liste ordinarie, vedendo allontanarsi la prospettiva di una visita.

La pratica di privilegiare i pazienti “favoriti” rappresenta solo uno dei molteplici espedienti utilizzati all’interno dell’ospedale, come emerge da un documento interno e da successive testimonianze qualificate raccolte, nei mesi scorsi, dagli investigatori.

A tutto ciò adesso si aggiunge un altro e nuovo caso, quello di metà marzo, quando è stato celebrato il convegno battezzato dal primario e a cui hanno voluto assistere, almeno ufficialmente, altri medici lasciando per gli investigatori scoperto l’Oftalmico.

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