Parla il fratello del cuoco del Bulgari Hotel ferito a Pechino: “È uscito dal coma, ora voglio riportare Daniele in Italia”

Pubblicità
Pubblicità

PECHINO – “Dani voleva che venissi qua a Pechino d’estate a fare le vacanze. Volevo fargli una sorpresa e andare prima: gli scrissi un messaggio dicendogli che sarei partito sabato 13 gennaio. Lui mi disse ‘porta anche le tue due bambine e porta anche papà’. Poi però non ci mettemmo d’accordo e per due giorni non ci siamo più sentiti. E proprio nella notte di quel sabato mio fratello ha fatto l’incidente in motorino. Vedi, era un segno del destino che dovevo venire qua”.Ha una forza incredibile Stefano Ferrari, il fratello di Daniele, lo chef del Bulgari Hotel di Pechino che quella maledetta notte tornando a casa dopo una serata in compagnia degli amici ha avuto un incidente con il suo scooter su una strada vicino al fiume Liangma della capitale cinese. Rischiando la vita.

Incontriamo Stefano, catapultato qui da quasi un mese, in una città che non conosce e in cui si è dovuto districare tra difficoltà burocratiche, incontri con la polizia, pratiche assicurative, visite in ospedale. Sostenuto fin da subito dai funzionari della nostra ambasciata qui a Pechino. “Mi hanno accompagnato in tutto il percorso, un percorso bello tosto. Un aiuto fondamentale. E poi ci sono stati, e ci sono, gli amici di Dani, che mi hanno dato una gran mano. Qui nella comunità italiana son tutti amici, si conoscono tutti: se c’è uno che ha un problema tutti lo aiutano. È una cosa bellissima. È come una famiglia. Questo imprevisto mi è costato il posto di lavoro, però fa niente, a quello poi ci penseremo. Io starò qui con Dani finché non lo riporto in Italia”.

I funzionari dell’Ambasciata, da quanto apprende Repubblica, sono stati tra i primi ad arrivare in ospedale, attivandosi subito con tutte le procedure: chiamare la famiglia, informare il Ministero a Roma, aiutare il fratello di Daniele a rinnovare il passaporto (che era scaduto), parlare con le autorità locali per chiedere la massima assistenza e assicurare le migliori cure mediche a Daniele, e per capire le dinamiche dell’incidente. Daniele è stato portato prima al Chaoyang Hospital, un ospedale di eccellenza, però generalista. Con il passare dei giorni servivano operazioni più specifiche e per questo è stato trasferito allo Unicare. Operazioni riuscite perfettamente ma da lì, purtroppo, si sono sviluppate delle infezioni. Eravamo proprio nel passaggio da un mese all’altro, il 31 gennaio, e Daniele doveva essere di nuovo trasferito d’urgenza. Dal giorno successivo, però, l’assicurazione non avrebbe più coperto le spese. L’ambasciata si è attivata per trovare il posto letto e nel dialogo col management del Bulgari Hotel Beijing anche per gli aspetti assicurativi.

Stefano, partiamo subito dalla cosa più importante: come sta ora suo fratello?

“È migliorato. Lo hanno appena operato al braccio, ulna e radio erano spaccati. I medici hanno detto che l’operazione è stata perfetta. Bisognava operare subito altrimenti le ossa iniziano a calcificarsi ed eravamo quasi allo scadere del tempo. Dieci giorni fa è stato operato alla mascella e agli zigomi. E finalmente si è svegliato dal coma. Era un coma farmacologico. Ha anche un’infezione al colon che ha preso anche i polmoni. Ci avevano dato all’inizio il 30% di possibilità di sopravvivenza. Quindi lo abbiamo spostato in un altro ospedale: nel giro di due giorni ha cominciato a migliorare sempre più. E ora è sveglio. Ovviamente non parla perché gli hanno fatto la tracheotomia. Però gli leggo il labiale”.

Ci sono altre operazioni in vista?

“Devono chiudere la tracheotomia. Ma finché non passa l’infezione non possono chiuderlo definitivamente perché se devono intervenire urgentemente devono poi riaprire. Vado in ospedale tutti i giorni. Però posso stare soltanto mezz’ora. Si capisce che è sotto shock, lui dell’incidente non ricorda nulla. È caduto nel modo peggiore che poteva esserci”.

Che è successo quella notte?

“Il 13 gennaio era fuori con degli amici e mentre tornava a casa in motorino, pare prendendo una buca, il manubrio si è girato e gli si è infilzata la manopola sulla pancia. Ha sbattuto la faccia in avanti sul parabrezza, così si è rotto la mascella. E poi il braccio, cadendo a terra. I soccorsi sono arrivati dopo circa un’ora, li ha chiamati un altro straniero. Dani era seduto sulla strada, parlava con questo ragazzo in inglese, quindi era cosciente. Dopo che l’hanno portato in ospedale hanno avvertito subito il Bulgari Hotel Beijing, perché aveva con loro il visto di lavoro. Il management dell’hotel è subito arrivato in ospedale e ha contattato il suo migliore amico qui in Cina, Alessandro, che era il suo contatto di emergenza, e poi sono riusciti ad arrivare a me. Io ero fuori a cena con degli amici quella sera. Bisognava partire subito, ma non avevo il passaporto perché era scaduto. E qui l’ambasciata italiana a Pechino è stata di grandissimo aiuto perché sono riusciti a far velocizzare di molto la pratica per farmi partire: il martedì ero già sull’aereo”.

Gli amici di Daniele qui in Cina hanno fatto partire in quei giorni una raccolta fondi, perché si temeva che l’assicurazione non riuscisse a coprire le spese. Ora la maggior parte delle spese mediche sono coperte.

“Daniele stava cambiando lavoro e quando è così devi chiudere il visto lavorativo e si chiude anche l’assicurazione legata al tuo datore di lavoro. I suoi amici qui si sono attivati subito perché non sapevano se questa assicurazione si poteva allungare o meno. L’assicurazione scadeva il 18 gennaio, poi Bulgari Hotel Beijing l’ha prorogata fino al 31. Negli ultimi giorni abbiamo avuto importanti incontri con l’hotel, si sono attivati con la compagnia assicurativa affinché la copertura venisse prorogata ancora. Questo ci rassicura molto e ci fa tirare il fiato, gliene siamo molto grati. Attualmente la maggior parte delle spese mediche sono state coperte dall’assicurazione. La raccolta fondi resta una risposta alle eventuali spese necessarie per il completo recupero e l’assistenza eccedenti alla copertura assicurativa. Voglio dire grazie, oltre che al management del Bulgari Hotel Beijing e all’Ambasciata per l’importante assistenza profusa, agli amici e alla comunità che tanta attenzione e solidarietà hanno dimostrato al nostro Daniele”.

E ora che succede?

“Io starò qui con Dani finché non lo riporto in Italia. Non ci dicono le tempistiche perché non sanno ancora quando uscirà dalla terapia intensiva. All’inizio ci avevano detto due mesi minimo. Poi dopo c’è tutta la parte di recupero. Deve fare un’ottima riabilitazione perché lui con le mani ci lavora. E poi ci sarà da lavorare sullo shock, ci sarà una fase psicologica da affrontare. Nei giorni più critici, è partita anche in Italia una raccolta fondi tramite la Fondazione della Comunità di Malnate, il mio comune. Quindi ringrazio anche la Fondazione che, con il patrocinio del Comune che ringrazio, si è immediatamente attivata. Vedere come la comunità ha risposto ci ha commosso. Fortunatamente oggi, proprio a fronte del prezioso intervento di Bulgari Hotel Beijing non vi sono urgenze da gestire. Abbiamo quindi chiesto alla Fondazione di interrompere la raccolta e restituire le somme. Altre raccolte potremo avere l’esigenza di avviare per coprire spese emergenti per ogni forma di assistenza, penso anche solo al lungo percorso riabilitativo che al rientro Dani dovrà seguire. Ma ancora per un pò dovrà dunque stare qui.Per me è stato tutto complicato all’inizio, è un Paese dove anche per le cose più normali come chiamare un taxi o ordinare da mangiare a casa si fa un po’ di difficoltà. I primi giorni ero completamente spaesato. Ancora oggi tutto ciò è pesante, anche se piano piano mi sto abituando. Porto avanti questo peso, sono forte io. E voglio riportare il mio Dani a casa”.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *