Piattaforme online, via allo scambio di dati. Cosa cambia per Amazon, Airbnb & co

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MILANO – Un’armonizzazione fiscale europea che non porta a un fisco uguale e omologato in tutta Europa, ma a una maggiore trasparenza e sicurezza con una conseguente riduzione delle frodi. È l’obiettivo della direttiva europea Dac7 che, appena resa operativa da un provvedimento anche in Italia, impone lo scambio automatico delle informazioni sul reddito degli utenti che vendono prodotti o forniscono servizi attraverso le piattaforme digitali.

In pratica, entro il 31 gennaio 2024, i gestori di piattaforme digitali residenti in Italia e ad alcune condizioni i gestori stranieri “non-Ue”, dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati sulle vendite di beni e prestazioni di servizi realizzate dagli utenti attraverso i loro siti e app. Entro il successivo 29 febbraio, il fisco italiano condividerà queste informazioni con le autorità degli altri paesi Ue, in base allo Stato di residenza del venditore, ricevendo a sua volta quelle relative ai venditori (persone fisiche o giuridiche) residenti in Italia.

Ma cosa cambia per le grandi piattaforme di e-commerce come Amazon e per i portali di vendita servizi come Airbnb? “Si sta andando verso l’armonizzazione fiscale in un quadro detto Vida – commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm – da un lato si sta agendo sulla semplificazione della burocrazia, dall’altro sui problemi legati alla trasparenza, per aumentare la sicurezza antifrode tra paesi. È un altro step dopo l’avvio del Vat One Stop Shop, che ha portato una grande semplificazione a quelle aziende che esportano e con lo sportello unico possono pagare l’Iva una volta sola, per poi farla distribuire dallo sportello ai diversi paesi”. Tutto questo fa parte del progetto Vida (Vat in digital age), di armonizzazione fiscale che la Commissione sta perseguendo in cui rientra anche la Dac 7.

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“L’obiettivo – continua Liscia – è garantire che – siccome le piattaforme stanno crescendo e sono dei sostituti di imposta – questa operazione dei sostituti di imposta funzioni bene. Certo, questa direttiva implica uno sforzo maggiore di tipo amministrativo da piattaforme e anche delle aziende che vendono sulle stesse, dunque un aumento dei costi per entrambi”. In pratica un marketplace come Amazon che deve comunicare all’Agenzia delle entrate tutte le vendite, ma le imprese che vendono sul marketplace devono mandare una rendicontazione puntuale.

“Netcomm appoggia questa strada verso la trasparenza ma è fondamentale anche trovare meccanismi di semplificazione per le aziende e i siti di e-commerce”, conclude l’esperto.

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Chi è soggetto alla Dac7

La Dac7 stabilisce chiaramente le categorie soggette all’obbligo di comunicazione, tra cui l’e-commerce, l’affitto di beni immobili, l’offerta di servizi personali e le attività di noleggio di qualsiasi mezzo di trasporto. Tuttavia, alcune categorie sono escluse da questo obbligo, come i dati relativi ai grandi fornitori di alloggi nel settore alberghiero con oltre 2.000 attività “pertinenti”, poiché l’amministrazione finanziaria dispone già di altri flussi di dati. Inoltre, sono esclusi i dati relativi ai “piccoli inserzionisti”, ossia i venditori per i quali il gestore di piattaforma ha facilitato meno di 30 attività “pertinenti” e l’importo totale del corrispettivo versato o accreditato non supera i 2.000 euro nell’anno.

I tempi

Per quanto riguarda i termini, i gestori di piattaforma devono comunicare le informazioni entro il 31 gennaio dell’anno successivo a quello cui si riferisce la comunicazione. Ad esempio, le informazioni relative al 2023 devono essere comunicate entro il 31 gennaio 2024. L’Agenzia delle entrate e le altre autorità degli Stati membri condivideranno i dati relativi ai venditori entro due mesi dalla fine del periodo di comunicazione, con il primo scambio previsto entro il 29 febbraio 2024.

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