Pistola taser, danni anche letali. Servono linee guida e indicazioni per i medici di pronto soccorso

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Pistola taser, baluardo anticrimine o pericolosa arma? Addirittura necessaria per alcuni, a partire da Matteo Salvini che ne propugna l’estensione a una platea più vasta. “Difesa personale” è la bandiera che sventola a nome del centrodestra. Ma risale ormai al 14 marzo di quest’anno lo spartiacque che tutt’ora divide in due l’Italia: quella dei paladini della pistola elettronica e quella degli oppositori di uno strumento ritenuto a rischio-offesa. Vero è che non è stata concepita per uccidere, insistono questi ultimi, ma il pericolo di danni, talvolta letali c’è. Tra l’altro, quand’anche non si arrivi a conseguenze estreme, non è escluso che sul fisico del destinatario quegli impulsi elettrici possano lasciare il segno.

Taser anche in Italia: perché possono essere rischiosi

A distanza di 6 mesi dalla distribuzione dei taser (TX2 è la sigla identificatrice) a Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Catania) e di quattro capoluoghi di provincia (Caserta, Brindisi, Reggio Emilia e Padova), si comincia a fare un primo bilancio. Nessun dato ufficiale, ma solo qualche numero (presuntivo e da fonti criptate), in attesa che ad esprimersi sia il ministero dell’Interno. In Italia, TX2 è stato usato poche decine di volte, una di queste anche a Genova per impedire un suicidio. La ritrosia istituzionale a diffonderne l’utilizzo potrebbe essere correlata anche alle polemiche che continuano a divampare e alle perplessità sempre più sentite dagli ambienti medici. 

In Usa e Gran Bretagna

D’altro canto, oltre agli States dove della pistola elettronica si fa gran uso da decenni, ci sono anche altre nazioni che hanno maturato una lunga esperienza. Per esempio, la Gran Bretagna che, avendone liberalizzato l’impiego dal 2004 (la si può acquistare e detenere in casa, purché in possesso di porto d’armi e finalizzata a funzione difensiva all’interno delle mura domestiche), oggi corre ai ripari. Non per porre limitazioni particolari oltre quelle già in vigore, ma per indirizzare i medici. In che senso? Semplicemente a gestire le lesioni fisiche derivanti dalla pistola taser.

In Gran Bretagna prime linee guida

A sviluppare le linee guida (pubblicate su Emergency Medical Journal, costola del BMJ, da Anthony Bleetman, Alan E Hepper e Robert D Sheridan) ci hanno pensato gli esperti del Defence Science and Technology Laboratory (Dstl) del Regno Unito che, tra le raccomandazioni, ne hanno inserito una ritenuta fondamentale: se la sonda della pistola è penetrata nella pelle in una regione anatomica non particolarmente vulnerabile, bisogna prima stirare la cute che circoscrive la sede di penetrazione e poi estrarre con forza il corpo della sonda.

Attenzione alle parti sensibili del corpo

Un’acquisizione che ha convinto a dotare gli agenti di polizia britannici di modelli taser più recenti a cui è stato aggiunto uno strumento di plastica utilizzato per rimuovere la sonda. Le cose cambiano e l’approccio va rivisitato in ambiente ospedaliero qualora dal dardo elettronico lanciato dalla pistola e deformato dall’impatto col corpo fossero raggiunte aree “sensibili” come occhi, testa, collo o genitali. In questo caso dovrebbero essere esclusivamente i medici a rimuovere freccetta e relativa sonda.

La pistola può provocare un’aritmia cardiaca

Taser non è infatti soltanto strumento di deterrenza, viste le lesioni che può provocare. “I due dardi che, collegati a fili conduttori, partono dalla pistola,  trasmettono una scarica ad alta tensione (in genere 50mila volt) – aveva spiegato a Salute a marzo scorso Maurizio Santomauro, direttore del centro di Cardiostimolazione del Policlinico della Federico II di Napoli e presidente del Giec (Gruppo intervento emergenze cardiologiche) – ma a basso amperaggio (tra i 6 e i 10 milliampère), rilasciata in brevissimi impulsi ravvicinati (di 4 o 5 microsecondi, con picchi fino a 6 ampère, a un ritmo di circa 15 impulsi al secondo). Per ottenere l’effetto desiderato entrambe le freccette devono colpire il bersaglio. E sono proprio questi impulsi, i responsabili potenziali di un’aritmia cardiaca oltre che della contrazione dei muscoli periferici”.

Il protocollo di utilizzo in Italia

Per evitare abusi il ministero degli Interni ha elaborato un protocollo di utilizzo a cui ogni agente si deve attenere, ricorda Santomauro, si va “dall’individuazione del pericolo, alla dichiarazione al soggetto di essere armato di pistola elettronica, all’esposizione dell’arma, alla scossa  di avvertimento con puntamento del taser fino all’utilizzo delle scariche elettriche. L’agente comunque deve tener conto delle particolari condizioni di vulnerabilità in cui si deve evitare l’uso (minori, donne incinte, tossicodipendenti, alcolizzati, cardiopatici e pazienti psichiatrici)”.

Al pronto soccorso fare l’elettrocardiogramma

Gli esperti britannici sostengono giustamente, spiega il presidente Giec, che “i medici devono essere consapevoli delle possibili lesioni secondarie: i pazienti che approdano al pronto soccorso dovrebbero essere sottoposti a elettrocardiogramma mentre il monitoraggio cardiaco andrebbe preso in considerazione nei cardiopatici, nei portatori di pacemaker o di defibrillatore impiantabile. Ritengo che anche il nostro Paese debba adottare un protocollo o delle linee guida che, alla stregua della Gran Bretagna, consenta al personale medico di conoscere le conseguenze del taser e del loro corretto trattamento”. 

E c’è chi rifiuta l’impiego

I 4482 TX2 distribuiti in Italia sono stati dati in dotazione alle forze dell’ordine in 14 città metropolitane, e molte di queste ne hanno esteso l’uso anche alla polizia locale. Ma ci sono almeno due eccezioni per ora, aggiunge lo specialista: “Roma e Torino si sono opposte, negando la possibilità di impiego ai vigili urbani”. La questione per ora non è stata risolta in via definitiva.

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