“Possiamo vivere di sesso e amore”: le telefonate che incastrano Di Vella. La procura: “Non sono molestie ma violenze sessuali”

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Ventisei giugno scorso, direzione sanitaria delle Molinette. Alla fine della riunione la specializzanda si alza dalla sedia e va verso la porta. Il professore Giancarlo Di Vella esclama: «Non avevo visto quella maglietta con quella presa d’aria… tu ci fai… tu qui, con questo look da modella, ci metti in difficoltà».

Di Vella non lo sa, ma in quella stanza c’è una cimice. Quello che dice, viene registrato. Così come accade il 4 aprile, quando, alle due studentesse che hanno fretta di uscire dalla sua stanza, lui dice: «Ragazze, diventate sempre più modelle. Vi vedo sempre più in linea». E, offrendo da fumare a un’altra dottoressa, l’11 maggio, chiede: «Ancora devi arrivare e già te ne vuoi andare, così ben vestita?».

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Con gli specializzandi maschi, i commenti sono più espliciti: «Speriamo che quella venga da noi, perché è una figa atomica… Io non so come tu faccia… quelle del primo anno hanno un culo stupendo». I toni variano dall’entusiastico al risentito: «Ieri notte mi ha chiamato… Pensavo che finalmente me la tromb… invece era una telefonata di lavoro».

Le cimici sono anche in macchina. Così quando Di Vella, mentre guida, parla da solo, tutto viene registrato. Come il 18 luglio: «Che bella f… porca tr…! A me non ne arrivano mai così, porca p… Eva!». Sono decine le trascrizioni di intercettazioni telefoniche e ambientali, che riguardano l’ex direttore della scuola di specialità di medicina legale di Torino, arrestato ai domiciliari a febbraio, recentemente scarcerato dal tribunale del Riesame. Di Vella è indagato dalla pm Giulia Rizzo per falso, violenza sessuale, molestie e stalking nei confronti di 12 studentesse.

Al contrario di quanto aveva stabilito la gip Irene Gallesio, che accogliendo la richiesta della procura aveva ordinato l’arresto del professore per violenza sessuale aggravata, i giudici del Riesame hanno ritenuto che Di Vella abbia, ad eccezione di un caso, “solo” molestato le ex allieve. Ma nei giorni scorsi la procura ha fatto ricorso per Cassazione contro questa decisione, ribadendo uno dei concetti cardine dell’indagine: «Non sono molestie, è violenza sessuale». Le mani sul sedere, le braccia intorno al seno, i baci sulle guance, gli strusciamenti da dietro descritti dalle ex alunne sarebbero azioni che non lasciano spazio ad altre interpretazioni.

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«Sono fraintendimenti, sono espansivo perché sono del Sud», aveva detto, tempo fa, il professore, respingendo ogni addebito. Ma la posizione del docente potrebbe diventare sempre più critica. Ad accusarlo, non sono solole studentesse, ma anche ex studenti, docenti e l’attuale direttore della scuola, il professore Carlo Robino. Quest’ultimo, intercettato telefonicamente il 12 aprile 2023, diceva alla moglie, riferendosi ai presunti reati sessuali: «Perché tutti ovviamente avranno dipinto un ritratto di questo qua che è un ritratto luciferino… perché lì evidentemente è l’unica cosa di cui non hanno bisogno di nulla… già questo aspetto basterebbe a farlo fuori». E riguardo a un’ex allieva che era scoppiata a piangere, Robino, intercettato in un’altra occasione, si era lasciato scappare: «Immagino che abbia subito delle cose abbastanza pesanti».

Tutti sapevano dunque, o tutti immaginavano, ma all’inizio nessuno ha denunciato Di Vella. Il motivo lo hanno spiegato, in procura, molti testimoni, tra cui docenti e vertici: «Il clima che vige all’interno della scuola di medicina legale è fatto di accondiscendenze. Chi si lamenta viene estromesso da tutte le attività». Era la paura, oltre che la mortificazione, a bloccare le dottoresse. Ecco perché, anche di sera, per molti giorni, alcune di loro sopportavano, loro malgrado, «lunghe telefonate» di questo tenore: «Andiamo a vivere in un’isola deserta, io e te? E allora come facciamo? Non possiamo vivere di solo sesso e amore?».

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