Precari, ultimo atto: scade il termine per la stabilizzazione. In 1.200 rischiano il posto

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Dopo dieci anni di onorato servizio, il prossimo 31 dicembre si chiuderà la finestra temporale prevista dalla legge Madia per consentire ai Comuni di stabilizzare i precari storici. Ma in Sicilia circa 1.200 dipendenti a tempo determinato degli enti locali rischiano di restare fuori dal percorso verso l’ambito contratto di lavoro a tempo indeterminato.

È un paradosso che si vive nelle amministrazioni in dissesto e predissesto e che vede protagonisti soprattutto i precari, circa un terzo del totale in bilico, che prestano servizio in tre comuni dell’Agrigentino: Casteltermini, Porto Empedocle e Favara.

Per decenni sono stati un bacino elettorale inarrestabile, adesso che a restare in attesa della stabilizzazione sono rimasti poco più di un migliaio, ecco che l’interesse della politica sembra essersi quantomeno ridimensionato. Appena qualche giorno fa i primi cittadini dei tre comuni (Gioacchino Nicastro di Casteltermini, Antonio Palumbo di Favara e Calogero Martello di Porto Empedocle) hanno incontrato il prefetto Filippo Romano per chiedere un intervento del governo.

I sindaci hanno chiesto una norma ad hoc, da inserire nella legge Finanziaria o più verosimilmente nel decreto milleproroghe, che dia loro più tempo per arrivare ai contratti a tempo indeterminato, alla luce del fatto che oltre la fine dell’anno «i Comuni – come spiegano i tre sindaci – non potranno più rinnovare i contratti ai lavoratori, persone solerti e volenterose che da anni attendono di uscire dall’impasse del precariato e sulle cui spalle grava il funzionamento quotidiano di servizi pubblici essenziali».

Secondo i sindaci, le strade da percorrere sono due: da una parte la Regione potrebbe concedere una deroga che permetta di prorogare ancora i contratti, dall’altra il governo Meloni potrebbe modificare gli attuali vincoli normativi che bloccano le assunzioni o le stabilizzazioni in caso di mancata approvazione degli strumenti finanziari.

A battere i pugni all’Ars è stata anche l’associazione dei Comuni, ricevuta in commissione Affari istituzionali a inizio settimana. Per il presidente dell’Anci Paolo Amenta «è indispensabile una deroga che consenta ai sindaci di avere più tempo». Ma in quella stessa occasione è stato affrontato anche il tema dell’incremento del monte ore (spesso soltanto 18 o 24 settimanali) per i precari già stabilizzati, che in proiezione rischierebbero di approdare a pensioni da fame. L’emendamento non c’è ancora, ma da quanto filtra il percorso verso condizioni lavorative più dignitose potrebbe essere avviato già dalla prossima Finanziaria, che dovrebbe prevedere un incremento di 20 milioni di euro del capitolo di spesa. Sufficienti per aumentare il carico di lavoro di appena un paio d’ore settimanali per ciascun precario, ma sarebbe comunque l’inizio di un percorso di valorizzazione dei lavoratori.

Intanto in commissione Bilancio all’Ars è arrivato il disco verde al bilancio consolidato, ultimo step per far partire le assunzioni alla Regione, sebbene non senza polemiche. Per il dem Antonello Cracolici a mancare all’appello sarebbero alcuni dati finanziari fondamentali. «Il governo – osserva – sostiene di avere ridotto il debito, ma nel bilancio consolidato mancano enti come Ast, Esa o i Consorzi di bonifica, che sappiamo vivere situazioni debitorie importanti. In questo modo stiamo soltanto nascondendo la polvere sotto al tappeto».

L’ok, alla fine, è arrivato ed è una boccata d’ossigeno per i vincitori dei concorsi – tra cui quello dei Centri per l’impiego – che adesso aspettano soltanto il via libera da sala d’Ercole (potrebbe arrivare martedì prossimo) per firmare, finalmente, gli agognati contratti.

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