Prodi frena Schlein sulle Europee “Finte candidature sviliscono il voto”

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ROMA — La tentazione di candidarsi c’è ed è forte. Ma sul futuro di Elly Schlein, se correrà da capolista alle elezioni Europee o no, irrompe il monito dell’ex premier Romano Prodi: «Candidarsi dove tu sai che non andrai, svilisce la democrazia. La destra lo può fare, ma non un partito riformista e democratico». E ancora, ospite a “Piazza Pulita” su La7, il fondatore dell’Ulivo rimarca che una pluricandidatura in tutte le circoscrizioni penalizzerebbe le candidate, nell’alternanza di genere. E sostiene che la squadra per Bruxelles debba «essere operativa con capilista che il Pd può benissimo prendere dalla società insieme a giovani che imparano. Una squadra che duri nel futuro perché porterà avanti gli interessi dell’Italia».

A stretto giro, dallo stesso studio tv di Corrado Formigli, risponde la segretaria Pd. Non scioglie la riserva perché aspetta, spiega, «di capire se siamo in grado di costruire una lista capace di rappresentare la società che vogliamo costruire per l’Italia e per l’Europa. Io oggi sono impegnata – afferma – a trovare la squadra, le individualità vengono dopo». E chiude il discorso con un «valuteremo», convinta che Giorgia Meloni «avrà una bella gatta da pelare» nel confronto tv («Vinca il migliore», dice Prodi).

Per adesso Schlein sta ragionando sulle persone che può mettere in campo come capilista e solo dopo deciderà sulla sua presenza. Fino a quel momento terrà tutti sulle spine, agitati e spazientiti. Dall’altra parte la leader Pd viene incalzata anche dal presidente M5S Giuseppe Conte, il quale ribadisce che lui non sarà della partita e critica chi al contrario si candiderà per poi rinunciare al seggio in Europa. La pancia del Pd attende la decisione della leader anche perché è da ciò che dipenderà la composizione delle liste e soprattutto i posti apicali che le varie correnti si contendono.

In questo contesto, sullo sfondo del voto dei nove parlamentari Pd a favore della risoluzione di maggioranza sul conflitto Russia-Ucraina, ci sono proprio le elezioni Europee. Schlein, nel day after, prova a smussare gli angoli e ad allontanare una resa dei conti interna: «Non c’è stata nessuna spaccatura. Il Pd ha votato compattamente la sua risoluzione, che conferma ogni tipo di supporto all’Ucraina». E poi ancora: «Ci siamo astenuti su quella del governo perché non diamo deleghe in bianco. In un anno non fatto nulla per la pace», dice incontrando la stampa per presentare la due giorni di eventi dedicati alla commemorazione di David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo scomparso l’11 gennaio 2022.

Tuttavia appare evidente che la numero uno del Nazareno stia continuando a glissare sulla fronda interna, che vede schierati Lorenzo Guerini, Marianna Madia e Lia Quartapelle alla Camera e Filippo Sensi, Dario Parrini, Valeria Valente, Simona Malpezzi, Pier Ferdinando Casini e Tatiana Rojc al Senato. A loro si aggiunge l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso che non ha votato né la risoluzione dem né le altre. Il timore è che tutto ciò sia il risultato di mal di pancia interni al partito che potrebbero deflagrare con l’avvicinarsi delle elezioni Europee.

La rabbia è ancora palpabile. In particolare i senatori ribelli lamentano di non aver avuto neanche un momento di confronto, a differenza di Montecitorio dove invece i deputati, seppur in un’assemblea dai toni molto animati, hanno discusso della questione Ucraina. E poi ancora, chi mercoledì ha votato con la maggioranza tiene il punto, anche con toni di sfida: «Perché i vertici del partito non spiegano il motivo per cui hanno cambiato posizione sull’Ucraina rispetto a un anno fa e si sono astenuti sulla risoluzione del governo?». Una provocazione che infastidisce chi è vicino alla segretaria, nell’occhio del ciclone in vista delle elezioni di giugno.

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