R.Kelly condannato a 30 anni per abusi sessuali

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R. Kelly, star dell’R&B americano, è stato condannato a 30 anni di prigione per abusi e sfruttamento sessuale. La sentenza è stata resa nota in un tribunale di Brooklyn quasi un anno dopo che il cantante, famoso soprattutto per la canzone I believe I can fly del 1996, era stato riconosciuto colpevole di aver guidato per oltre vent’anni un’organizzazione criminale a Chicago che reclutava le donne, giovani afroamericane anche minorenni, per sottoporle ad abusi sessuali e psicologici.

Durante il processo, che si è tenuto a New York, sono stati coinvolti in totale 45 testimoni. Le testimonianze più cruciali però sono state quelle delle undici persone – nove donne e due uomini – che avevano accusato Kelly, e che hanno testimoniato contro di lui descrivendo numerosi episodi di violenza, minacce e abusi, molti dei quali avvenuti quando loro erano minorenni.

(ansa)

I precedenti

Secondo l’accusa, per più di dieci anni Kelly avrebbe sfruttato la sua fama per attrarre giovani donne e ragazze minorenni interessate a una carriera nella musica per poi sottoporle a gravi abusi fisici, psicologici e sessuali.

R.Kelly è stato accusato anche di associazione a delinquere: l’accusa infatti ha sostenuto che l’insieme di manager e assistenti che aiutavano Kelly a incontrare le ragazze (e poi a far sì che continuassero a rimanere sotto il suo controllo, obbedendogli senza parlare con nessuno di quello che subivano) costituisse di fatto un’organizzazione criminale. Già nel 2000 l’artista era finito sotto accusa per presunti reati sessuali grazie a una prima inchiesta del Chicago Sun-Times. Anche prima di allora, però, Kelly era stato formalmente accusato di aver fatto sesso con ragazze minorenni, risolvendo le cause legali con dei risarcimenti.

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