Roma 1944: le Fosse Ardeatine e la Liberazione ottant’anni dopo. Il libro

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Roma, 1944. Settantadue giorni, è quasi finita. Ma sono uno più lungo dell’altro. La città è stremata dalle sofferenze. Il sentimento popolare segue il corso degli eventi. Nei 72 giorni finali cambia tutto. Prima il terrore e l’orrore, poi l’incredulità e la gioia. Rovesci dell’animo rinchiusi in due date: il 24 marzo del 1944 l’eccidio delle Fosse Ardeatine, il 4 giugno successivo la Liberazione della città dai nazifascisti con l’arrivo delle truppe americane guidate dal generale Clark, che misero fine a nove mesi di durissima occupazione tedesca.

Fosse Ardeatine, una lunga fila di civili rastrellati subito dopo l'attentato partigiano di via Rasella

Lucidi assassini con le loro milizie nazifasciste abbandonarono precipitosamente la Capitale dopo ogni genere di brutalità e sevizie. Ottant’anni dopo c’è ancora chi vorrebbe dimenticare o allontanare da sé i volti di quei 335 civili e militari uccisi, antifascisti, ebrei, detenuti comuni. Quei martiri che con il loro sacrificio costruirono la nostra libertà e democrazia. Ancora oggi, come se il passato non avesse insegnato nulla, c’è chi prova a dare una interpretazione diversa e falsa del massacro, una lettura che prepara la strada alla rimozione, al congelamento nella storia remota di una tragedia, che invece parla più che mai al presente.

Roma 1944, il punto d’incontro fra la Storia e la cronaca di tutti i giorni

“Repubblica” no, non dimentica. Raccontiamo quegli eventi drammatici in un libro emozionante e intenso, dal titolo “Roma 1944”. Un testo imperdibile di 240 pagine, ricco di fotografie, analisi, testimonianze. Un volume a cura di chi scrive — nella veste di responsabile dei libri nelle redazioni locali di “Repubblica” — insieme con Conchita Sannino.Trovate il libro in edicola sabato 23 marzo, in omaggio con il nostro giornale.

Gli studenti al museo di via Tasso: “E’ come toccare l’orrore con mano”

L’opera — realizzata in collaborazione con il Comune di Roma — nasce dall’incontro di “Repubblica” con i familiari delle vittime delle stragi nazifasciste, riuniti nell’associazione Anfim guidata da Francesco Albertelli. “Roma 1944” è un racconto a più voci, un saggio storico. È la cronaca di quei 72 giorni documentati nei filmati dell’Istituto Luce. Il cuore del libro, imperniato sui saggi degli storici dell’università La Sapienza, Umberto Gentiloni, Lidia Piccioni e Alessandro Portelli, sono i racconti degli ultimi testimoni viventi, i figli dei caduti alle Ardeatine, ricordi mai prima d’ora affiorati con tanta intensità.

Quegli ex bambini ormai anziani si chiamano Francesca Galafati, Vittoria Elena, Claudio Fano, Paolo Pierantoni, Irma Prosperi, Venanzio Ricci. Donne e uomini ancora scossi dalle lacrime al solo rievocare il sacrificio dei padri, eppure composti e dignitosi. D’istinto viene da abbracciarli, per quanto hanno sofferto. Nel volume, accanto a queste testimonianze raccolte dall’Anfim e condivise con “Repubblica”, ci sono i giovani di oggi, le voci degli studenti in visita nel Museo della Liberazione. E ancora. Il racconto di Corrado Augias che bambino, insieme al padre, assiste all’arrivo degli americani nel 1944. I testi di Cristina Comencini e Ascanio Celestini. Le analisi delle firme di “Repubblica” a partire dalla prefazione del direttore Maurizio Molinari, con il saluto del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Scrivono Miguel Gotor, Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, e Roberto Balzani, direttore del Museo di via Tasso; Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, e Isabella Insolvibile; Gian Luca Naso racconta le storie degli eroici tramvieri dell’Atac. L’ex ministro Paola Severino ricorda quando fu avvocato di parte civile al processo contro lo sterminatore Erich Priebke, resposabile del massacro ordinato da Herbert Kappler. L’epilogo è di Ezio Mauro con l’indimenticabile reportage sulla tomba segreta di Priebke.

Ma soprattutto ci sono loro, i figli dei martiri delle Ardeatine. Ascoltandoli torna la città delle atrocità e dei lutti, della fame e della miseria più nera, dei gesti d’altruismo e delle delazioni, delle vite sacrificate in nome degli ideali. Rivedi quella Roma antifascista, qui, ora, al suono delle voci di chi ricorda. Negli occhi stanchi scopri i bambini di un tempo. Quelli che videro gli sterminatori piombare all’improvviso nelle loro case dopo l’attentato partigiano di via Rasella, urlare frasi di morte come il latrato di un branco, portare via per sempre i padri tanto amati, i fratelli, i nonni. Per trascinarli lì, nelle Cave. Un colpo secco alla nuca. Da quel giorno la vita dei sopravvissuti non è più vita. Dobbiamo essere riconoscenti all’eredità umana di chi consegna per sempre la vittime delle Ardeatine alla nostra democrazia. “Baciami pupa” si legge su un bigliettino, il pensiero di un giovane padre per la figlia neonata. “Arrivederci in Paradiso”, scrive un padre alla figlia. No, “Repubblica” non dimentica. Roma 1944. L’Italia antifascista di ieri e di oggi.

L’appuntamento in Campidoglio con Molinari e Gualtieri

Saranno presenti gli studenti delle scuole, le associazioni, i parenti delle vittime, mercoledì 20 marzo quando nella sala Protomoteca del Campidoglio alle 11 sarà presentato il libro “Roma 1944”.

Un racconto a più voci fatto di testimonianze, fotografie, analisi racchiuse in 240 pagine curate da La Repubblica per non dimenticare l’eccidio delle Fosse Ardeatine, dove il 24 marzo 1944 vennero uccise dai nazifascisti 335 persone, civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni.

Ne parleranno il direttore Maurizio Molinari e il sindaco Roberto Gualtieri. Con loro anche Francesco Albertelli, presidente dell’Associazione nazione famiglie italiane martiri (Anfim), nipote del partigiano Pilo Albertelli, vittima della strage.

Il libro sarà distribuito gratuitamente in edicola da sabato 23 marzo e racconta anche dei settantadue giorni successivi che portano al 4 giugno, giorno della Liberazione di Roma dai nazifascisti con l’arrivo delle truppe americane guidate dal generale Clark, che misero fine a nove mesi di durissima occupazione tedesca.

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