Scarlett Johansson fa causa a un’app: aveva clonato la sua immagine con l’intelligenza artificiale

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Scarlett Johansson non ci sta e fa causa a un app che, in uno spot pubblicitario, ha clonato le sue fattezze con l’intelligenza artificiale.

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Lo spot di 22 secondi era stato postato su X dal profilo dell’app ‘Lisa AI: 90’s Yearbook & Avatar’, ideata proprio per creare immagini grazie a sofisticati algoritmi e confondere lo spettatore sulla realtà o meno della persona raffigurata. Il nome e l’immagine di Scarlett Johansson, però, erano stati usati a scopo promozionale a sua insaputa: “Non prendiamo queste cose alla leggera e affronteremo il problema con tutti gli strumenti legali a nostra disposizione”, ha detto a Variety Kevin Yorn, l’avvocato dell’attrice nota per film come Match Point, Black Widow o l’ultimo film di Wes Anderson, Asteroid City. Dopo l’ingiunzione lo spot è stato ritirato dalla circolazione.

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Johansson ha scelto di dare un chiaro segnale denunciando l’accaduto alla magistratura, proprio nel periodo in cui gli attori di Hollywood del sindacato SAG-Aftra, di cui la stessa attrice fa parte, sono in sciopero per chiedere che venga regolamentato l’uso dell’intelligenza artificiale nell’ambito cinematografico. Lo sciopero, iniziato lo scorso luglio, sembra essere in questi giorni vicino a un punto di svolta, dopo mesi di tentativi di negoziazione fra attori e produttori.

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Non è la prima volta che Johansson denuncia l’uso della sua immagine senza consenso: nel 2018 l’attrice americana aveva scoperto che il suo volto era stato applicato su corpi di altre donne in video pornografici. “Non c’è nulla che possa fermare qualcuno che fa il taglia e incolla della mia immagine o di quella di chiunque altro su un corpo diverso”, aveva detto allora al Washington Post, “Internet è un abisso senza regole e le leggi Usa si applicano solo qui”.

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Anche altre celebrities sono state vittima degli algoritmi, come l’attore Tom Hanks, la cui immagine era stata clonata senza consenso per pubblicizzare un’assicurazione medica, mentre la comica Sarah Silverman ha fatto di recente causa a Meta e a ChatGPT, il programma sviluppato da OpenAI, per aver violato il copyright usando modelli di intelligenza artificiale addestrati sul suo lavoro.

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