Storia di Zirkzee, il centravanti con l’animo zen

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Il suo cognome è cacofonico come un codice fiscale, ma il suo talento è pura armonia. Joshua Zirkzee, 22 anni, olandese a cui il Bayern ha fatto fatica a rinunciare (i bavaresi lo acquistarono 17enne e conservano su di lui ancora un’opzione, ma costosa: 40 milioni per riaverlo), sta deliziando e impreziosendo il Bologna di Thiago Motta, profeta del calcio fluido. Ovvero dell’evoluzione del calcio totale, dove ognuno deve essere in grado di abitare consapevolmente ogni zona del campo e reggere il palleggio collettivo. Musica per le orecchie di Zirkzee, che muove la palla con la stessa padronanza con cui i comuni mortali usano le mani. La prende e ne fa quello che vuole. Contro il Sassuolo ha addomesticato un lancio da 40 metri con la stessa naturalezza con cui al bancone si riceve un bicchiere dal barman. Poi in corsa ha evitato il portiere e appoggiato in porta, che tanto sul primo controllo era già andato ben oltre metà dell’opera.

Il gol realizzato da Zirkzee contro il Sassuolo

L’anno scorso giocò poco, a sprazzi e soprattutto all’ombra di Marko Arnautovic. Simili solo per stazza – appena oltre il metro e 90 e gli 80 kg entrambi – ma opposti nell’interpretazione del ruolo. Arnautovic, pur dotato di qualità, faceva pesare tutti i suoi centimetri e i suoi chili. Zirkzee invece il suo fisico statuario non vorrebbe nemmeno usarlo, sentendosi come una farfalla nel corpo di un bisonte. Nella sua prima stagione in rossoblù, a fianco dell’austriaco, danzava sui palloni e dispensava tocchi deliziosi. Ma quando c’era da stringere evaporava nella nuvola del suo talento. Ora invece, obbligato alla fatica di essere il riferimento in attacco, incassa colpi e non fa una piega.

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Mestiere durissimo, in tempi in cui vengono sanzionate anche le spinte vigorose in mezzo al campo, ma sul centravanti che riceve spalle alla porta viene consentita ogni tipo di randellata che lo stopper di turno ha in armamentario. O si ha il fisico di Lukaku, o l’animo zen di Zirkzee. “E’ il nostro leader, non sente mai il peso della frustrazione”, ha sentenziato Motta, uomo di pochissime parole ma dalle idee molto chiare.

Il gol di Zirkzee contro l'Inter a San Siro

E in effetti Zirkzee gioca col sorriso, in un mondo tutto suo e soprattutto imponendo a tutti i propri tempi di gioco. Caratteristica che è solo degli illuminati. Il gol del 2-2 segnato al Meazza contro l’Inter, è il manifesto del suo calcio. Ha portato palla con grazia e rapidità fino a ridosso dell’area, e anziché scaricarla a destra o sinistra come la difesa nerazzurra si attendeva, l’ha colpita verso un pertugio che solo lui aveva visto. Un colpo da biliardo, ma con la stecca. Pallone in buca spiazzando tutti, compagni inclusi, accorsi per aiutarlo e ritrovatisi a inseguirlo per abbracciarlo. Tutto il suo talento si tramuta in incanto quando si trova a giocare nello stretto. Dategli una zolla e scaraventategli addosso un pallone velenoso, state certi che lui lo renderà morbido e mansueto. Per cifra qualitativa, potrebbe giocare in una squadra di Guardiola. Ma numeri alla mano, è questa la stagione in cui dovrà far pesare tutto il suo talento.

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Fin qui, quattro gol e due assist. E decine di giocate sublimi. A Firenze, pur nella sconfitta, è stato di gran lunga il migliore in campo e le pagelle di tutti gli inviati lo hanno messo sul podio. Di sé ha raccontato molto poco. “Da piccolo giocavo in strada – ha detto – e dovevo stare attento a non cadere, altrimenti mia mamma si arrabbiava”. E in effetti, a vederlo slalomare tra gli avversari con velocità e eleganza, si capisce che la lotta dura per strappare il pallone a tutti i costi, non è il suo pane. Gli amanti dei paragoni – cioè tutti noi -, faticano a trovare spunti. E oltre ai riccioli di Alvaro Chiorri – talentuosa ala sinistra della Cremonese di un tempo – è difficile andare. Un nove e mezzo, si è detto. Come lo si diceva di Laudrup. Ma sono diversi. Soprattutto adesso che Zirkzee è diventato a tutti gli effetti un centravanti. Ma davvero molto atipico. Talmente atipico, da non avere nemmeno un tatuaggio. Una perla rara.

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