Stupri, furti e omicidi: i detenuti graziati da Putin e mandati al fronte ora terrorizzano le città russe

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LONDRA – Nel 2020 un ex-detenuto russo, già condannato per rapina, furto d’auto e rissa, litigò con una donna con cui era uscito a bere e la uccise con quattro coltellate. Il tribunale della Yakuzia, la regione dell’estremo Nord siberiano dove è avvenuto il delitto, lo condannò a 11 anni di prigione in un carcere di massima sicurezza. Quando i mercenari del Gruppo Wagner gli offrirono la cancellazione della pena in cambio di sei mesi di combattimento nella guerra in Ucraina, Viktor Savvinon pensò di avere vinto la lotteria e accettò con entusiasmo.

Nel febbraio scorso, completato il periodo sotto le armi, è tornato al suo villaggio in Siberia. Una sera, dopo essersi aggirato ubriaco per le strade, lamentandosi che i suoi concittadini non mostravano sufficiente rispetto a un veterano di guerra, ha assassinato due persone: un compagno di sbronze, con una sbarra di metallo, e sua zia, spaccandole la testa con una scure, per poi bruciarle la casa.

Circa 50 mila criminali hanno usufruito della stessa offerta di libertà in cambio di arruolarsi per il conflitto in Ucraina, annunciata da Vladimir Putin dopo i primi mesi del conflitto allo scopo di rafforzare il numero dei soldati impegnati nell’invasione, senza dover ricorrere a una mobilitazione generale di tutta la popolazione adulta della Russia che sarebbe risultata impopolare. Molti di quei carcerati, secondo dati e testimonianze raccolti dal New York Times e dalla Bbc, hanno commesso di nuovo dei crimini una volta terminati i sei mesi in uniforme ed essere tornati alla vita civile, spesso sentendosi intoccabili in virtù dello status acquisito nella pur breve difesa della patria.

Le cifre complete sulla recidività dei prigionieri rilasciati nell’ambito del progetto non sono note, perché il governo russo limita le informazioni che possono mettere la guerra in Ucraina in cattiva luce. Un rapporto del sito indipendente russo Vertska, tuttavia, ha riscontrato nel 2023 almeno 190 casi giudiziari contro ex-detenuti reclutati dalla Wagner, inclusi 20 processi per omicidio o tentato omicidio e altri per stupro, rapina, traffico di droga. Gli esempi riportati sono impressionanti.

A Chita, una città russa vicino al confine con la Mongolia, un uomo condannato nel 2020 per avere strangolato e fatto a pezzi una ragazza di 18 anni, poi rilasciato e arruolato dal Gruppo Wagner, è stato condannato il mese scorso a 14 anni di carcere per avere strangolato una prostituta 22enne. A Novosibirsk, in Siberia, un ex-mercenario della Wagner, in precedenza condannato a 15 anni per furto e frode, è stato condannato in febbraio a 17 anni di prigione per lo stupro di due scolare di 10 e 12 anni. A Krasnodar, nel sud-ovest della Russia, la primavera scorsa un giovane padre di famiglia si è fermato di notte sul ciglio della strada per cambiare una ruota forata alla macchina: è stato assalito, derubato e ucciso a coltellate da una gang di rapinatori, il cui capo era in galera per una sentenza a 18 anni per una simile aggressione di automobilisti quando è stato liberato per andare a combattere in Ucraina.

Secondo fonti della Bbc, l’imbarazzo creato da episodi del genere ha spinto il governo russo a modificare l’iniziativa. Il periodo obbligatorio di servizio militare in Ucraina per gli ex-detenuti è stato esteso da sei mesi a un anno e di fatto viene poi rinnovato automaticamente: in pratica devono restare al fronte fino alla fine del conflitto. Inoltre, non dipendono più dal Gruppo Wagner, che è stato dissolto dal Cremlino dopo il golpe tentato e fallito nell’estate 2023 dal suo leader, Evghenij Prigozhin, ex-alleato di Putin, e i mercenari che ne facevano parte sono ora inseriti, se vogliono continuare nello stesso ruolo, nelle forze armate russe.

Gli ex-carcerati non ricevono dunque più il lauto salario pari a 2 mila dollari al mese, una somma cospicua per gli standard di vita russi, che era pagato loro dalla Wagner. Inseriti in un battaglione speciale chiamato Storm V, schierato sulla linea del fronte e usato di sovente come “carne da cannone”, quando firmano per uscire di prigione vengono avvertiti: “Tieniti pronto a morire”. Il cambiamento politicamente più significativo è che, quando possono tornare alla vita civile, il perdono per i crimini commessi in precedenza non viene più elargito da Putin con un decreto presidenziale, bensì da una apposita legge del parlamento di Mosca, in modo che il capo del Cremlino non risulti direttamente responsabile se tornano a commettere reati. Resta il fatto che, secondo l’inchiesta del quotidiano newyorchese, 15 mila ex-detenuti arruolati in Ucraina sono già stati rilasciati durante il controverso programma. Criminali liberati in cambio di pochi mesi di guerra, che adesso possono tornare a uccidere, violentare, rapinare, nelle strade delle città russe.

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