Su e giù con l’autista da Roma. Marsilio, governatore pendolare

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L’Aquila — «E vola vola vola vola e vola lu pavone, si tiè lu core bbone mo fammece arpruvà». Accusato di essere un romano paracadutato in Abruzzo perché amico di Giorgia Meloni, l’unico governatore pendolare nella storia d’Italia, presidente all’Aquila ma residente nella Capitale, Marco Marsilio le sta provando tutte per farsi perdonare la sua estraneità. E così l’altro giorno si è messo a cantare Vola vola lu cardillo.

A sinistra non gli scontano l’accento romanesco, la guasconeria meloniana, lo stile «e fattela na risata», le foto con le caprette, da ciclista, i selfie da piacione sul lungomare di Pescara, le abbuffate di arrosticini, l’aver detto che l’Abruzzo si affaccia su tre mari «compreso lo Ionio», le sgrammaticature regionali, «questa è una decisione tutta marsicanese», e le pose vagamente ducesche. Infatti si è fatto riprendere in costume mentre si tuffa nella piscina Le Naiadi, a Pescara, tre giorni dopo l’hanno chiusa per irregolarità, e quindi ora circolano video e meme con la voce di Fantozzi.

Lo chiamano il governatore in vacanza. «Ogni volta che può, da cinque anni, un autista pagato con soldi pubblici lo va a prendere a Roma, e poi lo riporta a casa. Quanti chilometri ha macinato a nostre spese?», si chiede il consigliere regionale pd Pierpaolo Pietrucci. «Lo rivendica come una cosa normale, non gli crea alcun problema, è come se dicesse, faccio come mi pare, non me ne frega niente di voi, è come il marchese del Grillo», rincara un altro consigliere, Sandro Mariani.

Con Repubblica Marsilio si è giustificato di avere preso la casa dei «suoi sogni» a Chieti, ma quando si trova a Pescara o all’Aquila, per le riunioni di giunta o di consiglio, dorme in albergo, e poi, a notte fonda, se ne torna nella Capitale, «per dare il bacio della buonanotte a mia moglie e a mia figlia». «Non vive il territorio, non sa nulla di noi, e infatti i risultati si sono visti», scandisce il senatore democratico Michel Fina. «Marsilio è il nostro miglior alleato, è agli ultimi posti nella classifica di gradimento dei governatori, è un altro Truzzu». Il candidato della destra, tifosissimo juventino, al Corriere ha paragonato il centrosinistra al Frosinone. Morale: si sono incazzati pure in Ciociaria. Il centrosinistra, che sente odore di rimonta, sta costruendo la sua campagna sul campanile. Funzionerà?

Cinque anni fa Marsilio, 55 anni, figlio di Colle Oppio, era un illustre sconosciuto per gli abruzzesi, scelto solo per non fare ombra al sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, eppure vinse contro una riserva della Repubblica come Giovanni Legnini. Fu la Lega — nel 2019 Matteo Salvini sembrava il salvatore dell’Italia — a trainarlo. In cinque anni Marsilio l’ha svuotata. E oggi resta il favorito, l’uomo da battere, anche se il suo slogan suona “Il governo che fa bene all’Abruzzo”. E così sempre a Giorgia Meloni si torna. Oggi pomeriggio, a Pescara, la premier comizierà in piazza per lui, insieme agli altri due tenori, Salvini e Tajani. «Loro sono molto nervosi, noi molto entusiasti», giura Fina. Un mese fa l’Abruzzo era dato per perso nel centrosinistra, nonostante per una volta i progressisti si siano uniti tutti dietro Luciano D’Amico, di Torricella Peligna, il paese di John Fante, «Luciano, lui sì un vero figlio dell’Abruzzo», assicura Fina. «Vola vola vola…»

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