Terzo polo, sipario con stracci. Renzi: “Carfagna sia la leader”

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“Quando Carlo Calenda aveva bisogno, gli andava bene tutto. Oggi insulta per paura di perdere il congresso. Tutto è saltato quando Luigi Marattin ha annunciato che si sarebbe candidato al congresso contro di lui. Ma il progetto Terzo polo va avanti: è maturo il tempo di una leadership femminile, dopo Meloni e Schlein. Dobbiamo fare un passo indietro entrambi, io e Calenda, e lasciare spazio a una candidatura femminile”. Matteo Renzi parla con i suoi al telefono e annuncia la sua nuova strategia dopo che con il leader di Azione ormai volano gli stracci: puntare su una donna per mettere Calenda del tutto fuori dai giochi. E in Italia viva si fa il nome di Mara Carfagna come possibile colpo di teatro per tenere in vita il progetto terzopolista e smontare il giocattolo di Azione.

Una strategia, quella di Renzi, illustrata ai suoi alla fine di una giornata di insulti con l’ex ministro.

Calenda ieri mattina ha prima invitato i componenti del suo partito al silenzio stampa per abbassare la tensione, poi proprio il leader di Azione ha colpito Renzi nel suo punto più debole: i rapporti da conferenziere ben retribuito a Riad con Mohammad bin Salman, accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi. “Mi si accusa di assenze in Senato, ma quando non c’ero facevo iniziative per Azione e Italia viva, non ero a Miami con il genero di Donald Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Kashoggi”, scrive Calenda in un tweet per rispondere al tesoriere di Iv Francesco Bonifazi.

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Il segno è stato superato e la frattura tra i due leader nel campo del Terzo polo è ormai insanabile. Calenda ha deciso di “mettere in chiaro le responsabilità del fallimento del partito unico, dopo essermi impegnato sette giorni su sette per creare il vero Terzo polo”, dicono da Azione.
Da qui una serie di tweet al veleno contro l’ex alleato: “Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia, rinvii a giudizio e condanne pur avendo ruoli di responsabilità – scrive – non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri. Non ho preso finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del Consiglio superiore della magistratura. Ho rotto con il Partito democratico quando ha tradito la parola alleandosi con Conte e il Movimento 5 stelle. Ho rotto con Enrico Letta quando ha trasformato l’agenda Draghi in quella Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Luigi Di Maio. Non sono caduto nella fregatura di Renzi e Boschi sul finto partito unico”.

Renzi legge incredulo questi attacchi a mezzo social e ribatte a modo suo: “In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici. Tuttavia io non replico. Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro”.

A questo punto il senatore rilancia il congresso di Italia viva nel marzo del 2024 e chiude quindi a qualsiasi possibile intesa con Azione. Ma con la mossa di lanciare Mara Carfagna come possibile leader del Terzo polo prova a piazzare una mina dentro il partito di Calenda. L’ex ministra potrebbe diventare il volto di un partito moderato che guarderebbe verso il centrodestra: prendendosi anche le spoglie di Forza Italia.

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