Testamento Berlusconi: tutte le incognite sulla spartizione dell’impero

Pubblicità
Pubblicità

MILANO – L’apertura del testamento di Silvio Berlusconi è questione di giorni, poi il notaio Arrigo Roveda dello studio Rlcd di via Mario Pagano a Milano leggerà ai eredi quali sono le disposizioni del padre su un patrimonio che secondo Forbes ammonta a 6,4 miliardi ma che altri indicano in circa 4 miliardi. Il valore preciso dell’asse ereditario non sarà così semplice da definire poiché bisogna prendere come riferimento la data del decesso, e poi un conto sono i valori ai fini della dichiarazione fiscale e un altro sono quelli per calcolare se i rapporti tra i vari eredi sono rispettati. Questo secondo calcolo si fa ai valori di mercato al momento del decesso. La Fininvest, che è la holding di controllo della famiglia, per esempio non è quotata in Borsa ma ha tra le sue partecipazioni società quotate come MediaForEurope, Mondadori e Mediolanum, e società non quotate come l’immobiliare Dolcedrago e il Teatro Manzoni.

Avendo cinque figli ma non avendo un coniuge, scegliendo la successione testamentaria Silvio Berlusconi ha avuto la possibilità di destinare un terzo del suo patrimonio a chi vuole (quota disponibile) mentre i due terzi devono essere attribuiti ai figli. Dunque la prima novità che uscirà dal testamento sarà quella che riguarda i beneficiari della quota disponibile, tra cui potrebbe esserci la compagna Marta Fascina, ma anche manager o amici consolidati nel tempo come Fedele Confalonieri, Adriano Galliani, Marcello Dell’Utri e via dicendo.

Mediaset diventa una preda: il futuro tra Vivendi e Telecom

L’assegnazione della quota disponibile potrebbe avere effetti importanti sul controllo delle principali società del gruppo, cioé Mfe, Mondadori e Mediolanum. Tanto per dare un’idea delle cifre in ballo il 50% di Mfe posseduto da Fininvest vale 850 milioni, il 53% di Mondadori 264 milioni e il 30% di Mediolanum 1,85 miliardi. Silvio Berlusconi, al momento della sua scomparsa, era in possesso del 61,2% delle azioni Fininvest avendo già distribuito ai figli il resto del capitale, il 7,65% a testa a Marina e Pier Silvio e il 21% ai tre figli di secondo letto, Barbara, Eleonora e Luigi. Quindi al momento la situazione economica e dei diritti di voto è in perfetto equilibrio tra i figli anche se Marina presiede la Fininvest e guida la Mondadori e Pier Silvio è il ceo di Mfe, mentre gli altri tre figli non occupano posizioni nelle aziende partecipate. Guardando ai valori in gioco sarebbe facile dire adesso che sarebbe proporzionato e conforme alla legge lasciare a Marina e Pier Silvio le quota in Mondadori e Mfe (valore circa 560 milioni a testa) e il 30% di Mediolanum a Barbara, Eleonora e Luigi (616 milioni a testa) compensando con qualche altro bene le piccole differenze. Ma ciò vorrebbe dire fare una scissione di Fininvest, società  all’interno della quale ci sono debiti e liquidità oltre a tutte le altre partecipazioni, per cui la situazione si complicherebbe. La sola Villa Certosa a Porto Rotondo è valutata a bilancio circa 250 milioni ma il suo valore di mercato potrebbe essere molto più alto visto che qualche anno fa si rumoreggiava di una proposta da 500 milioni di un esponente della famiglia reale saudita.

Cairo sogna Mediaset con Rcs ma trova il muro di Pier Silvio

In definitiva è difficile fare previsioni precise su come Silvio Berlusconi ha deciso di lasciare il suo patrimonio agli eredi, agli amici, alla compagna, ai manager. Si parla di un patrimonio di almeno 4 miliardi che può salire fino a 6 a seconda delle valutazioni intrinseche e su cui le imposte di successione peseranno da un minimo del 4 a un massimo dell’8%, essendo state abbassate proprio da Berlusconi quando era al governo. In Francia, in Gran Bretagna, in Germani e in Spagna sono molto più alte e arrivano a superare il 40%, qua invece gli eredi se la caveranno con molto meno.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *